di Yuval Abraham,
+972 Magazine, 20 ottobre 2022.
Mercoledì pomeriggio, un gruppo di coloni mascherati ha linciato una donna ebrea israeliana di 70 anni che stava accompagnando un agricoltore palestinese per la raccolta delle olive nella Cisgiordania occupata. Il suo nome è Hagar Geffen. L’hanno aggredita con delle mazze fino a farla sanguinare, dopodiché l’hanno colpita alla testa con delle pietre.
Attualmente è ricoverata presso il Centro Medico Shaare Zedek di Gerusalemme con costole rotte e un polmone perforato. Non ho potuto parlare con lei, ma Yasmine, un’attivista palestinese che era con Hagar Geffen, ha visto tutto.
I coloni sono arrivati da un insediamento chiamato Ma’ale Amos, situato vicino al villaggio palestinese di Kisan, a meno di 20 chilometri a sud di Gerusalemme. Hagar si trovava a Kisan, insieme ad altri palestinesi e israeliani, per accompagnare Ibrahim, un anziano palestinese la cui terra si trova accanto all’insediamento, mentre raccoglieva le olive.
Riporto qui sotto la testimonianza di Yasmine sull’attacco che abbiamo subito. Le sue parole sono sostenute dalle testimonianze di altre tre persone che erano presenti durante l’attacco e con le quali ho anche parlato.
“Quando siamo arrivati vicino all’oliveto del contadino, abbiamo visto che c’erano otto coloni – adolescenti – con delle mazze. Non ci hanno attaccato, hanno solo imprecato. Li abbiamo superati e ci siamo accorti che avevano rubato tutte le olive e spruzzato una sostanza chimica tossica sugli alberi per ucciderli.
Hanno spruzzato 180 ulivi. Lavorando anch’io in agricoltura, so che questa sostanza chimica colpisce prima le foglie, poi passa al resto dell’albero e infine al tronco. Uccide tutto.
Ibrahim, che è un uomo anziano, ha iniziato a piangere e a gridare. Ho cercato subito di versare acqua sugli alberi per salvarli. Sapevo che ci vuole tempo perché la sostanza chimica li uccida.
Gli otto coloni hanno cercato di cacciarci via. Abbiamo cantato. Non abbiamo scambiato nemmeno una parola con loro. Abbiamo solo cercato di calmare il contadino che non riusciva a smettere di piangere.
Improvvisamente, decine di persone, più di 50, sono scese verso di noi dalle colline. Erano tutti mascherati, con in mano dei bastoni, e alcuni di loro avevano anche machete e coltelli. Ho visto due di loro con delle asce in mano. Sono corsi verso di noi e hanno iniziato a lanciare pietre come pazzi.
C’erano ragazze giovani con noi. Ragazze e ragazzi adolescenti, e poi il contadino e la sua anziana moglie. Nessuno si aspettava che fossimo attaccati in quel modo. Siamo un gruppo di volontari che sono venuti ad aiutare gli agricoltori la cui terra è vicina all’insediamento.
Hagar ha filmato tutto. Credo che pensasse che non l’avrebbero attaccata perché è anziana e non sembra palestinese. Invece hanno iniziato a picchiarla senza pietà. Poi le hanno rubato il cellulare, la borsa e la macchina fotografica.
Ho visto come hanno gettato il suo corpo terreno roccioso e poi l’hanno picchiata con le loro mazze. Il tutto mentre la tenevano ferma. Lei urlava forte. Alcuni di loro hanno portato dei sassi e li hanno fatti cadere sulla sua testa. L’hanno colpita con le loro mazze sulle gambe, sulla schiena e ripetutamente sul petto. Tutto questo è durato un bel pezzo; ci sono foto che lo dimostrano.
Ogni volta che cercavo di andarle vicino, un altro gruppo di coloni mi lanciava pietre e non potevo avvicinarmi. Ho visto le asce e i coltelli e sapevo che se mi avessero preso, mi avrebbero accoltellato. Eravamo solo 20 persone – loro erano diverse decine, tutti giovani. L’agricoltore e la sua anziana moglie si sono salvati per un pelo. Ero con loro, cercando di aiutarli.
Mi sento molto in colpa per il fatto che Hagar sia stata lasciata lì. Che l’abbiamo lasciata lì. Ha sanguinato per un po’, fino all’arrivo di un’ambulanza israeliana”.
Subito dopo l’episodio, i coloni hanno iniziato a diffondere bugie sull’accaduto, dicendo ai media che erano stati loro ad essere attaccati. Che due coloni erano stati feriti. Che un gruppo di “anarchici e arabi” stava causando problemi. Un’agenzia israeliana ha persino definito l’incidente come un “confronto tra coloni e attivisti di sinistra”.
Non so se gli aggressori siano stati effettivamente feriti, ma se lo sono stati, è successo mentre erano impegnati nel linciaggio di una donna di 70 anni. So anche che più tardi, quella sera, i coloni hanno attaccato un gruppo di soldati israeliani vicino a Nablus, ferendone almeno quattro. Questo particolare atto di violenza è stato duramente condannato, a cominciare dal primo ministro Yair Lapid fino al parlamentare di estrema destra Itamar Ben Gvir.
L’esercito israeliano ha dichiarato che gli attacchi contro i soldati da parte dei coloni “che sono protetti da loro, è un comportamento inaccettabile che deve essere stroncato con forza”. Non è stata spesa una parola per i Palestinesi o per coloro che sono solidali con loro, che nelle ultime settimane hanno affrontato un aumento della violenza dei coloni.
Penso agli israeliani della mia generazione che non sanno nulla degli orrori del regime di apartheid di Israele, o peggio, lo sanno e semplicemente lasciano che accadano. Cosa deve cambiare perché facciano qualcosa? Perché mai una donna di 70 anni deve trovarsi ora in ospedale? Non vedono ciò che sta accadendo intorno a noi? Come abbiamo fatto a creare qui un regime così violento di colonialismo e di supremazia ebraica?
https://www.972mag.com/edition/lynching-olive-harvest-palestinians/
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
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