di Antonello Baglivo,
per AssoPacePalestina, 2 settembre 2022.
“Pensare globale, agire locale” ovvero quando l’attivismo e i temi internazionali incontrano il cuore e le eccellenze della provincia. Quando la cultura, con tutte le sue espressioni, prova ad abbattere i muri dell’indifferenza, dell’odio, della discriminazione.
Palazzo Comi, oggi Biblioteca e Museo, è stato residenza di uno dei più importanti poeti italiani del ‘900, Girolamo Comi. Si affaccia sull’omonima piazza di Lucugnano un piccolo centro urbano dell’entroterra salentino, in provincia di Lecce. Il Palazzo, chiamato amichevolmente “lu palazzu” in dialetto locale, è uno scrigno di bellezza, il cui volto attraverso la sua facciata dallo stile armonioso e lineare, cela un luogo ricco di storia, cultura e letteratura. Varcato l’enorme portone in legno si apre un antico cortile e lo sguardo è subito rivolto ad un’ampia scalinata segnata dal trascorrere del tempo.
Ad accogliere il visitatore una targa in pietra che riporta la frase “Nella tua casa anche le ombre sono amiche”, quindi stanze decorate di arazzi, salotti dallo stile semplice e studi dal mobilio essenziale.
“L’Albero” è stata la rivista semestrale ideata e firmata dal poeta Comi, a cui si è dedicato insieme ad altri importanti esponenti dell’Accademia Salentina da lui stesso fondata. Di taglio tradizionale, raccoglieva saggi critici, produzioni poetiche e in prosa, avvalendosi di una cerchia di collaboratori italiani e stranieri, ma anche ricca di articoli su problemi attuali, di contenuto filosofico e politico.
Come alberi anche gli uomini per fiorire e raccoglierne i frutti hanno bisogno di radici ben salde, soprattutto in quei terreni più rocciosi ed aspri come possono essere quelli del territorio salentino o le colline a sud di Hebron, intorno a Ramallah, Jenin, Nablus e Gerusalemme; rami come braccia che si proiettano alte verso il futuro, figli che evolvono cambiando volto e corteccia ma coltivando continuamente il legame che li tiene a terra sospesi tra il sole e le sorgenti d’acqua nascoste.
Assopace Palestina è terreno fertile per chi sogna un mondo diverso, più giusto. I suoi figli hanno braccia in molte città d’Italia tra cui Roma, Bologna, Venezia, Milano, creano connessioni tra loro e una fitta rete di rami tra le tante realtà.
Ho cercato di farlo anch’io che da anni vivo a Milano e sono attivo nel collettivo milanese di Assopace Palestina, ma sono nato nel Salento, dove vive la mia famiglia, le mie radici sono a Lucugnano e, come tanti che vivono oggi al Nord, ritorno per le vacanze ed è qui che ho voluto portare la mostra “Sumud” di Jaafar Ashtiyeh, che avevamo in precedenza esposto a Milano e Roma, per il forte desiderio di avvicinare il grande tema dell’attivismo internazionale e la questione palestinese a un territorio di frontiera (chiamato, non a caso, De Finibus Terrae dai latini) ma soprattutto ponte naturale sul Mediterraneo.
Il mare unisce le terre che divide, come le onde che bagnano e abbracciano Jaffa e Otranto, Haifa, Gaza e Gallipoli; c’è un contatto spontaneo tra le varie realtà che sono dietro alla mostra fotografica: AssopacePalestina, l’Associazione Tina Lambrini Casa-Museo Comi, un gruppo di giovani ragazze e ragazzi che con amore e passione gestiscono gli spazi di Palazzo Comi e si occupano di promozione culturale nel piccolo centro salentino.
E proprio questo luogo, cuore poetico della provincia di Lecce, ha visto approdare la mostra fotografica “Sumud – La Palestina nelle foto di Jaafar Ashtiyeh” alla sua terza esposizione in Italia. Sumud “risolutezza” è ormai un valore culturale palestinese. Non solo attraverso la fotografia, protagonista principale della mostra, ma anche con poesie e cortometraggi fruibili nelle tante stanze del Palazzo, pensate per arricchire l’esposizione, con l’obiettivo di dare un volto ed una voce ad un popolo, quello palestinese, che vive sotto occupazione da più di 70 anni, in quotidiana oppressione e silenziato da ogni forma di comunicazione occidentale.
Una donna anziana che abbraccia piangendo ciò che rimane di un albero d’ulivo, un bambino che fiero porta in spalla il simbolo della perseveranza del suo popolo, la chiave, il sogno della condizione di chi vive da profugo, il ritorno a casa. Uomini e donne che resistono, bambini che giocano all’ombra del muro della vergogna, la cura con cui carezzano un piccolo cespuglio di fiori: la vita quotidiana. E poesie di Darwish, di Tuqan, Dhahbour, Jebran, al-Qasim, brevi passi di Kanafani e Susan Abulhawa tra uno scatto e l’altro. In due stanze sono proiettati altrettanti cortometraggi e documentari dalle immagini vivide.
L’impegno dei ragazzi dell’Associazione Tina Lambrini è stato fondamentale per l’istallazione, la cura e la realizzazione della serata inaugurale che si è svolta sabato 6 agosto scorso nei giardini del Palazzo, in una cornice di alberi d’arancio e pietra calcarea.
L’inaugurazione si è aperta con il collegamento da Nablus in Palestina del fotoreporter Jaafar Ashtiyeh e Marco Cattaneo, uno dei due attivisti italiani promotori della mostra. Le parole di Jaafar, grazie anche alla splendida traduzione di una giovane interprete, hanno risuonato echeggiando tra le mura del Palazzo; erano parole di chi sa cosa sia la resistenza, anche sulla propria pelle; parlavano di lavoro messo a disposizione del suo popolo e di ringraziamenti per le persone che ne amplificano il messaggio in Italia. La serata è stata impreziosita dalla presenza di un ospite di assoluto valore: con la partecipazione di Luisa Morgantini i visitatori hanno avuto modo di avere un quadro generale della situazione in Palestina, dai diritti quotidianamente calpestati alle forme di resistenza non violenta; a Palazzo Comi la sua voce era la voce della Palestina e dei suoi abitanti. E’ seguita la mia testimonianza di ritorno da un recente viaggio, organizzato da AssopacePalestina nei Territori Occupati; sulle politiche di apartheid perpetrate da Israele sul popolo palestinese e che riguardano tutti i livelli della società: dal sistema stradale all’edilizia e alle appropriazioni di terra, dalla giurisdizione all’acqua. Infine la proiezione del cortometraggio “The Present” di Farah Nabulsi, premio BAFTA 2021 e candidato come miglior corto straniero agli Oscar 2020: uno spaccato di ciò che ogni palestinese, tutti i giorni, deve subire nei tanti posti di blocco stradali e check-point, il controllo di ogni spostamento, la vita violata da logiche discriminatorie ma anche la speranza affidata alla forza e al cuore delle nuove generazioni.
Oggi più di ieri pensare globale, agire locale: per la Palestina, per i diritti umani, contro le discriminazioni e l’indifferenza. La storia insegna che i muri di cemento sono destinati prima o poi a cadere, l’apartheid invece per essere scalfita ha bisogno prima di essere denunciata.
In una società occidentale che applica sempre più spesso la logica del “due pesi, due misure” e silenzia totalmente le parti di mondo che non portano alcun tipo di interesse, la voce che viene dal basso, della società civile è sempre più necessaria e urgente. Nel cuore di una provincia del Sud Italia, Assopace Palestina ha chiamato, Casa Comi ha risposto, che sia solo la prima di tante altre importanti collaborazioni!
Antonello Baglivo