Le probabilità che un soldato israeliano violento venga condannato? Meno dell’1 per cento

di Dan Owen,

+972 Magazine, 29 dicembre 2022. 

Nuovi dati mostrano come il meccanismo per denunciare le illegalità dell’esercito israeliano serva per dargli una facciata di responsabilità nel caso di soldati che fanno violenza ai palestinesi.

Agenti della Polizia di Frontiera israeliana arrestano violentemente un manifestante palestinese durante gli scontri tra le forze israeliane e i manifestanti palestinesi a nord di Ramallah, vicino al checkpoint di Beit El, Cisgiordania occupata, 22 dicembre 2017. (Oren Ziv/Activestills)

I politici e i giuristi israeliani descrivono spesso il sistema legale israeliano come un “giubbotto antiproiettile” che protegge Israele da interventi legali stranieri. Rifiutando un’indagine della Corte Penale Internazionale per le accuse di crimini di guerra israeliani, sostengono che, in base allo Statuto di Roma, la volontà di Israele di indagare sui propri crimini – ciò che è noto come “complementarietà” – gli consente di rimanere al di fuori della giurisdizione dei tribunali internazionali.

Per mantenere l’illusione di avere un sistema giudiziario capace di indagare da solo sulle accuse di crimini di guerra, Israele ha bisogno di prove che dimostrino la sua adesione al modello dello Stato di diritto. Così come l’espansionismo coloniale israeliano richiede di tanto in tanto l’evacuazione di qualche precario avamposto per giustificare legalmente gli altri e ben più numerosi insediamenti israeliani, allo stesso modo la legge militare ha bisogno di presentare esempi di presunte indagini e azioni penali nei confronti di soldati che danneggiano i palestinesi. In questo senso, il procuratore capo dell’esercito israeliano deve esaminare le denunce, aprire indagini di tanto in tanto e, in rare occasioni, perseguire i soldati che fanno del male ai palestinesi.

Ma questa farsa va in frantumi al confronto coi numeri. La stragrande maggioranza delle denunce riguardanti soldati che danneggiano i palestinesi viene archiviata, la maggior parte delle indagini viene chiusa e, nei rari casi in cui i soldati vengono processati, ricevono sentenze assai clementi. In questo senso, l’esistenza di un sistema legale di applicazione della legge militare israeliana non è altro che una finzione, il cui scopo è quello di ingannare la comunità internazionale per permettere i crimini commessi grazie all’occupazione prolungata di Israele e che ne sono un risultato inevitabile.

Il nuovo governo israeliano cercherà di indebolire questo sistema legale “a prova di proiettile”, promuovendo, tra le altre misure, leggi che garantiscono l’immunità ai soldati. Questo nuovo indirizzo minerà ulteriormente la facciata, per quanto debole, che ha permesso a Israele di rivendicare la sua immunità dall’intervento dei tribunali internazionali. Se i giuristi e i funzionari israeliani esprimono sconcerto per la minaccia della destra al sistema giudiziario israeliano, preoccupandosi per la democrazia e lo Stato di diritto, la paura dell’intervento dei tribunali internazionali è certamente un fattore cruciale nella loro isteria.

I palestinesi denunciano l’inazione della comunità internazionale durante una protesta che commemora la Giornata della Terra nel villaggio di Bil’in, vicino a Ramallah, nella Cisgiordania occupata, il 1° aprile 2022. Durante la protesta, i soldati israeliani hanno sparato e ferito un palestinese con un proiettile da 0,22 pollici (“two-two” bullet). (Oren Ziv)

Nonostante i piani della destra per indebolire il sistema giudiziario, e nonostante la vigorosa difesa del centro-sinistra, l’attuale sistema giudiziario israeliano difficilmente fornisce giustizia così com’è strutturato. Yesh Din, un’organizzazione che documenta e pubblica dati sulle violazioni dei diritti umani nei Territori Palestinesi occupati, ha effettuato un’analisi statistica del sistema di applicazione della legge militare dal 2017 al 2021 che dimostra come, anche senza una legge che garantisca loro l’immunità ufficiale, i soldati israeliani godano di un’impunità quasi totale quando fanno del male ai palestinesi. Inoltre, gli alti ufficiali, i funzionari e i decisori israeliani – coloro che rafforzano e mantengono l’apartheid israeliana e che sono responsabili del furto di terra, coloro che hanno progettato e difendono le politiche criminali di bombardamento dei quartieri residenziali, le poco applicate regole di ingaggio e l’uccisione dei manifestanti – tutti costoro, ai sensi della legge israeliana, sono attualmente esenti da responsabilità per sospetti crimini di guerra.

Svelare la facciata

I dati forniti dall’esercito a Yesh Din svelano la facciata: tra il 2017 e il 2021, sono state presentate all’esercito israeliano un totale di 1.260 denunce per reati commessi dai soldati contro i palestinesi o le loro proprietà, di cui almeno 409 riguardavano soldati che hanno ucciso palestinesi. Questo include 237 civili uccisi dai soldati durante le proteste della Grande Marcia del Ritorno a Gaza nel 2018-19, 84 casi di uccisioni e ferimenti di palestinesi durante l’assalto militare a Gaza nel maggio 2021, e altri 939 casi di uccisioni, ferimenti e reati contro la proprietà commessi dalle forze di sicurezza israeliane nei Territori Palestinesi Occupati. (Queste cifre fornite dall’esercito israeliano non si avvicinano al numero totale di casi di palestinesi uccisi o feriti dalle forze di sicurezza israeliane: secondo i dati delle Nazioni Unite, tra il 2017 e il 2021, i membri delle forze di sicurezza israeliane hanno ucciso 614 civili palestinesi e ne hanno feriti 76.340 nei Territori Palestinesi Occupati.)

I dati forniti dall’esercito dimostrano i risultati vergognosi della gestione di queste denunce. La maggior parte di esse sono state archiviate di punto in bianco, dopo solo un “esame preliminare”. Su 1.260 denunce, sono state aperte solo 248 indagini, e solo 11 di queste indagini hanno portato all’incriminazione dei soldati – tre delle quali in incidenti in cui i soldati hanno ucciso dei Palestinesi. Ciò significa che su centinaia di casi che hanno sollevato il sospetto criminale che i soldati israeliani abbiano ucciso civili palestinesi, solo tre hanno portato a un’incriminazione. La probabilità che una denuncia per danni causati ai Palestinesi da un soldato culmini in un’incriminazione è solo dello 0,87%. Questa minuscola percentuale non tiene nemmeno conto dei molti casi di violenza commessi dai soldati israeliani contro i Palestinesi che hanno portato a denunce archiviate o a indagini condotte con deliberato dolo.

Nei rari casi in cui i soldati che uccidono i Palestinesi vengono perseguiti, le accuse sono relativamente minori, tra cui “abuso di autorità al punto da mettere in pericolo la vita”. I tribunali militari emettono sentenze ridicolmente clementi, considerando la gravità degli atti. Per esempio, il soldato che ha sparato e ucciso Othman Rami Hiles, un ragazzo palestinese di 14 anni, senza il permesso del suo comandante e contrariamente alle regole di ingaggio, è stato condannato a soli 30 giorni di servizi sociali. Questo è ciò che vale la vita di un adolescente secondo il tribunale militare, almeno quando la vittima è palestinese e chi spara è un soldato israeliano. Per riferimento, questa è la stessa punizione che un gruppo di soldati ha ricevuto dopo essere stati processati per aver forato le gomme di veicoli palestinesi.

Manifestanti palestinesi di fronte a soldati israeliani durante una manifestazione contro l’occupazione e in solidarietà con lo sciopero della fame dei prigionieri palestinesi, Nabi Saleh, Cisgiordania occupata, 12 maggio 2017. Durante la manifestazione, i soldati israeliani hanno sparato e ucciso il giovane palestinese Saba Abu Ubeid. (Haidi Motola/Activestills)

Il soldato che ha ucciso Nawaf Ahmad al-Attar, nel frattempo, ha ricevuto una condanna a 45 giorni di servizi sociali, a seguito di un patteggiamento approvato dalla Corte Suprema. Il soldato che ha aperto il fuoco contro una famiglia palestinese la cui auto era stata coinvolta in un incidente stradale, uccidendo Ahmad Manasra mentre quest’ultimo si avvicinava per assistere la famiglia e ferendo gravemente Ala Raida, è stato condannato a tre mesi di servizi sociali.

Scudi umani per gli architetti dell’apartheid

Le sentenze assurdamente indulgenti inflitte ai soldati che uccidono civili palestinesi dimostrano il completo disprezzo del sistema militare per la vita dei palestinesi che vivono sotto il controllo di Israele. Il fallimento deliberato del sistema basato sulla legge militare serve a sostenere le politiche mortali del grilletto facile che, insieme a regole di ingaggio permissive, hanno provocato la morte di palestinesi quasi ogni giorno dell’ultimo anno.

Non è un caso che i neo-conservatori israeliani stiano ora cercando di mettere fuori legge le riprese video di soldati. Degli 11 casi che hanno portato a incriminazioni tra il 2017 e il 2021, cinque sono stati filmati e pubblicati. Probabilmente, in questi casi, la documentazione non ha lasciato ai tribunali altra scelta che processare i colpevoli. Oltre alle incriminazioni riguardanti l’uccisione di Palestinesi, alcune incriminazioni presentate in questi anni riguardano atti di violenza di una forza di polizia che agisce all’interno di una situazione creata dall’occupazione militare prolungata, cioè la violenza e l’abuso di detenuti.

Inoltre, la piccola minoranza di soldati che alla fine vengono processati e condannati non sono, ovviamente, i figli dell’élite israeliana, come i piloti o i membri delle forze speciali che sono responsabili delle uccisioni extragiudiziali ‘chirurgiche’. Prevedibilmente, si tratta per lo più di soldati appartenenti alle unità che l’esercito, insieme alla società israeliana, si trova più a suo agio nel perseguire – unità come Netzah Yehuda, Golani e Kfir, tutte ampiamente responsabili di una violenza quotidiana e ben visibile contro la società palestinese.

Soldati israeliani curano un lanciatore di sassi palestinese ferito che è stato colpito da membri in incognito delle forze di sicurezza israeliane durante gli scontri a Beit El, alla periferia di Ramallah, Cisgiordania occupata, 7 ottobre 2015. (Muhannad Saleem/Activestills)

Perseguire i soldati che sembrano discostarsi dall’immagine che l’esercito si è creato, permette all’esercito di continuare a mantenere la facciata di un sistema rispettoso della legge e quindi di respingere le critiche esterne. Tutto questo viene realizzato senza una riforma della politica e senza conseguenze per i responsabili della prolungata e grave violazione dei diritti dei Palestinesi, né per coloro che inviano questi soldati nelle loro missioni di repressione e terrorizzazione. In questo senso, i soldati che si discostano solo leggermente dalla violenza istituzionalizzata della dominazione israeliana e che vengono perseguiti, fungono da scudi umani per i funzionari e gli ufficiali israeliani.

In fin dei conti, come dimostrano i dati, il sistema della legge militare israeliana viene utilizzato principalmente per sbiancare i crimini commessi contro i Palestinesi dai soldati israeliani come parte delle politiche statali di apartheid e di occupazione prolungata. Non è altro che una finzione che permette a Israele di chiedere la protezione degli ufficiali e dei funzionari israeliani da eventuali azioni dei tribunali internazionali.

La cosa più assurda è che il nuovo governo israeliano rischia di rovinare questa facciata. Non più pretese di giustizia, ma aperte politiche di apartheid e di supremazia ebraica. Si può solo sperare che il passaggio del kahanismo dai margini della società alle sale della Knesset strappi la maschera di legittimità e giustizia che finora ha contribuito a garantire la continuità della dominazione israeliana. Come minimo, sarà sempre più difficile per gli alti funzionari del governo e dell’esercito continuare a rifugiarsi sotto la facciata di un sistema funzionante di applicazione della legge, aprendo potenzialmente la strada a mandati di arresto internazionali e al perseguimento dei criminali di guerra israeliani.

https://www.972mag.com/israeli-soldiers-impunity-yesh-din/

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

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