L’harakiri di Lapid ha aperto la strada al ritorno di Netanyahu

di Yossi Verter,

Haaretz, 3 novembre 2022. 

In vista delle elezioni israeliane, il leader di Yesh Atid avrebbe potuto abbassare la soglia elettorale, salvando così Meretz dall’estinzione, ma ha rifiutato la proposta

Yair Lapid mentre si rivolge ai suoi sostenitori presso la sede di Yesh Atid a Tel Aviv, mercoledì. REUTERS /Nir Elias

“Questo dimostra l’idiozia del blocco del cambiamento. La differenza è di soli 3.700 voti”, ha dichiarato ieri ad Haaretz il professor Camil Fuchs, sondaggista di Canale 13. Idiozia? Più che altro, negligenza criminale. Un’eclissi di portata storica. “Come una balena che ha perso il senso dell’orientamento, continuate a gettarvi sulla spiaggia una volta dopo l’altra, cercando di suicidarvi”, ha esclamato una volta Haim Ramon esasperato. Questa volta ci sono riusciti. Non è stato facile, ma quando c’è una volontà c’è un modo per realizzarla.

Il gran numero di liste di partito, la scarsità di accordi sul surplus di voti, il rifiuto di unire i ranghi, i litigi interni, l’arroganza, l’euforia ingiustificata, la megalomania, la mancanza di riconoscimento per il leader del blocco – tutto questo era presente fin dall’inizio. La condotta della coalizione del cambiamento in questa campagna è stata simile a quella del governo Peres nella campagna elettorale del 1996 (quando affrontò il neofita politico Netanyahu). Una cronaca di un harakiri preannunciato.

Il quartier generale del Meretz dopo la pubblicazione degli exit poll martedì sera. Nir Keidar

A tutti i fallimenti sopra citati, dobbiamo aggiungere anche un’altra grande débacle che si è verificata in un momento precedente, poco prima dello scioglimento della 24esima Knesset. Quando il governo ha perso definitivamente la sua maggioranza alla Knesset, grazie ai deputati arabi Mazen Ghanaim (Lista Araba Unita) e Ghaida Rinawie Zoabi (Meretz), e quando tutti i sondaggi mostravano chiaramente da che parte soffiavano i venti contrari, alcuni funzionari della coalizione hanno escogitato un piano: ridurre la soglia elettorale a due seggi invece che a quattro (il 2% invece del 3,25%, come avveniva fino al 2014).

L’idea era quella di salvare Meretz, che stava perdendo molto sangue in seguito al disastro di Zoabi, e salvare Balad (i cui battibecchi con i suoi compagni della Joint List per una rotazione erano fonte di gravi problemi).

Nei sette-dieci giorni precedenti il voto sullo scioglimento della Knesset, si sono tenuti febbrili colloqui tra i capipartito della coalizione e Yair Lapid, che all’epoca era primo ministro supplente. Tutti i capipartito ritenevano che questa mossa fosse fondamentale, compreso Avigdor Lieberman, l’artefice dell’innalzamento della soglia elettorale (che alla fine ha fruttato un record di 15 seggi alla Joint List). Questa volta, anche i capi della Lista comune hanno accettato di dare il loro sostegno. La maggioranza era garantita. Il provvedimento avrebbe potuto essere approvato in una settimana.

Itamar Ben-Gvir presso la sede di Otzma Yehudit dopo le elezioni di martedì sera. Ohad Zwigenberg

Lapid si è rifiutato di sentirne parlare. Ha respinto tutti coloro che si sono rivolti a lui con questa proposta, è rimasto sordo a tutte le loro esortazioni. Una soglia elettorale alta, ha detto, è la cosa giusta in un Paese che funziona correttamente. In uno degli ultimi giorni di plenaria della Knesset, ha incontrato i deputati Michal Rozin e Mossi Raz del Meretz. Gli hanno rivolto un appello molto accorato, spiegandogli l’importanza di questo emendamento. Lui li ha liquidati con due parole: “Non credo”. A qualcun altro ha offerto questa spiegazione: “Aiuterebbe Itamar Ben-Gvir a superare [la soglia]”. Al che l’altro ha risposto: “Ma non vedi cosa sta succedendo nel Paese? Ben-Gvir passerà facilmente. Siamo noi ad averne bisogno”. Lapid ha rifiutato di smuoversi. L’iniziativa è morta prima di nascere.

“Oggi avremmo potuto trovarci in una situazione diversa”, mi ha detto ieri uno dei sostenitori dell’idea. Forse non avremmo vinto, ma un pareggio sarebbe stato realistico”. Yair Lapid è il principale responsabile del fallimento. Alla fine del suo mandato di governo, si è comportato esattamente all’opposto di come si era comportato all’inizio. Non so perché. O non si è preoccupato di analizzare la situazione o a quel punto pensava già solo al suo partito e non all’interesse generale. In ogni caso, è lui il responsabile”.

Gli stretti collaboratori di Lapid affermano che il colloquio con Rozin e Raz è stato “fatto al volo”. Se i due fossero stati interessati a una discussione seria, avrebbero potuto organizzare un vero incontro. E dicono che il problema della sinistra israeliana sta nel fatto che è più intenta a litigare che a sopravvivere. I collaboratori confermano però che Lapid si è opposto all’abbassamento della soglia elettorale. E che la sua posizione in merito rimane invariata.

https://www.haaretz.com/israel-news/elections/2022-11-03/ty-article/.highlight/lapids-hara-kiri-paved-the-way-for-netanyahus-return/00000184-3a40-d46d-ab96-bafbe4350000?utm_source=App_Share&utm_medium=iOS_Native

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

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