La fusione del centro-destra in Israele aggrava il dilemma della sinistra

Lug 19, 2022 | Notizie, Riflessioni

di Anshel Pfeffer,

Haaretz, 17 luglio 2022. 

Il compito dei partiti di sinistra israeliani in passato era quello di sfidare il centrismo del Labour, in particolare sul conflitto israelo-palestinese. Ora Labour e Meretz devono sfidare Lapid e Gantz, ma è meglio che questi due partiti si mettano insieme?

Yair Golan (sin.), Nitzan Horowitz e Tamar Zandberg a un evento del Meretz lo scorso anno. Eliyahu Hershkovitz

L’annuncio della scorsa settimana da parte di Benny Gantz e Gideon Sa’ar che i loro partiti correranno insieme alle elezioni di novembre si è perso un po’ nel furore della visita di Joe Biden, ma ha il potenziale per sconvolgere i prossimi tre mesi e mezzo di campagna elettorale.

Gantz, Yair Lapid e Benjamin Netanyahu, i tre possibili candidati a formare il prossimo governo, hanno ciascuno il grattacapo di decidere chi attaccare. Netanyahu ha sempre preferito affrontare un solo rivale come unico bersaglio del suoi tossici attacchi.

Gantz vuole dimostrare di essere il candidato in grado di riunire il maggior numero di partiti, ma deve lavorare per convincere gli elettori centristi che non romperà la sua promessa di non servire sotto Netanyahu, come ha fatto nel 2020. Lapid deve sostenere la sua pretesa di essere l’unica alternativa possibile a Netanyahu senza mettere a rischio i suoi fragili rapporti con Gantz e gli altri membri della coalizione che ha costruito.

Ma anche prima che queste dinamiche a tre si svolgano, stanno già avendo un impatto in tutto lo spettro politico. Il legame di Gantz con Sa’ar significa che la lista Kahol Lavan-Nuova Speranza è una formazione di destra. Di conseguenza, Yesh Atid di Lapid è ora ufficialmente l’opzione di centro-sinistra. Se crescerà, e i sondaggi prevedono che lo farà, sarà a spese dei partiti alla sua sinistra.

Il Ministro della Giustizia Gideon Sa’ar e il Ministro della Difesa Benny Gantz dopo la loro dichiarazione congiunta della scorsa settimana.Tomer Appelbaum

Lo spazio occupato dai partiti che un tempo si definivano sinistra sionista, una volta il più grande appezzamento della politica che conta, è ora diventato una minuscola riserva naturale per specie in via di estinzione. Lapid ha già conquistato la maggior parte della storica terra di mezzo dei laburisti e sta venendo a prendere ciò che resta.

Da quando nel 2014 la soglia elettorale è stata innalzata dal 2% al 3,25%, Meretz ha trascorso ogni campagna elettorale in preda al panico, lanciando segnali di pericolo al suo elettorato perché lo salvasse dall’oblio. Dal 2020, quando l’allora capo del Labour Amir Peretz portò il partito in una coalizione con Netanyahu, i laburisti si sono trovati in una situazione simile, anche se Merav Michaeli, che ha sostituito Peretz, ha salvato il partito dalla quasi morte nelle elezioni dello scorso anno.

La stagione della campagna elettorale è appena iniziata e già la storia si ripete: molti sondaggi danno Meretz in bilico. I laburisti, in una posizione leggermente migliore, sono chiamati a salvare Meretz accettando una fusione delle loro liste.

Michaeli, che sostiene di poter riportare il partito laburista alla sua vecchia identità di potenziale partito di potere –e per farlo non può diluire il suo messaggio– è contraria a qualsiasi discorso di fusione. Lunedì è quasi certa di essere rieletta leader (l’unico sfidante alle primarie è il segretario generale del partito, Eran Hermoni, piuttosto impopolare) e, almeno per ora, non intende fare passi indietro.

La leader del Partito Laburista Merav Michaeli a maggio.Ohad Zwigenberg

Il 23 agosto, Meretz terrà le sue primarie per sostituire il dimissionario Nitzan Horowitz. L’ex leader Zehava Galon non si è ancora dichiarata, ma se lo farà, come molti si aspettano, batterà facilmente l’unico altro candidato finora, il generale in pensione Yair Golan.

Michaeli e Galon sono un duo formidabile che potrebbe guidare la sinistra israeliana, ma è meglio che lo facciano insieme o separatamente?

L’ex leader del Meretz Zehava Galon.Tomer Appelbaum

Non si tratta solo di stabilire se ciascun leader sia in grado di rivitalizzare il proprio partito e di garantire che entrambi superino la soglia. Anche supponendo che la risposta sia affermativa, c’è qualche altra cosa che giustifichi la loro esistenza separata?

I laburisti e Meretz sono intrappolati dalla storia. Nessun leader laburista può ammettere che il partito che ha fondato Israele e lo ha governato per metà dell’esistenza del Paese sia stato relegato a uno status di seconda classe per il prossimo futuro, anche se è chiaro che, finché Lapid sarà sulla scena, il Labour non tornerà a essere un partito di potere.

Il Meretz non è mai stato il partito del potere, ma i due partiti che si sono fusi per fondarlo nel 1992 –il socialista Mapam e il Ratz (il Movimento per i diritti civili e la pace)– rappresentano filoni cruciali del DNA della sinistra israeliana. (Il terzo membro originario di Meretz, Shinui, se ne andò presto, tornando alle sue radici centriste). Il compito era quello di sfidare il centrismo del Labour e spingerlo verso posizioni più coraggiose, in particolare sul conflitto israelo-palestinese.

Meretz doveva essere il rimorchiatore che tirava la nave laburista nella direzione desiderata. Ora che entrambi i partiti sono barche a remi che prendono acqua, c’è poca giustificazione per la loro esistenza se non riescono a proporre un messaggio chiaro su ciò che rappresentano. Nell’ultimo anno, hanno fatto esattamente ciò che i loro elettori volevano da loro: sono stati partner stabili (con l’eccezione di un membro del Meretz) nell’ampia coalizione che ha sostituito Netanyahu. Ma durante questa insolita collaborazione non sono riusciti ad articolare un loro valore aggiunto.

Se si tratta di tenere Netanyahu fuori dalla sua carica, Lapid è quello che ce l’ha fatta. Molti potenziali elettori laburisti e del Meretz, che una volta vedevano Lapid come un peso leggero, ora pensano che i loro voti sarebbero meglio utilizzati per rafforzarlo nella prossima lotta contro Netanyahu.

Non si tratta solo di sopravvivenza, ma di come i due partiti vedono il loro ruolo. Il Meretz è sempre stato pronto a sfidare lo status quo dell’occupazione, mentre il Labour è rimasto più vicino alle sue radici ben-gurioniste. E lo fa ancora. D’altra parte, il socialismo sionista di vecchia scuola del Mapam si è diluito nel suburbanismo Tel-Aviviano di Meretz. Oggi i laburisti hanno almeno alcuni membri di spicco che stanno cercando di elaborare un nuovo manifesto socialdemocratico.

Per quanto riguarda i diritti delle donne e delle persone LGBTQ, di cui è stata pioniera la fondatrice di Meretz Shulamit Aloni, i partiti non differiscono molto. Ed è difficile dire, sulla base dell’esperienza recente, che uno dei due partiti abbia fatto un lavoro straordinario per forgiare un’alleanza ebraico-araba che deve essere parte del futuro della sinistra israeliana.

Se il compito di Meretz era quello di essere il correttivo di sinistra del Labour, ora entrambi i partiti hanno un ruolo identico nei confronti di Lapid e Gantz. Ha senso farlo separatamente?

Una volta che il Meretz avrà risolto la questione della leadership il mese prossimo, mancheranno tre settimane alla scadenza per il deposito delle liste dei candidati presso il Comitato elettorale centrale. Potrebbe essere il periodo più critico per il futuro della sinistra israeliana.

https://www.haaretz.com/israel-news/elections/2022-07-17/ty-article/.premium/israels-center-right-merger-worsens-the-lefts-dilemma/00000182-0cd9-d823-a7f6-acdd8e140000?utm_source=App_Share&utm_medium=iOS_Native

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

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