dallo Staff del Times of Israel,
The Times of Israel, 16 luglio 2022.
Il patriarca greco di Gerusalemme dice al leader statunitense che c’è uno sforzo “senza precedenti” per cacciare i cristiani dalla Città Santa, attraverso vandalismi e confische di proprietà.
Incontrando, venerdì scorso, il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden presso la Chiesa della Natività di Betlemme, un alto leader cristiano di Gerusalemme ha parlato contro quelli che ha definito “attacchi senza precedenti da parte di gruppi radicali israeliani” volti a respingere i cristiani dalla Città Santa.
In una dichiarazione, il patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme Theophilos III ha detto di aver raccontato al leader statunitense che questi radicali agiscono “senza doverne render conto a nessuno” e che le loro azioni includono attacchi alle chiese e tentativi di impadronirsi delle proprietà.
Ha sottolineato “le sfide che i cristiani devono affrontare e il livello a cui sono arrivate le cose”, tra cui assalti alle chiese, insulti al clero, tentativi di bloccare i fedeli dal raggiungere i luoghi di culto e tentativi di sequestro di immobili cristiani.
I leader cristiani si stanno sempre più lamentando del fatto che le loro comunità sono minacciate di essere cacciate dalla regione da parte dei gruppi radicali israeliani estremisti.
A giugno, la Corte Suprema ha confermato la decisione di un tribunale di grado inferiore di non bloccare il trasferimento dei diritti di tre edifici nella Città Vecchia di Gerusalemme ad Ateret Cohanim, esaurendo ogni possibile ricorso da parte della chiesa greco-ortodossa dopo una lunga battaglia legale.
Ateret Cohanim è un’organizzazione religioso-sionista che lavora per popolare la Città Vecchia e altri quartieri di Gerusalemme Est con residenti ebrei, acquistando immobili da proprietari non ebrei.
La decisione della Corte ha dato il colpo di grazia ai tentativi del Patriarcato greco-ortodosso di opporsi alla vendita, avvenuta nel 2004, della proprietà di due alberghi vicino alla Porta di Giaffa e di un terzo immobile nel quartiere cristiano.
Lo scorso dicembre, il rev. Francesco Patton, Custode di Terra Santa della Chiesa Cattolica e custode dei luoghi santi cristiani in Terra Santa, ha scritto in un pezzo d’opinione pubblicato dal quotidiano britannico Daily Telegraph: “la nostra presenza è precaria e il nostro futuro è a rischio”.
I patriarchi e i capi delle chiese di Gerusalemme hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui mettono in guardia dal pericolo rappresentato da gruppi radicali che, a loro dire, mirano a “diminuire la presenza cristiana”.
Patton ha scritto che negli ultimi anni la vita di molti cristiani è stata resa “insopportabile da gruppi locali radicali con ideologie estremiste”.
“Sembra che il loro obiettivo sia quello di liberare la Città Vecchia di Gerusalemme dalla presenza cristiana, persino dal quartiere cristiano”, ha detto.
I luoghi sacri, comprese le chiese, sono stati profanati e vandalizzati, mentre sono state rivolte offese contro sacerdoti, monaci e fedeli, ha accusato Patton.
“Questi gruppi radicali non rappresentano il governo o il popolo di Israele. Ma come per ogni fazione estremista, una minoranza radicale può troppo facilmente gravare sulle vite di molti, soprattutto se le loro attività rimangono incontrollate e i loro crimini impuniti”.
Patton ha scritto che, mentre un tempo i cristiani erano il 20% della popolazione di Gerusalemme, oggi sono meno del 2%. Ha lanciato un appello al mondo per un sostegno “affinché si possa continuare a preservare la ricca diversità di questa Terra Santa”.
Altri avvertimenti sono giunti dall’arcivescovo britannico di Canterbury Justin Welby, in un articolo scritto insieme all’arcivescovo anglicano di Gerusalemme, Hosam Naoum, pubblicato sul Sunday Times britannico.
Nel loro articolo, Welby e Naoum hanno scritto che c’è un “tentativo concertato di intimidire e allontanare” i cristiani.
Gli arcivescovi hanno affermato che l’aumento delle comunità di coloni israeliani, unito alle restrizioni di movimento imposte dalla barriera di sicurezza costruita da Israele per arginare gli attacchi terroristici provenienti dalla Cisgiordania, ha “approfondito l’isolamento dei villaggi cristiani”.
Di conseguenza, scrivono i due, c’è “un flusso costante di cristiani palestinesi che lasciano la Terra Santa per cercare altrove una nuova vita e nuovi mezzi di sostentamento”.
Da anni, attivisti ebrei estremisti compiono atti di vandalismo contro siti cristiani a Gerusalemme e in altre zone di Israele, compresi graffiti che incitano all’odio e incendi dolosi. Gli estremisti prendono di mira anche i palestinesi.
Israele ha strappato Gerusalemme Est agli occupanti giordani nella Guerra dei Sei Giorni del 1967 e successivamente vi ha esteso la sua sovranità, con una mossa mai riconosciuta dalla comunità internazionale. Ora considera l’intera Gerusalemme la sua capitale, citando il legame storico e biblico che gli ebrei hanno con essa.
Varie agenzie hanno contribuito a questo articolo.
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
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