di Ofri Ilany,
Haaretz, 21 ottobre 2022.
Gli israeliani amano lusingarsi parlando del cosiddetto genio ebraico. Ma nel Paese è in corso un’eredità diversa
Sulla parete del Museo Ebraico di Berlino è appeso un ritratto-galleria di personalità, sotto il titolo “Hall of Fame”. Uno accanto all’altro sono ritratti alcuni dei grandi pensatori e artisti creativi ebrei dell’era moderna: Siegfried Kracauer, Hannah Arendt, Elias Canetti, Ludwig Börne, Paul Celan, Bertha Pappenheim, Heinrich Heine. Ebrei intelligenti. Contemplando i nomi e i volti, mi chiedo: Come siamo arrivati a questo punto? Se gli ebrei sono così intelligenti, come ha fatto Benny Gantz a venire al mondo?
Riandare alla storia ebraica è come un feticcio per gli ebrei intelligenti, con un’enfasi sull’immenso contributo degli ebrei alla cultura, alla scienza e all’intelletto. In pratica, i musei ebraici (tra cui l’Anu, ex Museo della Diaspora, a Tel Aviv) mettono il genio ebraico al centro di tutto. È un’immagine efficace, ma basata in gran parte su una macchina di pubbliche relazioni. Inoltre, può anche causare danni: l’immagine dell’ebreo intelligente si trasforma talvolta in quella dell’ebreo astuto, contribuendo così alla diffusione di stereotipi antisemiti.
Durante la festa di Simhat Torah si canta “Nessuno è saggio come Israele”, ma non tutti accettano questa affermazione. Lo storico ebreo-americano Peter Gay ha notato che molti scritti sulla storia ebraica hanno un’estrema inclinazione verso il mito del genio ebraico. Gay sostiene che “c’è uno studio storico e sociologico che ha disperatamente bisogno di essere intrapreso: quello degli ebrei stupidi”. C’è molto materiale, dice, ed è facilmente reperibile – dopo tutto, la storia è costellata di persone di questo tipo – e tale ricerca aiuterà a correggere il concetto diffuso e infondato che gli ebrei sono più intelligenti di altri popoli. Eppure, anche se Gay ha scritto questa frase alla fine degli anni ’70, ed è stata citata in molti libri e articoli sulla storia degli ebrei, un libro sugli ebrei stupidi non è ancora stato scritto.
È interessante notare che la questione degli ebrei stupidi ha occupato in passato alcuni importanti pensatori ebrei. Lo scrittore ebreo-viennese Richard Beer-Hofmann aveva una spiegazione interessante per la diffusa nozione di intelligenza degli ebrei. Secondo lui, “l’ebreo non è affatto intelligente. Gli altri, in molti luoghi, sono semplicemente più stupidi”.
Un punto di vista simile era quello del filosofo ebreo del XX secolo Leo Strauss, anch’egli contrario all’auto-ammirazione degli ebrei. Secondo Strauss, “il fatto che oggi ci siano così tanti ebrei eccezionali è dovuto – non inganniamoci su questo – a un declino generale, a una vittoria generale della mediocrità. Oggi è molto facile essere un grande uomo. Nella terra dei ciechi, chi ha un occhio solo è il re”, dice il proverbio”. Tra l’altro, Strauss considerava Albert Einstein un fisico mediocre, sostenendo che la sua fama era dovuta a una campagna promozionale organizzata dalla moglie.
In ogni caso, è giunto il momento di celebrare anche gli ebrei stupidi e di raccontare la loro storia. Come ha notato Gay, esiste un’ampia galleria di questi individui. Un museo degli ebrei stupidi potrebbe includere figure bibliche come il giudice Yiftah, che fu costretto a sacrificare sua figlia a causa di un voto irresponsabile, e personaggi storici come Shimon Ben Batiah, che incendiò i silos di grano a Gerusalemme durante la Grande Rivolta.
Il museo onorerebbe anche illustri idioti degli annali del sionismo, come i capi della milizia pre-statale Haganah che fecero saltare in aria la nave di immigrati clandestini Patria e tutti i suoi passeggeri; Avri Elad, che gestì una rete terroristica fallita al Cairo durante gli anni Cinquanta; e il ministro dell’Economia Yaakov Meridor, che si bevve e promosse l’affermazione di un truffatore che diceva di aver sviluppato un modo per illuminare un’intera città con l’energia necessaria per una sola lampadina. E ci sono altri esempi, naturalmente.
Tradizione di follia
Israele è in realtà il luogo naturale e adatto a istituire un museo della stupidità ebraica. Molti israeliani amano parlare del genio ebraico, adulando così se stessi. Qui si pubblicano continuamente libri sull’intellighenzia ebraica e il genio ebraico è diventato un mito che non fa che aumentare di intensità. Vengono spesso diffuse anche teorie che sanno di razzismo e che cercano di dare una base genetica a un QI ebraico superiore. Questa nozione è stata espressa vocalmente nel 2019 dall’allora giornalista e attuale parlamentare Galit Distal Atbaryan (Likud), quando ha dichiarato: “L’uomo ebreo ashkenazita è l’essere umano più intelligente del mondo”.
Ma in realtà, noi israeliani siamo quasi completamente tagliati fuori dall’eredità di intellettuali ebrei su cui si basa questa immagine. L’israeliano medio, anche se istruito, che visita la Hall of Fame del Museo ebraico di Berlino, riconoscerà al massimo il 20% della lista. Anche tra gli storici israeliani, pochi sanno chi fosse Ludwig Börne. La maggior parte degli israeliani vive in un totale distacco dal mondo degli intellettuali e degli scrittori ebrei.
Ammettiamo la verità: se gli ebrei israeliani sono gli eredi di una qualche tradizione nella storia ebraica, questa è l’eredità della stupidità e della follia ebraica. Questa triste verità può essere attribuita all’effetto di ottundimento della vita in Israele, coinvolto com’è in uno stato di conflitto perpetuo, e alla glorificazione dell’esercito e dell’industria high-tech. Ma potrebbe essere iniziata anche prima.
Qualche tempo dopo il suo arrivo, nel 1923, nella Palestina mandataria, lo studioso di ebraismo Gershom Scholem riferì in una lettera al suo amico, il letterato Werner Kraft, che “una delle impressioni più forti” che aveva raccolto è che i letterati del Paese “sono una cosa e una sola: stupidi. Sorprendentemente stupidi, ve lo assicuro”. E aggiungeva: “Il fenomeno della primordiale… stupidità ebraica è chiaramente sconosciuto nella diaspora”.
È possibile che gli ebrei che non erano molto intelligenti siano stati proprio quelli che si sono mobilitati per il progetto sionista e hanno fondato lo Stato di Israele? Certamente non è questo il caso. Ma è degno di nota il fatto che alcuni dei grandi geni ebrei del XX secolo – come Franz Kafka, Walter Benjamin e Ludwig Wittgenstein – avevano amici intimi che erano sionisti e a un certo punto anche loro hanno pensato di immigrare in Palestina, ma alla fine tutti e tre hanno rinunciato all’idea.
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
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Il contributo degli ebrei alla cultura, alla scienza e all’intelletto (dell’occidente) non è così ‘immenso’ come scrive Ilany. L’occidente è arrivato ad essere quello che era alla fine del ‘700 senza alcun contributo degli ebrei. Io direi il contrario, e cioè che negli ultimi 200 anni il pensiero occidentale ha dato un enorme contributo allo sviluppo culturale degli ebrei. E purtroppo il sionismo è appunto la sintesi di una male assimilata congerie di ideologie del tutto occidentali quali l’irredentismo, il nazionalismo e il colonialismo, che Israele coniuga con l’estremismo religioso. Comunque ho l’impressione che gli ebrei abbiano scelto in grande maggioranza di rientrare nei ghetti, a coltivare il loro esclusivismo di popolo eletto.