Perché Israele merita di finire all’Aia

Dic 6, 2022 | Notizie

Editoriale Haaretz

Haaretz, 17 novembre 2022. 

La sede della Corte Internazionale di Giustizia all’Aia, Paesi Bassi.

Venerdì scorso, un comitato delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione dell’Autorità Palestinese che chiede all’ONU di ottenere un parere legale dalla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia su due questioni. Una è la continua violazione da parte di Israele del diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese. L’altra è se l’occupazione in corso della Cisgiordania debba influenzare il suo status legale di territorio occupato e il trattamento della comunità internazionale nei confronti di Israele.

La risposta israeliana è stata un consenso bipartisan che va dall’ambasciatore alle Nazioni Unite Gilad Erdan al primo ministro Yair Lapid: i palestinesi hanno una bella faccia tosta. “Questa è un’altra mossa unilaterale palestinese che mina i principi di base per la risoluzione del conflitto e può danneggiare qualsiasi possibilità di una futura trattativa”, ha detto Lapid. Erdan ha sfoderato la sua solita ira sacra, dicendo: “Ho avvertito questi Paesi che rivolgersi al tribunale dell’Aia sarebbe stato il chiodo finale nella bara di ogni possibile riconciliazione”.

Le risposte di Lapid ed Erdan sono una farsa. È Israele che ha deliberatamente e costantemente piantato i chiodi finali nella bara di “qualsiasi possibilità di riconciliazione” da molti anni ormai. Proprio mercoledì scorso, il Primo Ministro designato Benjamin Netanyahu ha concordato con il presidente del partito Otzma Yehudit, Itamar Ben-Gvir, che la Legge sul Disimpegno [del 2005, in cui Israele si impegnava a rimuovere tutti gli israeliani dalla Striscia di Gaza, NdT] sarebbe stata modificata per legalizzare il ritorno illegale degli studenti nella yeshiva [scuola religiosa ebraica, NdT] di Homesh.

Anche altri coloni potranno tornare in questo insediamento in Cisgiordania, apparentemente evacuato come parte del disimpegno dalla Striscia di Gaza del 2005. In realtà, Homesh non è mai stato completamente sgomberato e restituito ai suoi proprietari palestinesi. I soldati hanno fatto la guardia, ma i coloni sono tornati lo stesso. Nel 2009 vi hanno fondato una yeshiva che è in funzione da allora e i cui studenti e insegnanti impediscono ai proprietari del terreno, provenienti dai villaggi palestinesi di Burqa e Silat al-Daher, di avvicinarsi alla loro terra. Anche una sentenza dell’Alta Corte di Giustizia che annullava gli ordini israeliani di confisca e chiusura della terra non è mai stata applicata. Questa terra è stata rubata ai suoi proprietari sotto la protezione dello Stato e dell’esercito.

La legalizzazione del ritorno a Homesh non sarà un incidente isolato. È foriera della legalizzazione di altri avamposti illegali, primo fra tutti Evyatar. Se ciò accadrà, qualsiasi legge di evacuazione che Israele approverà in futuro non avrà più alcun valore. Un governo evacuerà e il successivo riporterà i coloni.

Con le sue azioni spudorate, Israele ha giustificato il deferimento dell’occupazione alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia.

https://www.haaretz.com/opinion/editorial/2022-11-17/ty-article-opinion/why-israel-needs-the-hague/00000184-872f-d53f-a5fe-afefb2a20000

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

.

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Archivi

Fai una donazione

Fai una donazione tramite Paypal alla nostra associazione:

Fai una donazione ad Asso Pace Palestina

Oppure versate il vostro contributo ad
AssoPace Palestina
Banca BPER Banca S.p.A
IBAN: IT 93M0538774610000035162686

il 5X1000 ad Assopace Palestina

Il prossimo viaggio