assopacepalestina.org, 16 settembre 2022
Non dimenticare il massacro di Sabra e Chatila. A quarant’anni di distanza non solo bisogna ricordare, ma continuare ad agire perché la popolazione palestinese e libanese massacrata dalle milizie falangisti cristiane di Hobeika con il sostegno ed aiuto dell’esercito israeliano con il generale Sharon, possa avere giustizia.
Non si conosce il numero delle vittime, chi dice 1.700 chi 3.500, mutilate, squartate, donne, bambini, uomini, animali.
Quarantotto ore di furia assassina e crudele.
Con un unico intento, eliminare la presenza palestinese in Libano, dopo che i combattenti dell’Olp erano stati costretti a lasciare il Libano, incalzati dall’invasione israeliana e dalle forze falangiste. L’accordo, con le forze internazionali, compresi Italia e Usa, era che i civili palestinesi, i profughi del 48, sarebbero stati protetti.
Robert Fisk, un giornalista prezioso, che è entrato nei campi di Sabra e Chatila dopo il massacro, descrive cosi’ la situazione: “Furono le mosche a farcelo capire. Erano milioni e il loro ronzio era eloquente quasi quanto l’odore. Grosse come mosconi, all’inizio ci coprirono completamente, ignare della differenza tra vivi e morti.
Se stavamo fermi a scrivere, si insediavano come un esercito – a legioni – sulla superficie bianca dei nostri taccuini, sulle mani, le braccia, le facce, sempre concentrandosi intorno agli occhi e alla bocca, spostandosi da un corpo all’altro, dai molti morti ai pochi vivi, da cadavere a giornalista, con i corpicini verdi, palpitanti di eccitazione quando trovavano carne fresca sulla quale fermarsi a banchettare”.
I superstiti non hanno trovato né pace né giustizia. E il Libano continua a praticare le discriminazioni più dure, niente professioni per i palestinesi, abbandonati anche dall’ Olp, i campi sempre più sovrappopolati, da altri profughi siriani, iracheni, i profughi delle nostre guerre e i palestinesi non possono acquistare case, disoccupazione enorme, aumentata con la gravissima crisi politica, economica e sociale che attraversa il Libano.
In questi giorni una delegazione italiana si trova in Libano per non dimenticare Sabra e Chatila; dovremmo unire tutte le nostre forze
perché il popolo palestinese, in Palestina e nella diaspora, possa finalmente autodeterminarsi e liberarsi da occupazione, colonizzazione e apartheid.