Quando Karim Khan della Corte Penale Internazionale romperà il suo silenzio sulla Palestina?

Dic 4, 2022 | Notizie

di Maureen Clare Murphy,  

The Electronic Intifada, 1 dicembre 2022. 

I gruppi per i diritti umani chiedono al procuratore capo della Corte Penale Internazionale di affermare che la Corte indagherà sull’attacco di tre giorni fatto da Israele a Gaza nel mese di agosto. (Mohammed Zaanoun. ActiveStills)

Nessuno si aspettava che la ricerca di giustizia da parte dei palestinesi presso la Corte Penale Internazionale sarebbe stata un affare facile e veloce.

Ma sono stati fatti ben pochi progressi nei quasi tre anni trascorsi da quando Fatou Bensouda, all’epoca procuratrice capo della CPI, ha concluso la sua lunga indagine preliminare e ha raccomandato un’inchiesta sui presunti crimini di guerra in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza.

Mentre la situazione sul campo si deteriora rapidamente, l’indagine sulla Palestina sembra raffreddarsi sempre più. Gli Stati più potenti sono ambivalenti o apertamente ostili all’indagine, mentre sostengono con forza l‘inchiesta appena aperta dalla Corte Penale Internazionale sull’Ucraina.

Nel frattempo, Israele ha eletto il suo governo di estrema destra, con sostenitori convinti delle esecuzioni extragiudiziali e della pulizia etnica.

L’anno 2022 è stato il più letale per i palestinesi in Cisgiordania almeno dal 2005 e non si vede la fine dell’assedio mortale di Israele su Gaza. Le prospettive per il 2023 non sembrano affatto rosee.

Quanto devono peggiorare le cose prima che Karim Khan, procuratore capo della CPI dal giugno 2021, tratti l’indagine sulla Palestina con l’urgenza che chiaramente richiede?

Deterrenza

Circa 200 organizzazioni con sede in Palestina e in tutto il mondo stanno facendo pressione su Khan affinché non solo indaghi sui crimini israeliani, ma li scoraggi avvertendo Israele della loro illegalità.

Bensouda, la procuratrice prima di Khan, emise una manciata di avvertimenti di questo tipo, impedendo almeno un crimine di guerra durante il suo mandato. L’allora ministro degli Esteri israeliano ha infatti ammesso che l’intervento di Bensouda in merito al progetto di distruzione di Khan al-Ahmar, una comunità beduina in Cisgiordania, ha indotto il governo a sospendere il progetto.

“Questo dimostra inequivocabilmente che tali dichiarazioni preventive possono fornire un deterrente sufficiente”, affermano le decine di gruppi nella loro lettera a Khan.

Essi sottolineano “importanti occasioni mancate per dichiarazioni preventive”, come durante l’offensiva militare non provocata di Israele su Gaza durante tre giorni in agosto, che ha ucciso civili inermi nelle loro case.

“Analogamente, non sono state rilasciate dichiarazioni di questo tipo quando l’esercito israeliano ha fatto irruzione e aggredito i fedeli della moschea di al-Aqsa e del complesso di al-Haram al-Sharif nella Gerusalemme Est occupata, il terzo sito religioso più sacro per i musulmani”, aggiungono. “Le incursioni hanno avuto luogo durante il Ramadan, il mese più sacro del calendario musulmano, in un’escalation che minaccia gravemente la pace e la sicurezza regionale”.

I gruppi hanno anche sottolineato le “designazioni per terrorismo” di Israele contro sei importanti gruppi della società civile palestinese e le recenti incursioni nei loro uffici. Tre dei gruppi presi di mira hanno fornito prove alla Corte Penale Internazionale e proprio il loro “impegno costruttivo” – come si legge nella lettera a Khan – è in gran parte il motivo per cui Israele li sta reprimendo.

Il silenzio

Ma Khan è rimasto in silenzio.

“Anche se il fatto che Israele abbia preso di mira queste organizzazioni potrebbe ostacolare il lavoro della Corte Penale Internazionale, non c’è stata alcuna reazione ufficiale da parte del suo ufficio”, si legge nella lettera, che invita Khan a condannare e a chiedere la revoca delle designazioni.

I gruppi chiedono inoltre al procuratore capo di affermare che la CPI indagherà sull’offensiva israeliana di agosto su Gaza e chiedono di “accelerare con urgenza” le indagini sulla Palestina, “compresi i crimini contro l’umanità di apartheid e persecuzione”.

Esortano inoltre Khan a visitare la Cisgiordania e la Striscia di Gaza e a collaborare con l’Egitto e la Giordania per facilitare tale visita e aprire un ufficio in Palestina, dove Israele da tempo impedisce l’accesso agli investigatori internazionali sui diritti umani.

Al-Haq, uno dei gruppi oggetto delle accuse e delle incursioni di Israele e che fornisce prove al tribunale, sta nel frattempo intraprendendo un’azione legale contro il Center for Information and Documentation Israel (CIDI), una lobby israeliana con sede nei Paesi Bassi. Il gruppo per i diritti umani accusa il CIDI di diffamazione per aver amplificato le affermazioni infondate di Israele nei suoi confronti.

Il CIDI ha pubblicato “decine di articoli” negli ultimi anni “incitando contro le organizzazioni della società civile palestinese” e “delegittimando il loro lavoro vitale di difesa dei diritti umani”, afferma Al-Haq.

Il CIDI si batte da tempo per porre fine all’assistenza olandese ai gruppi palestinesi. A tal fine, ha ripreso le campagne diffamatorie del governo israeliano, come il dossier “Terroristi in giacca e cravatta” del Ministero degli Affari strategici israeliano, un documento di 76 pagine con caricature razziste, errori fattuali e affermazioni prive di fondamento.

“Accuse diffamatorie”

Secondo Al-Haq, a maggio e giugno di quest’anno, il CIDI ha pubblicato e promosso sui social media “tre articoli diffamatori che tentavano di infangare la reputazione professionale di Al-Haq”.

“Oltre a contenere numerose accuse diffamatorie, questi articoli del CIDI erano pieni di gravi errori fattuali”, ha dichiarato Al-Haq questa settimana.

Questi errori e falsità includono l’affermazione che le principali compagnie di carte di credito hanno bloccato i pagamenti ad Al-Haq dal 2018, classificandola come “organizzazione terroristica”.

Il gruppo per i diritti afferma che le società di carte di credito non hanno “interrotto i loro servizi finanziari ad Al-Haq, non fosse altro perché Al-Haq non stava ricevendo tali servizi”.

Il CIDI sostiene che Al-Haq è stata fondata da Shawan Jabarin, l’attuale direttore generale, e afferma che egli è un comandante del PFLP, un partito politico marxista-leninista con un braccio armato condannato da Israele, Stati Uniti e Unione Europea.

Al-Haq è stata invece fondata nel 1979 dai giuristi palestinesi Raja Shehadeh, Charles Shamas e Jonathan Kuttab.

Per quanto riguarda l’affermazione che Jabarin è un comandante del PFLP, Al-Haq afferma che si tratta di “un esempio scioccante di diffamazione velenosa”.

Il gruppo per i diritti aggiunge che “le principali accuse del CIDI sono incentrate su affermazioni errate e non comprovate che Al-Haq sia coinvolto nel terrorismo – un’accusa grave, legalmente paragonabile alla complicità in un omicidio”.

I Paesi Bassi sono uno dei 10 Stati europei che hanno respinto le designazioni di Israele per terrorismo contro Al-Haq e altri gruppi della società civile palestinese.

La denuncia legale di Al-Haq intima al CIDI di rimuovere i tre articoli entro il 5 dicembre e gli chiede di “pubblicare chiare rettifiche” delle sue “inesattezze fattuali e affermazioni non comprovate”.

L’avvocato di Al-Haq ha anche presentato una denuncia penale al pubblico ministero olandese “a causa della gravità delle false accuse del CIDI e del danno già arrecato alla reputazione di Al-Haq, in particolare nei Paesi Bassi”.

“Abbiamo sfidato gli sforzi del governo israeliano per chiudere Al-Haq e metterci a tacere, e continueremo a farlo”, ha dichiarato lunedì il gruppo.

“Nello stesso spirito, non ci faremo mettere a tacere da gruppi che ci diffamano per disturbare il nostro lavoro di principio sui diritti umani”.

È ormai tempo che Karim Khan della CPI rompa il suo silenzio e si schieri in solidarietà con i gruppi palestinesi che vengono perseguitati per aver rappresentato presso il tribunale le vittime dei gravi crimini di Israele.

https://electronicintifada.net/blogs/maureen-clare-murphy/when-will-iccs-karim-khan-break-his-silence-palestine

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

.

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Archivi

Fai una donazione

Fai una donazione tramite Paypal alla nostra associazione:

Fai una donazione ad Asso Pace Palestina

Oppure versate il vostro contributo ad
AssoPace Palestina
Banca BPER Banca S.p.A
IBAN: IT 93M0538774610000035162686

il 5X1000 ad Assopace Palestina

Il prossimo viaggio