La Corte Suprema israeliana respinge l’appello per salvare due scuole dalla demolizione a Masafer Yatta

di Yumna Patel,

Mondoweiss, 22 agosto 2022. 

La petizione era stata presentata per proteggere dalla demolizione due scuole e altre 32 strutture, tra cui una clinica, nel cuore di Masafer Yatta. 

Bulldozer israeliani demoliscono una casa palestinese nella comunità Umm Qassa di Masafer Yatta, il 4 luglio 2022. (Foto: Mamoun Wazwaz/APA Images)

La Corte Suprema israeliana ha respinto una petizione contro la demolizione di due scuole e decine di altre strutture a Masafer Yatta, nel sud della Cisgiordania occupata, mettendo le strutture a rischio imminente di demolizione. 

La petizione era stata presentata per proteggere dalla demolizione due scuole e altre 32 strutture, tra cui una clinica, nei villaggi di Khirbet al-Fakheet e Jinba, che si trovano nel cuore di una zona militare israeliana di tiro nel mezzo di Masafer Yatta. 

Khirbet al-Fakheet e Jinba sono due degli otto villaggi che sono stati nominati in una sentenza della Corte Suprema israeliana di maggio, in cui la Corte ha stabilito che l’esercito israeliano può demolire gli otto villaggi ed espellere i residenti in modo che la terra possa essere utilizzata come zona di tiro. 

Per più di 20 anni i residenti hanno lottato contro il piano dell’esercito israeliano di espellerli dalle loro case, con il pretesto che vivevano “illegalmente” in una zona di tiro. Le comunità di Masafer Yatta fanno risalire la loro presenza nell’area a decenni prima che questa venisse dichiarata zona di tiro negli anni ’80. 

La decisione di maggio ha aperto la strada allo sfollamento forzato di circa 1.300 palestinesi e alla demolizione di quasi 900 strutture, tra cui case, recinti per il bestiame, scuole, cliniche, moschee, cisterne d’acqua e latrine. 

Dopo la decisione di maggio, gli avvocati che rappresentano i residenti di Masafer Yatta hanno presentato diversi ricorsi contro la demolizione di una serie di strutture nella zona di tiro. Uno di questi ricorsi è stato respinto domenica, mettendo le due scuole di Khirbet al-Fakheet e Jinba a rischio imminente di demolizione. 

Le scuole sono due delle quattro scuole di Masafer Yatta che servono centinaia di bambini delle aree circostanti dalla scuola primaria fino alle superiori. 

Mondoweiss si è recato a Khirbet al-Fakheet a luglio per visitare i residenti. Majda Abu Sabha, che vive a pochi metri dalla scuola, ha raccontato a Mondoweiss che le forze israeliane hanno demolito la sua casa tre volte dall’inizio dell’anno. 

“Non stiamo disturbando Israele, questa è casa nostra. Dove dovremmo andare?” Ha chiesto Abu Sabha in quell’occasione. “Non abbiamo alternative a questo posto. Siamo costantemente minacciati. In qualsiasi momento possono venire a prendere le nostre case. Dove andremo?”.

L’avvocato israeliano per i diritti umani Netta Amar-Shiff, che rappresenta i residenti di Masafer Yatta e ha presentato la petizione che è stata respinta domenica, ha dichiarato a Mondoweiss che dalla sentenza della Corte Suprema di maggio, le forze israeliane hanno intensificato le demolizioni nella Zona di tiro.

“Questi precedenti hanno evidenziato l’intenzione di spostare con la forza i villaggi usando le demolizioni, piuttosto che rischiare le critiche internazionali attraverso lo sgombero individuale delle persone”, ha detto Amar-Shiff.

Dopo il rigetto della petizione da parte del tribunale, i residenti hanno dichiarato a Mondoweiss di temere che questo non sarà l’ultimo rigetto.

“Dopo la decisione di ieri ci saranno altre decisioni e respingimenti dei nostri appelli”, ha dichiarato a Mondoweiss Sami Hureini, attivista locale e residente di Masafer Yatta, avvertendo che le demolizioni potrebbero avvenire “in qualsiasi momento”.

Hureini ha sollecitato l’azione della comunità internazionale, affermando che “ciò che sta accadendo a Masafer Yatta è un crimine di guerra e tutto il mondo dovrebbe prestare attenzione”.

“Abbiamo bisogno di un’azione urgente per proteggere la popolazione di Masafer Yatta dall’espulsione dalle proprie case. Abbiamo bisogno di un’azione reale da parte della comunità internazionale, e ne abbiamo bisogno ora”, ha detto. “Il tempo sta per scadere”.

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

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