Apartheid in azione: Il pericolo delle nuove restrizioni israeliane ai viaggi in Cisgiordania

Giu 6, 2022 | Notizie

di Michael Arria e Yumna Patel,

Mondoweiss, 3 giugno 2022. 

Le nuove restrizioni israeliane sui palestinesi con passaporto straniero vengono condannate da esperti legali, mentre l’amministrazione Biden fa ben poco per difendere i diritti dei cittadini statunitensi.

Un soldato israeliano all’ingresso del ponte di Re Hussein, il più importante attraversamento di frontiera per i palestinesi della Cisgiordania diretti in Giordania. Marzo 2014 (foto AP)

Se un palestinese-americano vuole recarsi nella Cisgiordania occupata per visitare la propria famiglia, presto dovrà richiedere in anticipo un permesso al governo israeliano, indicando le informazioni personali dei parenti che intende visitare, insieme ai dati di eventuali terreni che possiedono o che potrebbero ereditare nel territorio.

E anche in questo caso, l’ingresso potrebbe essere negato per “qualsiasi altra considerazione del  caso”, a discrezione delle autorità israeliane.

Queste sono solo alcune delle invadenti restrizioni a cui sarebbero sottoposti i palestinesi in possesso di passaporto straniero, secondo una nuova ordinanza pubblicata dal Coordinamento delle Attività Governative nei Territori (COGAT), l’agenzia governativa israeliana responsabile dell’applicazione della politica israeliana nei territori occupati.

Le nuove norme entreranno in vigore il 5 luglio. Pubblicate dal COGAT all’inizio di quest’anno, le restrizioni dovevano inizialmente entrare in vigore il 22 maggio, ma sono state temporaneamente bloccate da una petizione presentata all’Alta Corte di Israele dal gruppo per i diritti umani HaMoked.

Le nuove regole del COGAT hanno ricevuto forti critiche da parte di gruppi per i diritti umani e di esperti legali, secondo i quali esse renderanno la vita ancora più difficile ai palestinesi. La Cisgiordania non fa parte di Israele, ma è questo paese che controlla da decenni l’ingresso e la circolazione nell’area, imponendo restrizioni draconiane alla popolazione.

Novantasette pagine di regole contengono la politica del COGAT, che non si applica comunque alle persone che visitano i numerosi insediamenti ebraici della Cisgiordania. In queste pagine l’intera area è chiamata “Giudea e Samaria”, il nome biblico preferito dal governo israeliano.

“Questo è Apartheid in azione”, ha dichiarato a Mondoweiss Ahmed Abofoul, un avvocato dell’organizzazione palestinese per i diritti umani Al-Haq.

“Diciamo, ad esempio, che un palestinese e un ebreo americano vengono insieme in Cisgiordania. Il palestinese viene trattato in modo diverso dall’ebreo”, ha detto.

“Fa tutto parte del sistema di apartheid. Quello che stiamo vedendo è un tipico esempio di come Israele applichi le sue leggi di apartheid ai palestinesi ovunque si trovino, sia nei territori occupati che all’estero. Israele prende di mira i palestinesi per il solo fatto che sono palestinesi.

Annessione de facto

Gli esperti di diritti umani affermano che le nuove restrizioni stabilite dal COGAT sono particolarmente pericolose perché presuppongono la sovranità e la giurisdizione israeliana sull’intera Cisgiordania occupata.

Per anni Israele ha cercato di annettere de jure il territorio occupato, ma ha dovuto affrontare notevoli resistenze politiche. Ma i gruppi per i diritti affermano che il governo ha praticato per decenni un’annessione de facto in Cisgiordania, dal momento che milioni di palestinesi sono soggetti alle leggi e alle politiche israeliane, ma non godono dei diritti previsti dalla legge.

L’uso di una terminologia come Giudea e Samaria, ad esempio, cerca di confondere i confini e di trattare il territorio occupato come parte di Israele. Sebbene Israele abbia sempre controllato i confini tra la Cisgiordania e il mondo esterno, con l’introduzione di queste nuove e dettagliate restrizioni lo Stato sta formalizzando quella che considera la sua sovranità sul territorio. 

“Israele cerca di stabilire per via burocratica il suo controllo de facto su tutte le terre palestinesi, introducendo nuove procedure per la raccolta di informazioni che saranno utilizzate per espropriare ulteriormente i palestinesi della loro terra e della loro identità”, ha dichiarato a Mondoweiss il dottor Osama Abuirshaid, direttore esecutivo dell’Azione Americani per la Giustizia e la Pace in Palestina (AJP Action).

“Le autorità israeliane sanno che – secondo il diritto internazionale – non hanno il diritto legale alla sovranità sul territorio palestinese occupato. Pertanto, mirano ad aggirare questa realtà attraverso tattiche eversive che trattano la terra palestinese come se fosse la loro”.

“Israele sta scommettendo sulla complicità della comunità internazionale, grazie alla incapacità pluridecennale di quest’ultima di scoraggiare le violazioni degli obblighi legali di Israele come potenza occupante”, ha continuato. Crede che questa nuova violazione contro i palestinesi passerà come una tempesta in un bicchier d’acqua, simile alla tempesta che si è scatenata per il riconoscimento americano di Gerusalemme come capitale”. Le nuove regole del COGAT fanno parte del più ampio piano di Israele di giudaizzare i territori palestinesi occupati e di smantellare dall’interno, una dopo l’altra, le risoluzioni internazionali che sono inattive e palesemente inefficaci.”

Le regole

Sei un palestinese con un passaporto di un Paese straniero? Dovrai consegnare i nomi e i numeri della carta d’identità nazionale della tua famiglia se vuoi viaggiare. Hai intenzione di trasferirti nello stesso appartamento del tuo partner palestinese? Avrai 30 giorni per notificarlo al governo israeliano. Vuoi studiare in un’università della Cisgiordania? La tua scelta sarà limitata a certe discipline, sempre che Israele non abbia già esaurito tutti i posti disponibili per i suoi studenti.

Le restrizioni impongono un tetto massimo al numero di studenti e docenti che possono frequentare e insegnare nelle università palestinesi, rispettivamente 150 e 100 all’anno, e limitano il periodo di tempo in cui i professori e gli studenti in visita possono rimanere in Cisgiordania.

Le nuove regole stabiliscono anche che i funzionari israeliani possono determinare quali materie i professori in visita possono o non possono insegnare.

“Stanno determinando cosa le persone possono studiare, chi può insegnare e quante persone possono studiare”, ha detto Abofoul. “E secondo le regole, queste decisioni sono prese a discrezione del funzionario COGAT autorizzato'”.

“Quindi, in sostanza, un ufficiale militare decide per un’intera nazione quale sarà la natura del suo mondo accademico e delle sue istituzioni accademiche. Deciderà quali materie possono studiare i palestinesi, quali professori possono venire o meno e quali studenti possono venire dall’estero per studiare”.

“È una forma molto pericolosa e plateale di dominazione”, ha detto Abofoul.

Abofoul ha sottolineato quella che ha definito l’assurdità di alcune regole, tra cui quella che impone ai cittadini stranieri di dichiarare al governo israeliano qualsiasi nuova relazione affettiva con un palestinese entro 30 giorni dall’inizio della stessa, pena il rischio di non ottenere lo status di residenza in caso di futuro matrimonio.

“Queste regole sono davvero oltraggiose e invasive”, ha dichiarato Abofoul. “È ridicolo che pretendano che tu sappia cosa ti riserverà il futuro di una relazione entro 30 giorni dal suo inizio”.

Abofoul ha detto che, come le altre restrizioni, non si tratta della relazione in sé, ma del controllo sulla vita dei palestinesi.

“Si tratta di prendere di mira il palestinese nella sua relazione e la natura palestinese della relazione stessa. Lo abbiamo visto con i divieti di unificazione familiare per i coniugi stranieri di palestinesi, ma questo sta portando la questione a un livello completamente nuovo”, ha affermato.

“Queste regole non si applicano se sei uno straniero e vuoi avere una relazione con un ebreo israeliano. In questo caso non devi compilare questi moduli speciali, o richiedere permessi, o sottoporti a procedure extra”.

Sorveglianza e censura

Dopo la pubblicazione della nuova ordinanza, i palestinesi hanno espresso la preoccupazione che le nuove procedure facciano parte dell’ultimo tentativo del governo israeliano di aumentare la sorveglianza sulle loro comunità.

Negli ultimi anni Israele ha intensificato la sorveglianza sui palestinesi. Nel novembre 2021 il Washington Post ha riferito di Blue Wolf, un sistema di riconoscimento facciale che utilizza la tecnologia degli smartphone per catturare immagini di palestinesi e cercare di abbinarle a un database compilato dall’esercito israeliano.

Il governo è stato anche accusato di fare hacking di sorveglianza sugli attivisti palestinesi per i diritti umani. 

“Non solo hanno il potere di respingere le persone che vorrebbero fare visita, ma stanno anche raccogliendo informazioni su di loro e su coloro che vogliono visitare”, ha dichiarato Abofoul a Mondoweiss, mettendo in guardia dalle sinistre conseguenze che potrebbero derivare dall’obbligo per i palestinesi di dichiarare le proprietà che possiedono o che intendono ereditare.

Abofoul ha dichiarato che i gruppi per i diritti hanno la seria preoccupazione che le informazioni raccolte sulle proprietà terriere possano essere usate in futuro dal governo israeliano per confiscare terreni palestinesi di proprietà privata e trasformarli in terreni statali da utilizzare per insediamenti o zone militari.

“Informarsi sulle tue proprietà e sulle possibili eredità fa parte dell’impresa espansionistica e di insediamento di Israele”, ha dichiarato Abofoul. “Israele non ha alcuna intenzione di fermare la sua confisca di terre e il furto di proprietà private palestinesi”.

“È successo dopo il 1948 con la legge sulle proprietà degli assenti, quando i palestinesi che avevano proprietà ma erano fuori dal Paese si sono visti confiscare le loro terre. Questa è la terra che è diventata Israele”, ha detto.

“La stessa cosa potrebbe succedere ora in Cisgiordania.”

Abofoul ha detto che le nuove restrizioni hanno anche implicazioni per l’attivismo palestinese e la costruzione della solidarietà internazionale.

“Israele si rende conto che le visite degli stranieri nei territori occupati mettono allo scoperto le politiche di apartheid di Israele e che questa solidarietà con i palestinesi sta influenzando negativamente Israele sulla scena internazionale, e non vuole che questo accada”, ha detto.

“Con queste regole, possono ora monitorare e raccogliere dati sulle persone che vengono a visitare i palestinesi o che svolgono attività di solidarietà in Cisgiordania e questi dati potranno essere utilizzati in futuro per impedire alle persone di tornare e partecipare a questo tipo di attività”, ha detto Abofoul.

“È un modo per censurare i palestinesi e i loro sostenitori in tutto il mondo. Diventerà più difficile mostrare al mondo ciò che sta accadendo in Palestina”, ha continuato. “Si può raccontare per un milione di anni ciò che sta succedendo, ma non è efficace come quando si viene a vedere di persona”.

La risposta degli Stati Uniti

Quando il portavoce del Dipartimento di Stato, Ned Price, è stato interpellato il 2 maggio sulla posizione dell’amministrazione Biden in merito alla nuova politica, ha avuto ben poco da dire. “Siamo a conoscenza delle nuove procedure per l’ingresso e la residenza degli stranieri in Cisgiordania, pubblicate di recente dal COGAT israeliano e che, a quanto ci risulta, stanno per entrare in vigore”, ha dichiarato ai giornalisti. “Continuiamo a studiarle. Siamo in contatto con la controparte israeliana per capire come verranno applicate e quali conseguenze potranno avere.”

Il 27 maggio, dodici Democratici della Camera USA hanno inviato una lettera al Segretario di Stato Antony Blinken, al Segretario per la Sicurezza interna Alejandro Mayorkas e al Segretario per l’Istruzione Miguel Cardona, esprimendo preoccupazione per il potenziale impatto che le nuove regole sui viaggi avrebbero sulla libertà accademica. “Siamo preoccupati per il fatto che il governo di Israele mantenga politiche di ingresso che discriminano i cittadini statunitensi in base alla loro etnia, origine nazionale, religione e/o punto di vista politico”, si legge nella lettera, promossa dal rappresentante Jamaal Bowman (D-NY). “Siamo consapevoli, come si legge sul sito web del Dipartimento di Stato, che queste politiche hanno un impatto sproporzionato sui palestinesi americani, che sono spesso sottoposti a ispezioni e interrogatori umilianti e invasivi da parte delle autorità israeliane e a cui viene spesso negata la possibilità di visitare la loro patria d’origine”.

La lettera di Bowman è solo un esempio della crescente preoccupazione dei Democratici rispetto alla politica di Biden su Israele e Palestina. A maggio, l’amministrazione ha ricevuto due lettere in cui si chiedeva di intervenire nei villaggi di Masafer Yatta, in Cisgiordania, dove circa 1.000 palestinesi stanno per essere sfrattati con la forza dalle loro case per destinare la terra all’esercito israeliano. La più moderata delle due lettere è stata promossa dal gruppo sionista liberale J Street e ha ricevuto 83 firme.

La seconda lettera è stata promossa dalla deputata Cori Bush (D-MO) e firmata da 15 membri progressisti della Camera. A differenza di quella di J Street, questa lettera definisce un “crimine di guerra” il trasferimento forzato, e chiede al governo degli Stati Uniti di porre condizioni per gli aiuti militari a Israele.

Biden ha anche dovuto affrontare pressioni affinché sia avviata un’indagine indipendente sulla morte della giornalista palestinese-americana Shireen Abu Akleh, uccisa dalle forze israeliane all’inizio di maggio. I deputati. Andre Carson (D-IN) e Lou Correa (D-CA) hanno recentemente promosso una lettera, firmata da quasi 60 democratici della Camera, in cui si chiede al Dipartimento di Stato e all’FBI di agire. “Come membri del Congresso, siamo profondamente preoccupati per la morte della signora Abu Akleh”, si legge nella lettera. “I giornalisti di tutto il mondo devono essere protetti ad ogni costo.”

Uno dei firmatari, la rappresentante Alexandria Ocasio-Cortez (D-NY), durante una diretta Instagram ha anche affrontato la politica dell’amministrazione verso Israele. ” Negli Stati Uniti non riusciamo nemmeno ad ottenere l’assistenza sanitaria. E poi finanziamo tutto questo”, ha detto ai telespettatori. “Ci deve essere una linea di confine che noi tracciamo, deve finire a un certo punto… Israele è sempre stata una zona politica proibita per tutte le parti del Congresso, e per così tanto tempo che non è nemmeno permesso parlarne”.

“Le nuove severe restrizioni di viaggio di Israele sono palesemente razziste e disumane; discriminano i viaggiatori palestinesi nel tentativo di interrompere il loro prezioso legame con le loro famiglie e la loro patria”, ha dichiarato a Mondoweiss il direttore della Campagna Statunitense per i Diritti dei Palestinesi, Iman Abid. “Ora che i membri del Congresso si fanno sentire, l’amministrazione Biden deve agire immediatamente per fermare queste restrizioni invasive e discriminatorie. Il popolo palestinese ha il diritto di visitare la propria patria e di ritornarci”.

Biden dovrebbe visitare Israele alla fine del mese.

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

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