Nablus piange la morte dei combattenti mentre in Cisgiordania la resistenza cresce

di Aziza Nofal,

Middle East Eye, 30 luglio 2022.

Piccoli gruppi di palestinesi armati si stanno organizzando in diverse città, portando gli scontri con l’esercito israeliano a un livello che non si registrava dalla Seconda Intifada.

Persone radunate nel luogo in cui due combattenti palestinesi sono stati uccisi negli scontri con le forze israeliane che hanno assaltato Nablus, Cisgiordania, il 24 luglio 2022. (Reuters)

Nel pieno dei preparativi per le sue nozze, Abdul Rahman Sobh ha sorpreso la sua famiglia dicendo inaspettatamente che voleva lasciare la sua fidanzata.

Sua madre e la sua futura sposa non riuscivano a crederci poiché le cose andavano bene tra la giovane coppia di Nablus fidanzata da anni.

“Ogni volta che discutevamo i dettagli del matrimonio la sua mente sembrava vagare altrove”, ha detto a Middle East Eye Nisreen al-Oiwai, madre di Sobh. “Era come se si stesse preparando per il suo martirio”, ha aggiunto, ricordando con orgoglio suo figlio 28enne, ucciso il 24 luglio dall’esercito israeliano in un cruento scontro a fuoco nel centro storico della città.

Sobh, noto con il soprannome Abboud, è uno dei due palestinesi uccisi quel giorno, l’altro è Muhammad Azizi, 25 anni. I due erano insieme ad altri cinque partigiani a casa di Azizi nel quartiere al-Yasmineh nel centro storico di Nablus quando le forze israeliane hanno fatto irruzione nella città per catturare alcuni membri del loro gruppo.

Sobh e Azizi sono stati uccisi nello scontro a fuoco che ne è seguito durato tre-quattro ore, mentre il resto dei combattenti è fuggito.

Mormorando ripetutamente la frase “Dio sia lodato”, Oiwai ha indicato il punto in cui si potevano vedere le tracce del sangue del figlio.

Nisreen al-Oiwai, madre del combattente palestinese Abdul Rahman Sobh, mostra una foto del figlio nel suo cellulare. (MEE/Aziza Nofal)

Settimane prima dello scontro, Sobh le chiese di fermare i lavori dell’appartamento in cui si sarebbe trasferito con la futura moglie. Un consulente familiare del tribunale di Nablus, dove Sobh si era recato giorni dopo per ufficializzare la separazione, era riuscito a fargli cambiare idea.

“Era chiaro che la coppia non avesse problemi, ma lo sposo disse che si stava preparando al martirio”, recita un documento firmato dal consultorio familiare. “Disse di non voler spezzare il cuore della sua fidanzata, che a suo dire era la cosa più bella che gli fosse capitata”.

Sobh cambiò idea e non ruppe il fidanzamento, ha detto il consulente. Meno di una settimana dopo, ha incontrato il destino che sapeva sarebbe arrivato.

Unirsi alla resistenza

La vita di Sobh cambiò drasticamente a febbraio, quando tre combattenti palestinesi furono uccisi dall’esercito israeliano in un’operazione mirata condotta in pieno giorno, ha dichiarato sua madre.

Tra gli uccisi nell’imboscata, che ricorda gli assassinii compiuti dall’esercito israeliano durante la Seconda Intifada, o rivolta palestinese, c’era Mohammed al-Dakhil, un amico intimo di Sobh.

Sobh vendette un trattore e comprò un’arma, prima di unirsi a giovani palestinesi armati che la pensavano come lui nella città settentrionale della Cisgiordania.

Il gruppo, divenuto una banda di combattenti che si fa chiamare Brigata Nablus, è diventato un obiettivo primario dell’esercito israeliano.

Domenica, i soldati israeliani hanno preso d’assalto il quartiere Al-Yasmineh per la prima volta dal 2002, quando invasero la città durante l’operazione militare contro i gruppi di resistenza palestinesi al culmine della Seconda Intifada.

Le forze sono entrate nella Città Vecchia poco dopo mezzanotte e hanno posto l’assedio alla casa in cui stavano Sobh e altri combattenti, riparandosi in una casa adiacente.

Dopo tre ore di combattimenti, durante i quali l’esercito israeliano ha sparato missili anticarro alla casa, i combattenti sono riusciti a fuggire.

Secondo dei testimoni oculari e i proprietari delle case circostanti, Sobh e Azizi stavano coprendo gli altri combattenti quando sono stati colpiti a morte.

Palestinesi ispezionano una casa bombardata dall’esercito israeliano durante un raid nella Città Vecchia di Nablus, Cisgiordania, il 24 luglio 2022. (Reuters)

Oiwai, camminando nell’appartamento vuoto in cui Sobh si sarebbe dovuto trasferire con sua moglie dopo le nozze previste a settembre, ha detto che la scelta di suo figlio di unirsi alla resistenza armata viene da lontano.

Nel 2009 suo zio, Anan Sobh, fu ucciso dall’esercito israeliano. Subito dopo, egli stesso a 17 anni fu arrestato, insieme con i suoi due fratelli. Tutti questi eventi hanno giocato un ruolo importante nella sua vita.

“Ultimamente, quando non tornava a casa per giorni, gli chiedevo dove fosse stato. Mi diceva di abituarmi alla sua assenza prolungata”, ha detto Oiwai.

La Brigata Nablus

Secondo i media israeliani, il raid di domenica aveva lo scopo di catturare uno dei combattenti palestinesi più ricercati a Nablus, Ibrahim al-Nablusi. 

Il giovane combattente è accusato di sparatorie contro obiettivi israeliani, compresa quella nei pressi della Tomba di Giuseppe, uno dei principali punti di crisi nella città.

Il primo tentativo noto di catturare Nablusi si ritiene sia avvenuto a febbraio, durante l’imboscata mortale nel quartiere Makhfiya. Inizialmente si era creduto che fosse tra le tre persone uccise quel giorno, prima che egli si presentasse ai loro funerali.

Similmente, il suo destino era ignoto prima del raid di domenica, ma ancora una volta egli si è mostrato ai funerali di Sobh e Azizi, rafforzando in città la sua reputazione di combattente inafferrabile.

Ibrahim al-Nablusi, l’uomo ricercato da Israele e sopravvissuto all’attentato di oggi all’alba, partecipa ai funerali dei suoi due compagni, Aboud Sobh e Muhammad Al-Azizi nella città di Nablus nella Cisgiordania occupata, 24 luglio 2022.

Dal 2007 l­a resistenza armata a Nablus si è notevolmente infiacchita, dopo anni di operazioni israeliane, coordinate con l’Autorità Palestinese, per smantellare l’ala armata di Fatah, le Brigate dei Martiri di al-Aqsa, il gruppo leader della resistenza nella città.

Ma dal riemergere della resistenza armata organizzata nei quartieri della città di Jenin, c’è stato un nuovo impeto a Nablus guidato, questa volta, dall’ala armata del Jihad Islamico, le Brigate di al-Quds (Saraya al-Quds).

Il gruppo ha annunciato la creazione della Brigata Nablus, simile alla Brigata Jenin formatasi lo scorso anno. Mentre entrambi i gruppi dicono di ispirarsi al movimento del Jihad Islamico, i loro membri sono affiliati a differenti gruppi palestinesi, inclusi Fatah, Hamas e il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina.

Più vengono uccisi, più si arruolano

Poiché la loro popolarità è in crescita, i combattenti di Nablus attirano sempre più l’attenzione israeliana. E per ogni combattente ucciso o arrestato, altri si arruolano.

Questo è vero per Azizi, che a febbraio fu colpito dalla morte dei tre combattenti e perciò decise non solo di unirsi alla lotta ma anche di ospitare nella sua casa altri combattenti.

Secondo suo padre, Bashar Azizi, egli ha fornito supporto logistico e finanziario, allestendo la sua casa con telecamere di sorveglianza e porte blindate e ospitando combattenti qualora servisse loro un luogo in cui stare.

“Nella notte del suo martirio, Muhammad ha notato l’ingresso delle forze speciali israeliane grazie alle telecamere di sorveglianza ed è stato allora che i combattenti hanno iniziato a prendere posizione”, ha dichiarato Bashar a MEE.

“L’idea del martirio era il suo pensiero principale e insisteva sempre sull’unità dei combattenti a dispetto delle differenze politiche”.

Un manifesto con Abdual Rahman Sobh (a sinistra) e Muhammad Azizi (a destra), uccisi dall’esercito israeliano il 24 luglio 2022 a Nablus nella Cisgiordania occupata. (MEE/Aziza Nofal)

Amir Azizi, il fratello più giovane di Muhammad, ha detto che suo fratello era taciturno e parlava raramente. Quando lo faceva, parlava della resistenza all’occupazione israeliana.

“Il commiato è difficile”, ha detto Amir. “Ma sono convinto che mio fratello sia stato fedele alla strada da lui scelta”.

Questa convinzione è stata ribadita da Oiwai quando ha descritto Sobh, che era andato a trovarla la sera prima della sua morte.

“Prega per me”, le disse dopo il loro ultimo pasto insieme, appena prima di lasciare la casa.

“La sola cosa che rimpiango ora è di non averlo abbracciato quel giorno”, ha detto Oiwai, mentre le lacrime scorrono sul suo viso.

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Traduzione di Elisabetta Valento – AssoPacePalestina

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