L’eredità sanguinosa dei ‘valori condivisi’

Lug 14, 2022 | Notizie, Riflessioni

di Hagai El-Ad,  

+972 Magazine, 13 luglio 2022. 

Il ‘legame indissolubile’ di Israele con gli Stati Uniti significa che Biden nel suo viaggio non farà molto di più che rendere omaggio ai ‘due Stati’ mentre continua a sostenere l’apartheid.

Il Primo Ministro israeliano Yair Lapid saluta all’aeroporto Ben Gurion il Presidente Joe Biden durante la prima visita ufficiale di quest’ultimo in Israele come Presidente degli Stati Uniti. 13 luglio 2022. (Noam Revkin Fenton/Flash90)

Prima della sua visita in Israele-Palestina, il Presidente Biden ha chiarito alle controparti israeliane che la Casa Bianca era interessata alla “moderazione“. A quanto pare, il sangue palestinese versato dopo la visita del Presidente è più facile da pulire rispetto al tipo di sangue più viscoso, quello che tende a lasciare macchie sgradevoli se viene versato nei giorni precedenti.

Per quanto possa sembrare grottesco, questo atto di micro-diplomazia americana la dice lunga. Perché illustra realmente la politica estera delle amministrazioni statunitensi che si sono succedute con le stesse caratteristiche nel corso dei decenni: l’infinita sottomissione palestinese mascherata come ‘stabilità’; la generosa sponsorizzazione dell’apartheid israeliana, mentre si rende formalmente omaggio alla ‘soluzione dei due Stati’, che attribuisce pari responsabilità all’occupante e all’occupato; e la protezione di Israele da qualsiasi conseguenza reale. Nel frattempo, gli Stati Uniti continuano a rimandare il problema, come se calciassero spensieratamente una lattina per la strada, a patto che l’intera regione non vada in fiamme troppo a lungo (si applicano i dovuti termini e condizioni: qualche settimana di inferno a Gaza di tanto in tanto, con morti palestinesi nell’ordine delle migliaia, è perfettamente accettabile).

Quella strada in cui si aggirano, macchiata dal sangue di innocenti, è ormai vecchia di decenni, e la lattina che viene calciata lungo i suoi vicoli polverosi è, in effetti, un popolo oppresso da una superpotenza regionale che è armata, finanziata e sostenuta dagli Stati Uniti.

Le strade sterrate e polverose sono tutto ciò che gli abitanti di Masafer Yatta hanno per collegare le loro comunità del deserto con il resto della Cisgiordania occupata. Quando il Presidente Biden visiterà Israele e Palestina, non vedrà gli oltre 1.000 Palestinesi di Masafer Yatta destinati al trasferimento forzato da parte di quell’Israele che egli è così impegnato a sostenere – lo stesso Stato il cui tribunale supremo ha dato il via libera al crimine di guerra di espulsione forzata di queste comunità, utilizzando la scusa infondata di voler trasformare la loro terra in un’area di addestramento militare.

Il “legame indissolubile” e i “valori condivisi” tra gli Stati Uniti e Israele faranno di nuovo notizia. Tuttavia, lontano da questi cliché, a Masafer Yatta – contro ogni previsione – questi Palestinesi stanno letteralmente facendo fiorire il deserto. Lo stanno facendo senza danneggiare nessuno, mentre affrontano un esercito che, nei suoi giorni più gentili, distrugge le loro condotte d’acqua improvvisate e, nei giorni meno gentili, invia i suoi carri armati, elicotteri e mezzi militari per ‘addestrarsi’ intorno e dentro le loro stesse comunità. Le strade sterrate sono chiuse, i giornalisti e gli attivisti sono detenuti – a volte picchiati o arrestati – e Masafer Yatta è tagliata fuori dal mondo.

Un cartellone affisso da B’Tselem a Betlemme dà il benvenuto al Presidente Joe Biden durante la sua visita in Cisgiordania, il 13 luglio 2022. (Heidi Motola/B’Tselem)

Agli ulivi e agli umili campi non interessa che l’Amministrazione Biden si rifiuti di definire le politiche di Israele in questa parte della Cisgiordania occupata come un crimine di guerra, né i residenti di Masafer Yatta si aspettano che la Casa Bianca alzi un dito per aiutarli. Ma perché l’Amministrazione Biden non dovrebbe almeno togliere il pollice che squilibra la bilancia? Non c’è parità di potere tra Israele e i Palestinesi. Non si tratta di due parti uguali. L’America può almeno smettere di far pendere la bilancia a favore della parte che ha già tutto a suo favore, contro coloro che cercano di guadagnarsi da vivere con la polvere e i cieli vuoti?

I cliché saranno presto dimenticati e l’attuale Presidente viene e va come tutte le cose. La richiesta americana di “moderazione” israeliana svanirà, insieme a tutte le fanfare e alla disinvolta ipocrisia. Gli accordi sulle armi saranno firmati, la cosiddetta sicurezza regionale sarà celebrata. Gli elicotteri dell’esercito israeliano – prodotti e probabilmente pagati dagli Stati Uniti – torneranno. Ma un giorno, la polvere si poserà e i nostri occhi potranno vedere fino alla fine dell’orizzonte aperto: un deserto fatto fiorire da persone che non chiedono altro che giustizia.

Hagai El-Ad è il direttore esecutivo di B’Tselem: il Centro di Informazione Israeliano per i Diritti Umani nei Territori Occupati.

https://www.972mag.com/biden-israel-values-palestinians/

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

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