I palestinesi-americani chiedono al governo degli Stati Uniti di fornir loro protezione dalle violazioni israeliane

di Mariam Barghouti,  

Mondoweiss, 19 luglio 2022.   

I palestinesi con cittadinanza americana chiedono un’indagine sul trattamento discriminatorio da parte del Dipartimento di Stato, nonché sulle violazioni delle leggi statunitensi al servizio dell’occupazione israeliana.

Il Segretario di Stato Antony J. Blinken tiene un discorso sulla politica estera degli Stati Uniti presso il Dipartimento di Stato americano a Washington, D.C., 3 marzo 2021. (Dipartimento di Stato, Foto di Ron Przysucha)

Poche ore prima dell’arrivo di Joe Biden all’aeroporto Ben-Gurion e dell’accoglienza cerimoniale guidata dal presidente israeliano Isaac Herzog, un gruppo di palestinesi-americani si è riunito 10 chilometri a nord di Gerusalemme per ricordare al Presidente degli Stati Uniti che essi meritano la protezione del Governo americano di fronte alle continue violazioni israeliane.

Mercoledì 13 luglio, in un appuntamento fissato poco prima dell’arrivo previsto di Biden, gli uffici dell’organizzazione per i diritti umani Al-Haq, nel centro di Ramallah, erano pieni di giornalisti, mentre i palestinesi-americani tenevano una conferenza con lo slogan “uguale protezione richiede uguale attenzione”, in cui intendevano esporre le testimonianze delle violazioni israeliane contro di loro.

La conferenza si è conclusa con quattro richieste principali da parte dei palestinesi-americani:

 – che sia garantito loro da parte del Governo degli Stati Uniti lo stesso livello di protezione e di intervento concesso agli altri, per le violazioni che Israele commette contro i cittadini statunitensi di origine palestinese;

 – che l’Ufficio dell’Ispettore Generale apra un’indagine sulla condotta del Dipartimento di Stato, in particolare dell’Ambasciata degli Stati Uniti in Israele e dei suoi servizi consolari. Questa condotta ha fatto registrare un trattamento discriminatorio verso i cittadini statunitensi di origine palestinese e la costante incapacità di rispondere adeguatamente di fronte alle violazioni israeliane contro i cittadini statunitensi, compresi, ma non solo, casi di tortura, maltrattamenti, aggressioni, confische di terre, negazione dell’ingresso, separazione delle famiglie, abusi sui bambini e uccisioni.

 – che il Governo degli Stati Uniti indaghi sulle potenziali violazioni da parte di Israele delle leggi statunitensi esistenti, tra cui la Legge sull’Assistenza all’Estero e la Legge sul Controllo delle Esportazioni di Armi, e che ponga fine ai finanziamenti statunitensi per le armi a Israele, a causa del ripetersi da parte di Israele di gravi violazioni dei diritti umani riconosciuti a livello internazionale, comprese gravi violazioni contro i cittadini statunitensi.

 – che il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti indaghi sulle associazioni di beneficenza statunitensi del tipo 501(c)(3) che finanziano le organizzazioni di coloni israeliani, direttamente coinvolte nell’espropriazione dei palestinesi (compresi alcuni cittadini statunitensi) della loro terra e dei loro diritti abitativi.

“Uguale protezione richiede uguale attenzione”

Alla luce del dovere americano di proteggere e salvaguardare i diritti dei suoi cittadini in tutto il mondo, i palestinesi-americani si sono riuniti per far luce sulla continua negligenza delle amministrazioni americane nel garantire i diritti dei cittadini statunitensi-palestinesi.

In una nota stampa, i palestinesi-americani – indipendentemente da qualsiasi affiliazione politica – hanno sottolineato che “la libertà di alcune persone non deve avvenire a spese e con l’oppressione di altre”. Allo stesso modo, la convinzione dei principi e dei valori non deve essere diluita passando da una sponda all’altra dell’Atlantico”.

L’analista politico palestinese e cittadino statunitense, Fadi Quran, ha parlato a Mondoweiss della campagna in atto, i cui “obiettivi sono quelli di garantire che si ponga fine a questo approccio razzista e, così facendo, si aiuti a promuovere i diritti dei Palestinesi in tutti i settori, compresa la protezione delle proprietà e l’accertamento delle responsabilità”.

La richiesta che il Governo degli Stati Uniti cessi di sostenere l’apartheid israeliana e la persecuzione dei palestinesi, compresi i cittadini statunitensi, è stata ripresa anche da membri della Knesset, tra cui il dottor Ofer Cassif della Lista Comune. 

“Vorrei esprimere la mia solidarietà ed empatia a voi e a tutto il popolo palestinese nella sua giusta lotta contro l’occupazione, l’apartheid e la pulizia etnica di Israele e per la liberazione, la statualità e la pace giusta”, ha detto il Dr. Cassif in una dichiarazione condivisa prima della conferenza.

Anche la deputata americana Rashida Tlaib ha rilasciato una dichiarazione durante la conferenza, in riferimento al viaggio del Presidente. “Le azioni parlano più delle parole e la decisione del Presidente di portare avanti questo viaggio mal concepito dimostra quanto lavoro abbiamo ancora da fare, come credenti nei diritti umani, nell’equità, nella governance democratica e nella pace, per rendere questi temi delle vere priorità per i nostri leader nazionali”, afferma la dichiarazione.

Collusione degli Stati Uniti contro i cittadini americani

Riflettendo sulle relazioni tra Stati Uniti e Israele, Quran sottolinea la dualità della politica estera americana quando si tratta dei diritti dei palestinesi. “Quando si tratta di Israele, le decisioni non si basano su valori o addirittura su interessi nazionali: le decisioni vengono prese in base agli interessi politici a breve termine dei politici al potere, che subiscono le pressioni e le angherie dell’AIPAC”, ha detto.

L’arrivo di Biden nella regione non è servito ad avviare nuovi sforzi, ma piuttosto a formalizzare questioni già discusse nel corso dell’anno. Il viaggio di Biden può quindi essere visto sostanzialmente come una cerimonia per apporre delle firme.

Il viaggio è stato preceduto da una serie di visite di diplomatici senior statunitensi nella regione per incontrare vari rappresentanti, tra cui alti funzionari palestinesi e israeliani.

Ad aprile, la Vice Amministratrice degli Stati Uniti Isobel Coleman ha incontrato il Ministro della Cooperazione Regionale di Israele per approfondire la cooperazione tra Israele, Bahrain, Emirati Arabi Uniti, Sudan e Marocco. Durante un altro viaggio, nel dicembre dello scorso anno, l’Assistente del Segretario americano per gli Affari del Vicino Oriente, Yael Lempert, ha visitato la regione e ha incontrato i funzionari dell’Autorità Palestinese (AP), compreso il Presidente Mahmoud Abbas. Lempert  ha anche incontrato l’allora ministro degli Esteri israeliano (attualmente primo ministro) Yair Lapid.

In seguito, l’11 giugno –poche settimane dopo l’uccisione della veterana corrispondente palestinese-americana di Al-Jazeera, Shireen Abu Akleh, nel campo profughi di Jenin, nel nord della Cisgiordania– i rappresentanti del Dipartimento di Stato americano si sono incontrati anche con il Presidente palestinese Mahmoud Abbas e con i rappresentanti israeliani.

Il Dr. Cassif lo aveva notato nella sua dichiarazione, osservando che “anche quando si tratta di cittadini palestinesi statunitensi, dei loro diritti, del loro benessere e persino della loro stessa vita (ad esempio, la defunta Shireen Abu Akleh), i governi statunitensi sembrano dare la priorità ai capricci israeliani rispetto alla democrazia, ai diritti e alla giustizia”.

In effetti, la discriminazione degli Stati Uniti quando si tratta di proteggere i propri cittadini è diventata più visibile con l’uccisione di Abu Akleh. Il portavoce degli Stati Uniti Ned Price ha affermato in una dichiarazione rilasciata dal Dipartimento di Stato: “Il [Coordinatore della Sicurezza degli Stati Uniti] non ha trovato alcuna ragione per credere che si tratti di un atto intenzionale, ma che sia piuttosto il risultato di circostanze tragiche durante un’operazione militare guidata dall’IDF contro fazioni della Jihad islamica palestinese l’11 maggio 2022, a Jenin, che ha fatto seguito a una serie di attacchi terroristici in Israele.”

Sahar Ibrahim rilascia la sua testimonianza durante la conferenza “Uguale protezione richiede uguale attenzione”, tenutasi il 13 luglio 2022.

Con l’incapacità del governo degli Stati Uniti di individuare gli assassini di una persona così importante come Shireen Abu Akleh –che non solo era una cittadina statunitense, ma che è stata anche uccisa nonostante indossasse la sua giacca con la scritta PRESS– c’è preoccupazione per la potenziale corruzione degli Stati Uniti nel trattamento differenziato dei suoi cittadini.

Sahar Ibrahim, 58 anni, che ha testimoniato contro le violazioni subite come cittadina americana, ha dichiarato a Mondoweiss: “Sia che siate cittadini americani, sia che siate titolari di una cittadinanza palestinese-americana, finché ci sarà Palestina nella parola, ci sarà sempre discriminazione. Significa che non si farà nulla riguardo al vostro problema.”

Discriminazioni del Dipartimento di Stato

Riflettendo sul viaggio di Biden e sui suoi risultati, il ricercatore e analista Ubay Aboudi ha detto che “l’amministrazione Biden continua il suo attacco alla narrativa politica palestinese e ai nostri diritti fondamentali”.

Tuttavia, al di là della narrazione e della rappresentazione, c’è un livello economico che è importante nei rapporti USA-Israele. “Se si vede la dichiarazione della Casa Bianca… si parla di pace economica”, ha detto Aboudi a Mondoweiss. “La stessa idea espressa da Netanyahu nel 1996.”

Il concetto di pace economica, che echeggia la “prosperità economica” di Trump, non affronta la questione degli aiuti militari americani a Israele. 

Il proiettile che ha ucciso Abu Akleh e l’arma che è stata ritenuta responsabile dell’uccisione del cittadino statunitense Omar Assad, 78 anni, non sono stati creati nel vuoto. Sono stati pagati e resi possibili grazie al continuo sostegno degli aiuti militari statunitensi.

“Da sempre gli Stati Uniti investono un considerevole aiuto finanziario, militare e diplomatico per garantire la ‘sicurezza’ e la ‘protezione’ di Israele”, ha dichiarato il Dr. Cassif. Tuttavia, è il contributo monetario degli Stati Uniti che continua ad ampliare il divario tra la capacità dei Palestinesi di proteggersi e le pratiche di sproporzionata violenza da parte di Israele.

Negando non solo i diritti dei Palestinesi, ma proprio la protezione dei cittadini statunitensi, diventa molto probabile che si violino le leggi statunitensi nello svolgimento delle relazioni estere americane con Israele.

Fadi Quran prosegue spiegando che: “politiche discriminatorie significa che il Dipartimento di Stato viola probabilmente le leggi USA quando risponde alle violenze israeliane verso i palestinesi americani.”

In un discorso simile, il Dr. Cassif ha affermato che “gli aiuti degli Stati Uniti servono a Israele per mantenere e rafforzare la supremazia ebraica, la discriminazione e l’oppressione dei Palestinesi, soprattutto nei Territori Occupati del 1967, ma anche all’interno dello Stato di Israele”.

Da anni, i palestinesi chiedono che gli Stati Uniti cessino gli aiuti militari e il sostegno a Israele. Attualmente, sempre più voci si uniscono nel chiedere che i soldi delle tasse americane non vengano più incanalati nello sviluppo di tecnologie militari israeliane che vengono utilizzate per commettere crimini contro l’umanità.

“Il governo Biden ha promesso una politica estera che dia priorità ai diritti umani, eppure non riesce nemmeno a proteggere i diritti umani dei propri cittadini, quando questi sono di origine palestinese”, ha spiegato Quran.

Infatti, prima dell’arrivo di Biden, gli organizzatori neri e palestinesi hanno chiesto di cancellare il suo viaggio nella regione, definendolo un “tour dei crimini di guerra” non solo per la visita in Palestina, ma anche alla luce dei crimini dell’Arabia Saudita contro gli yemeniti.

Rettificare l’impatto della politica degli Stati Uniti

In tono dolente, Sahar Ibrahim pensa agli 1,8 acri di terreno ereditati dal padre a Ramallah, ora occupati dall’insediamento israeliano illegale di Beit El: “1,2 di quegli 1,8 acri saranno destinati a una strada che i coloni stanno cercando di costruire”.

“Come palestinese-americana, ho il diritto di possedere un terreno qui, e lo sto richiedendo perché non hanno il diritto di prenderlo”, ha sottolineato Ibrahim.

I cittadini palestinesi degli Stati Uniti chiedono ora che il governo che li rappresenta compia nuovi passi per correggere l’impatto negativo della politica statunitense. Inoltre, è evidente che, in quanto cittadini, i loro voti sono fondamentali nelle elezioni statunitensi.

Riflettendo sulle pratiche passate delle amministrazioni statunitensi, Ibrahim ha detto a Mondoweiss: “Come cittadina statunitense…. ho il diritto di votare per chiunque io voglia. Ho votato per Obama nella speranza che venisse fatto qualcosa”. Frustrata per aver votato anche per Biden, ha continuato: “Non ho visto che sia stato fatto qualcosa. Come cittadina americana, mi sono resa conto che si tratta sempre di promesse… ma non si fa nulla al riguardo”.

“Penso che in qualsiasi altro contesto, eccetto gli Stati Uniti, si potrebbe fare causa al governo o intraprendere azioni, o forse fare causa allo Stato di Israele per questo tipo di violazioni”, ha spiegato Aboudi.

Chiarisce che non si tratta di concedere un trattamento preferenziale ai Palestinesi: “si tratta di sostenere la legge e di cercare di responsabilizzare Israele utilizzando una seconda nazionalità per i Palestinesi”.

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

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