di Fareed Taamallah,
ECCP Brussels, 4 luglio 2022.
Sono un agricoltore palestinese e possiedo una fattoria nel villaggio di Qira, che si trova 50 km a nord della città di Ramallah. Fin dall’infanzia, coltivavo la terra con mia madre, poiché vivevamo esclusivamente dei nostri prodotti. Molti alberi che oggi si trovano nella fattoria sono stati piantati da mia madre e mio padre, mentre altri li ho piantati io con i miei figli, nei fine settimana che trascorrevamo a lavorare la terra e a godere dei suoi frutti.
La mia fattoria è coltivata con mandorli, fichi e ulivi; alcuni ulivi hanno fino a 700 anni. Da questi, otteniamo fichi freschi e secchi, mandorle e olio d’oliva. Nella scorsa stagione, abbiamo prodotto tre tonnellate di olio d’oliva dalla nostra fattoria. Durante gli anni dell’occupazione israeliana, la mia fattoria è stata circondata da insediamenti israeliani illegali, per lo più costruiti su terreni di proprietà privata palestinese, spesso tramandati di generazione in generazione di agricoltori.
Io e i miei concittadini soffriamo per la presenza degli insediamenti e per l’aggressività dei coloni che hanno attaccato il nostro villaggio diverse volte negli ultimi anni, l’ultima delle quali nel febbraio di quest’anno. I coloni hanno attaccato le case degli agricoltori alla periferia del villaggio, hanno rotto le finestre delle case, hanno danneggiato gli pneumatici delle auto e hanno scritto slogan razzisti che chiedevano l’espulsione dei Palestinesi dalle terre di “Giudea e Samaria che appartengono agli Ebrei”, secondo le loro affermazioni.
Lo stesso vale per gli abitanti dei villaggi vicino al mio, come Kifl Haris e Marda, le cui terre furono rubate per costruire gli insediamenti israeliani. Agli agricoltori viene impedito di accedere a quelle parti delle loro terre che sono adiacenti all’insediamento. Soffriamo anche per il furto dei nostri raccolti da parte dei coloni, soprattutto durante la raccolta delle olive.
Soffriamo di una grande carenza d’acqua necessaria per irrigare le nostre colture, una carenza che non è causata da siccità o da scarsità d’acqua, ma piuttosto dalla distribuzione iniqua dell’acqua da parte delle autorità israeliane. L’acqua è disponibile 24 ore su 24, 7 giorni su 7 per i coloni degli insediamenti vicini, mentre raggiunge le nostre case e le nostre aziende agricole una volta alla settimana. Oltre al fatto che gli israeliani rubano l’acqua dalle nostre sorgenti sotterranee, ce la vendono a prezzi molto alti, il che comporta un enorme onere finanziario per gli agricoltori palestinesi, tanto che non siamo in grado di competere con i prodotti israeliani degli insediamenti. Sebbene gli insediamenti illegali siano stati costruiti sulle nostre terre confiscate, ci viene negato l’accesso ad esse, ad eccezione di chi abbia permessi di lavoro speciali.
Due diversi sistemi legali sono applicati da Israele nella stessa area geografica, favorendo i coloni israeliani rispetto ai Palestinesi che vivono a poche centinaia di metri di distanza. A causa della continua espansione degli insediamenti, temo che non potrò più accedere alla mia fattoria e coltivarla come facevo prima. Potrebbe finire annessa a un insediamento israeliano, e successivamente trasformata in proprietà dei coloni.
D’altra parte, abbiamo difficoltà ad esportare i nostri prodotti agricoli, come l’olio d’oliva, al di fuori della Palestina, poiché la parte israeliana, che controlla i confini e i passaggi, pone grandi restrizioni all’esportazione dei prodotti agricoli palestinesi verso il mondo esterno, ad esempio verso l’Europa. D’altra parte, i coloni israeliani che producono dalle nostre terre rubate godono di grandi agevolazioni per esportare i loro prodotti e trovano un mercato libero e attraente in Europa, ciò che li incoraggia a continuare a rubare terre e ad espandere gli insediamenti.
Ci auguriamo che l’Europa smetta di importare i prodotti degli insediamenti e promulghi leggi che ne vietino l’importazione; questo avrebbe una grande importanza finanziaria e morale per noi e potrebbe contribuire almeno in parte a raggiungere la giustizia che ci è sempre stata negata.
Fareed Taamallah, agricoltore, giornalista e attivista politico con sede nella città di Ramallah-Palestina.
Costruire colonie e insediamenti illegali nei Territori Occupati è un crimine di guerra. La colonizzazione uccide, espropria ed espelle interi popoli. È giunto il momento di imporre un divieto totale di commercio con gli insediamenti/colonie stabiliti nei Territori Occupati e di porre fine alla complicità dell’Europa.
Firma la petizione che trovi al link qui sotto (Home) per una legge storica che fermi il commercio con gli insediamenti illegali!
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
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Spero che questa importante iniziativa ottenga i risultati richiesti. l’Italia e l’Europa non possono continuare a negare ascolto.
L’incredibile pazienza e costanza dei Palestinesi deve essere premiata.