di Jack Khoury e Reuters,
Haaretz, 8 gennaio 2023.
Il permesso di viaggio consente ai funzionari palestinesi che lo possiedono di viaggiare liberamente dentro e fuori la Cisgiordania e di ridurre i lunghi tempi di attesa ai posti di blocco.
Israele ha revocato domenica il permesso di viaggio del ministro degli Esteri dell’Autorità Palestinese (AP), Riyadh al-Maliki, limitando in modo significativo la sua libertà di movimento, come misura punitiva nei confronti dei palestinesi che hanno richiesto al massimo organo giudiziario dell’ONU di pronunciarsi sull’occupazione israeliana
Il ministero degli Esteri palestinese ha dichiarato che al-Maliki è stato informato che il suo permesso non era più valido dopo essere rientrato in Cisgiordania al termine di una visita diplomatica in Brasile. Il ministro degli Esteri è stato trattenuto per 30 minuti dalle guardie di frontiera israeliane.
Il consigliere politico di al-Maliki, Ahmed Al-Deek, ha dichiarato ad Haaretz che la revoca del certificato è una “palese violazione degli accordi tra Israele e l’Autorità [Palestinese] ed ha lo scopo di dimostrare che Israele è la forza sovrana e controlla l’occupazione”, aggiungendo che il piano d’azione dell’Autorità Palestinese e di al-Maliki non sarà influenzato dalla mossa, anche se dovrà affrontare ostacoli ai posti di blocco.
“Il ministro degli Esteri continuerà il suo lavoro e le sue attività diplomatiche con o senza il permesso”, ha detto Al-Deek.
L’AP ha condannato la mossa, affermando che “Israele è quello che dovrebbe essere punito per aver violato il diritto internazionale”.
Israele aveva precedentemente confiscato la carta VIP di Maliki nel 2021, dopo il suo ritorno da una riunione della Corte Penale Internazionale. Non è al momento chiaro quando e perché la carta sia stata ripristinata.
L’incidente di domenica arriva dopo che venerdì Israele ha imposto una serie di sanzioni all’Autorità Palestinese, dopo i passi compiuti da quest’ultima alle Nazioni Unite per promuovere un’indagine dell’Aia sulla pluriennale occupazione dei territori palestinesi da parte di Israele.
Le ultime violazioni imputate a Israele includono il blocco di un piano di costruzione palestinese nell’Area C della Cisgiordania, dove Israele mantiene l’autorità di sicurezza e l’autorità civile, e il congelamento di circa 139 milioni di shekel (circa 39 milioni di dollari) di fondi dell’Autorità Palestinese.
Nella decisione del gabinetto israeliano di venerdì, è stato dichiarato che “l’attuale governo non accoglierà a braccia aperte la guerra politica e legale dell’Autorità Palestinese contro lo Stato di Israele e risponderà come necessario”.
Un portavoce del Ministero della Difesa israeliano, che amministra la Cisgiordania, ha confermato domenica la mossa, definendola parte dell’attuazione di una decisione del governo presa venerdì.
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
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