di Michael Sfard,
Haaretz, 21 dicembre 2022.
La nuova amministrazione israeliana non nasconderà la sua intenzione di preservare e rafforzare ulteriormente la tirannia dell’apartheid sui palestinesi, mentre continuerà a perseguire attivamente la supremazia ebraica come suo credo politico e giuridico.
All’interno del Ministero della Difesa israeliano, sta prendendo forma un nuovo organo di governo per i Territori Palestinesi Occupati, che vedrà il parlamentare Bezalel Smotrich come governatore designato. Smotrich, un estremista sionista religioso che in passato ha sputato retorica razzista e omofoba, sta portando avanti un piano per applicare la sovranità israeliana alla totalità della Cisgiordania, di Gerusalemme Est e di Gaza, senza concedere la cittadinanza ai milioni di palestinesi che vivono lì.
Negli accordi di coalizione che ha recentemente firmato con il Primo Ministro designato Benjamin Netanyahu, Smotrich si è assicurato che ogni singola autorità sugli affari civili acquisita dall’esercito e dal Ministro della Difesa nel corso dei 55 anni di occupazione israeliana sarà trasferita nel quartier generale completamente attrezzato che sta costruendo per sé all’interno della sede del Ministero a Tel Aviv.
Smotrich (o il ministro da lui nominato) avrà l’autorità di approvare i piani regolatori negli insediamenti, di ordinare la demolizione delle strutture costruite senza permesso nelle comunità palestinesi e di applicare (o, più probabilmente, di non applicare) le leggi di pianificazione e costruzione ai coloni. Stabilirà se e dove costruire strade. Deciderà chi e cosa entra e esce da Gaza, e decreterà chi tra i Palestinesi potrà attraversare la barriera di separazione per coltivare le proprie terre dall’altra parte o per lavorare in Israele. E -dimenticavo- deciderà anche quali cittadini stranieri possono visitare la Cisgiordania
Il nuovo sovrano della Cisgiordania si è anche assicurato che il dipartimento legale per i territori sia trasferito dal sistema militare al suo quartier generale, il che significa che i suoi consulenti legali saranno civili, selezionati da Smotrich, anziché militari. Si tratta di uno sviluppo drammatico; come funzionari pubblici, saranno formalmente obbligati a promuovere gli interessi dei cittadini israeliani, non quelli dei palestinesi occupati, che le leggi internazionali sull’occupazione militare obbligano a prendere in considerazione.
Dimostranti palestinesi si riparano dietro un bidone dell’immondizia negli scontri con le forze di sicurezza israeliane all’ingresso settentrionale della città di Ramallah, questo dicembre. Credit: ABBAS MOMANI – AFPA
E non è tutto. Secondo l’accordo di coalizione, l’amministrazione di Smotrich avrà un ufficio legale aggiuntivo con tre consulenti legali a tempo pieno, incaricati esclusivamente di redigere gli ordini militari che applicano le leggi della Knesset agli israeliani che vivono in Cisgiordania. Questo perché la legge nei regimi giuridici moderni di solito si applica a tutti coloro che vivono nel territorio, indipendentemente dalla nazionalità, dalla religione, dalla razza e dal sesso – il che rappresenta un problema per coloro che vogliono la separazione legale. Questo rafforzerebbe e stabilizzerebbe ulteriormente il sistema giuridico duale che già esiste nei territori occupati, dove una legge (civile, moderna, promulgata da una legislatura eletta) si applica ai coloni e un’altra (militare, draconiana, tirannica) si applica ai palestinesi.
Queste misure significano che il nuovo governo di Israele rafforzerà il suo dominio sui palestinesi e sulla terra palestinese sia quantitativamente che qualitativamente, sia come intensità del controllo che per la sua stessa struttura. Esce di scena un governo militare che trae i suoi poteri dalle leggi sull’occupazione del diritto internazionale (anche se le viola continuamente), e subentra un’amministrazione civile che formalmente non è più subordinata al comandante militare della Cisgiordania -tranne che per le attività operative- ma deriva il suo potere dalla sovranità israeliana. Questa sarà un’amministrazione che non nasconderà la sua intenzione di preservare e rafforzare ulteriormente la tirannia dell’apartheid sui palestinesi, mentre continuerà a perseguire attivamente la supremazia ebraica come suo credo politico e giuridico.
Mentre Smotrich sta valutando qual è l’ufficio di prestigio del Ministero della Difesa che ha la vista migliore, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York si sta preparando a discutere una richiesta di parere consultivo da parte della Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) sullo status legale del controllo di Israele sui territori palestinesi e sulle implicazioni legali di questo status per la comunità internazionale. La tempistica sembra quasi scelta ad arte. La bozza di risoluzione, approvata da un’ampia maggioranza della Quarta Commissione delle Nazioni Unite, chiede all’ICJ di definire legalmente la continua ed estesa violazione del diritto all’autodeterminazione dei Palestinesi, una violazione che è in parte il risultato degli insediamenti e degli sforzi di ingegneria demografica di Israele nel territorio, dell’applicazione di un sistema legale discriminatorio e dell’annessione.
Le principali organizzazioni palestinesi, israeliane e internazionali per i diritti umani sono già giunte alla conclusione che Israele sta commettendo il crimine di apartheid – un termine che ben descrive la realtà legale dell’occupazione israeliana. I comitati e i relatori delle Nazioni Unite si sono uniti a queste organizzazioni e c’è una crescente letteratura accademica pronta a riconoscere che l’occupazione israeliana è scivolata nell’illegalità. E ora, la più alta autorità legale della comunità internazionale sta per affrontare queste domande, insieme alle gravi implicazioni legali e politiche delle azioni intraprese dai governi israeliani che si sono succeduti.
Se questa discussione riguardasse la Russia e i suoi presunti crimini in Ucraina, o la Siria e i crimini che il suo regime commette contro i suoi stessi cittadini, i paesi europei guiderebbero l’appello a far rispettare l’ordine internazionale basato sulle regole, come interpretato dalle istituzioni legali internazionali, prima fra tutte la ICJ. Quando la Russia viola le leggi di guerra o quando la Bielorussia la assiste, l’Europa impone sanzioni. Quando l’esercito del Sudan del Sud commette abusi massicci dei diritti umani, o quando il governo venezuelano reprime brutalmente i suoi oppositori, l’Europa impone sanzioni personali ai responsabili, perché l’Europa del secondo dopoguerra vuole credere che la protezione dei diritti umani attraverso l’applicazione del diritto internazionale sia in prima linea nella sua politica estera.
Ma la votazione all’Assemblea Generale dell’ONU non riguarda la Siria o il Sudan. Si tratta di Israele, e qui entra in gioco l’eccezionalismo dell’Occidente nei confronti di Israele. Questa politica di eccezionalismo ha permesso a Israele di costruire insediamenti, di opprimere milioni di esseri umani per sei decenni, di espropriarne molti della loro terra e di annettere i territori occupati in violazione dei divieti espliciti del diritto internazionale – senza pagare un prezzo reale. Mentre Israele è stato impegnato nella realizzazione di un doppio sistema legale incentrato sulla discriminazione sistemica dei Palestinesi in Cisgiordania, l’Occidente ha mantenuto il proprio duplice sistema legale, consentendo di fatto a Israele di violare i divieti stabiliti dal diritto internazionale.
L’eccezionalismo dimostrato nel caso di Israele mina ulteriormente la credibilità dell’Europa e il suo ruolo di leader morale globale. Invia al resto del mondo il messaggio che “è tutta politica” e incoraggia il darwinismo giuridico, in cui i potenti sono al di sopra del diritto internazionale.
Ecco perché questo è il momento della verità per l’Europa. Seconda solo all’amministrazione americana, l’Europa è il principale sostenitore della politica criminale di Israele nei confronti dei Palestinesi. Se l’Europa fornisce a Israele un ombrello di sostegno, se si oppone o anche si astiene dal permettere alle istituzioni legali internazionali di affrontare la politica e le azioni di Israele, non solo danneggerà la propria credibilità, ma invierà anche un messaggio estremamente pericoloso al nascente governo israeliano a Gerusalemme e alla nascente amministrazione dei Territori Palestinesi Occupati a Tel Aviv. Costoro devono sapere invece che c’è un prezzo da pagare per chi viola la legge internazionale.
Salmon P. Chase, famoso avvocato americano del XIX secolo e abolizionista della schiavitù, disse una volta che non sono protetti i diritti di nessuno finché non sono protetti i diritti di tutti. Allo stesso modo, se il diritto internazionale non è in grado di proteggere i diritti dei Palestinesi, i diritti di nessuna nazione e di nessuno Stato saranno protetti.
Michael Sfard è un avvocato israeliano specializzato in diritti umani e autore di “The Wall and the Gate: Israel, Palestine and the Legal Battle for Human Rights” (Metropolitan Books). Ha anche scritto il rapporto di Yesh Din “L’occupazione israeliana della Cisgiordania e il crimine di apartheid”.
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
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A proposito dell’occupazione ‘scivolata nell’illegalità’, non ci si deve dimenticare che la guerra dei 6 giorni scatenata nel 1967 da Israele contro i paesi arabi dopo lunga preparazione, era criminale fin dall’inizio, tale e quale l’attuale invasione dell’Ucraina da parte della Russia. L’occidente se l’è bevuta allora come una aggressione dell’Egitto a Israele, e continua a far finta di crederci anche oggi, quando in realtà si trattava di un blitzkrieg, una ‘guerra lampo’, come quella nazista contro la Polonia. E come quella è diventata persecuzione razziale, violenza organizzata, sfruttamento di manodopera a basso costo, regime concentrazionario per chi non si piega.