Rapporto OCHA. 8 – 21 Febbraio 2022

UNITED NATIONS

OCHAoPt

Office for the Coordination of Humanitarian Affairs – occupied Palestinian territory

http://www.ochaopt.org/

Rapporto sulla Protezione dei Civili nei Territori Palestinesi occupati

riguardante il periodo:   8 – 21 febbraio 2022

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

 sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina:  https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2:  Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

             sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

            a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

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  di seguito il testo completo del Rapporto (1.609 parole)

In Cisgiordania, in tre episodi separati, le forze israeliane hanno sparato, uccidendo cinque palestinesi, incluso un minore [seguono dettagli]. Il 14 febbraio, a Silat al Harithiya (Jenin), un ragazzo 17enne è stato ucciso e altri dieci palestinesi sono rimasti feriti, nel corso di una demolizione punitiva (vedi sotto) in cui i palestinesi hanno sparato e lanciato pietre e bottiglie incendiarie contro le forze israeliane, che hanno sparato proiettili veri. L’8 febbraio, nella città di Nablus, tre palestinesi sono stati uccisi da un’unità israeliana sotto copertura; secondo le autorità israeliane, i tre erano membri di un gruppo armato palestinese che aveva compiuto attacchi contro le forze israeliane. Una organizzazione israeliana per i diritti umani ha indagato sull’episodio ed ha espresso preoccupazione per il possibile “uso eccessivo della forza” ed “esecuzioni extragiudiziali”. In Cisgiordania, in seguito all’accaduto, palestinesi hanno svolto dimostrazioni; in alcuni casi i partecipanti hanno lanciato pietre, mentre le forze israeliane hanno sparato lacrimogeni, proiettili di gomma e proiettili veri, con almeno 46 palestinesi feriti (vedi sotto). Il 15 febbraio, all’ingresso di An Nabi Salih (Ramallah), un 19enne palestinese è stato colpito a morte con arma da fuoco, mentre giovani palestinesi lanciavano pietre contro forze israeliane nei pressi di una torre militare. Secondo una fonte medica, il giovane sarebbe stato colpito alla parte bassa della schiena da brevissima distanza. Non sono stati segnalati feriti israeliani.

In Cisgiordania, un totale di 544 palestinesi, inclusi 54 minori, sono stati feriti dalle forze israeliane [seguono dettagli]. La maggior parte dei feriti (442) sono stati registrati nel contesto di manifestazioni diverse; la cifra include i circa 344 feriti segnalati in cinque proteste contro gli insediamenti: vicino a Beita, Beit Dajan e Burqa (tutti in Nablus). In una delle citate manifestazioni a Beita, due palestinesi addetti al primo soccorso sono stati colpiti e feriti da proiettili veri e da proiettili di metallo rivestiti di gomma, e due ambulanze hanno subito danni. Ai checkpoint di Beit El (Ramallah) e di Huwwara e agli ingressi di Al Funduq (Qalqiliya) e Burqa (Nablus), nel corso di manifestazioni contro l’uccisione di tre palestinesi (vedi sopra), sono stati segnalati altri 67 feriti circa. 24 feriti sono stati segnalati a Sheikh Jarrah, ed in altre zone di Gerusalemme Est, in manifestazioni di solidarietà con le famiglie a rischio di sgombero forzato. In due episodi occorsi a Burqa (Nablus), in seguito all’ingresso di coloni israeliani in villaggi palestinesi (vedi sotto), 54 persone sono rimaste ferite allorquando palestinesi hanno lanciato pietre contro le forze israeliane e queste ultime hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni. Ulteriori 48 feriti sono stati segnalati ad Al Lubban ash Sharqiya, Abu Dis e Seikh Jarrah (vedi sotto).

Il 9 e il 21 febbraio, forze israeliane hanno bloccato l’ingresso principale di Al Lubban ash Sharqiya (Nablus), ostacolando l’accesso di circa 2.800 persone ai mezzi di sussistenza e ai servizi. Il primo blocco è stato effettuato quando coloni israeliani si sono radunati all’ingresso del villaggio, per protestare contro il continuo lancio di pietre contro i loro veicoli da parte di palestinesi. Nella seconda circostanza, secondo quanto riferito, palestinesi avevano lanciato pietre contro le forze israeliane, che hanno sparato lacrimogeni, alcuni dei quali sono finiti all’interno del complesso di due scuole; due studenti sono stati curati per aver inalato gas lacrimogeno, e le lezioni sono state sospese per un giorno; secondo il preside della scuola, tale sospensione ha riguardato almeno 700 studenti. Inoltre, l’8 febbraio, le forze israeliane hanno bloccato la strada principale che collega l’Università Al Quds con la città di Abu Dis a Gerusalemme. Palestinesi hanno lanciato pietre contro forze israeliane, che hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni, ferendo sette palestinesi, di cui uno con proiettili veri.

In Cisgiordania forze israeliane hanno effettuato 139 operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato 198 palestinesi. Almeno tre delle operazioni hanno innescato scontri durante i quali sono state lanciate pietre contro forze israeliane che hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e gas lacrimogeno: quattro palestinesi sono stati feriti. Il governatorato di Ramallah ha registrato il numero più elevato di operazioni (30) e il governatorato di Gerusalemme il maggior numero di arresti (62).

A Sheikh Jarrah, palestinesi, coloni israeliani e forze di polizia si sono scontrati quasi ogni giorno. Trentacinque palestinesi sono stati feriti da forze israeliane e almeno 16, tra cui un minore, sono stati arrestati dalla polizia israeliana. La tensione è salita in previsione dello sgombero forzato, poi sospeso (vedi sopra) e a seguito dell’estemporaneo insediamento, vicino alle case dei palestinesi, dell’ufficio di un membro del parlamento israeliano che intendeva protestare per riferiti attacchi incendiari contro coloni del quartiere.

In Area C e a Gerusalemme Est, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto i proprietari a demolire 29 case di proprietà palestinese ed altre strutture [seguono dettagli]. Di conseguenza, sono state sfollate 23 persone, inclusi undici minori, e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di altre 300 circa. Complessivamente, in Area C, sono state demolite 24 strutture, tre delle quali erano state fornite come assistenza umanitaria in risposta a precedenti demolizioni. Queste [24] includevano tre strutture situate in due Comunità pastorali nel sud di Hebron, in aree designate dalle autorità israeliane come “zone di tiro” per l’addestramento militare. Cinque strutture sono state demolite a Gerusalemme Est; due dalle autorità e tre dai proprietari per evitare le tasse comunali ed i possibili danni agli effetti personali e alle strutture vicine. Nella Comunità di pastori di Ras at Tin (Ramallah), le autorità israeliane hanno emesso un ordine di avvertimento contro una scuola [palestinese] finanziata da donatori; già nel settembre 2020, in due momenti diversi, parti della scuola furono abbattute.

Il 14 febbraio, a Silat al Harithiya (Jenin), le autorità israeliane, per motivi “punitivi”, hanno demolito con esplosivo il secondo piano di un edificio residenziale a due piani, sfollando una famiglia composta da sei persone, tra cui quattro minori. La casa è una delle tre per le quali le autorità israeliane hanno programmato la demolizione, in quanto appartenenti alle famiglie di tre uomini accusati di essere coinvolti nell’uccisione di un colono israeliano avvenuta il 16 dicembre. Durante la demolizione il primo piano dell’edificio ha subito gravi danni ed è stato dichiarato inabitabile; di conseguenza, altre due famiglie, composte da nove persone, inclusi tre minori, sono state sfollate.

In Cisgiordania, nel corso di quattro episodi, coloni israeliani hanno ferito otto palestinesi e persone conosciute come coloni israeliani, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in 23 casi [seguono dettagli]. Sette palestinesi sono rimasti feriti e almeno cinque auto e altre proprietà sono state vandalizzate a Burqa e Al Ganoub (Hebron). In sei casi, circa 330 alberi e alberelli di proprietà palestinese sono stati sradicati o vandalizzati vicino agli insediamenti israeliani intorno a Salfit, Yasuf e Kafr ad Dik (tutti nel governatorato di Salfit), Surif (Hebron), Kafr Ra’i (Jenin) e Shufa (Tulkarm ). Secondo fonti della Comunità e testimoni oculari, a Sheikh Jarrah, coloni hanno forato i pneumatici di 13 auto di proprietà palestinese e hanno recintato un terreno davanti a una casa. Altri sei attacchi sono stati registrati intorno a Ramallah, Nablus, Salfit e Hebron, tra cui l’irruzione in case, il furto di attrezzature agricole e il danneggiamento di un impianto idrico e di condutture idriche. In quattro circostanze, nella Comunità di Mak-hul, nella valle del Giordano settentrionale (Tubas), coloni hanno attaccato pastori palestinesi e le loro mucche causando danni al raccolto. In altri tre casi, nei circondari di Gerusalemme, Hebron e Nablus, coloni hanno lanciato pietre contro veicoli palestinesi, ferendo un palestinese e provocando danni ad almeno tre veicoli. Nella zona H2 della città di Hebron, controllata da Israele, coloni hanno lanciato pietre contro tre case palestinesi.

In 50 casi, persone conosciute come palestinesi, o ritenute tali, hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani, ferendo cinque coloni israeliani e provocando danni ai veicoli.

Nell’area di Ibziq, nella Valle del Giordano, in più occasioni, tra il 9 e l’11 febbraio, le forze israeliane hanno costretto almeno sette famiglie palestinesi a evacuare le loro case, per la maggior parte della giornata, per far posto ad esercitazioni militari israeliane. Quarantadue persone, tra cui 17 minori, sono state temporaneamente sfollate. Le forze israeliane hanno anche condotto esercitazioni militari intorno alle Comunità di pastori di Bardala, Khirbet Samra ed Ein al Hilwa, nella valle del Giordano settentrionale, in un’area designata da Israele come “zona di tiro”, interrompendo le attività lavorative di sussistenza e l’accesso ai servizi e, in un caso, causando danni alla rete idrica e alle colture.

Vicino alla recinzione perimetrale israeliana e al largo della costa di Gaza, in almeno 25 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento, a quanto riferito per far rispettare [ai palestinesile restrizioni di accesso [loro imposte]. Ciò [il numero di casi di fuoco di avvertimento] rappresenta un incremento di oltre il 200% rispetto alla media bisettimanale registrata nel 2021. Al largo della costa settentrionale di Gaza, le forze israeliane hanno arrestato sette pescatori, tra cui tre minori ed hanno confiscato la loro barca, prima di liberarli tutti. Per due volte, ad Est di Rafah e di Khan Younis, le forze israeliane [sono entrate nella Striscia] ed hanno spianato terreni vicini alla recinzione, causando danni ad almeno 1,5 ettari di terra coltivata.

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Ultimi sviluppi (successivi al periodo di riferimento)

Il 22 febbraio, vicino al villaggio di Al Khadr (Betlemme), le forze israeliane hanno sparato, uccidendo un ragazzo palestinese di 13 anni. Secondo le autorità israeliane, il ragazzo aveva lanciato una bottiglia incendiaria contro le forze israeliane.

Il 22 febbraio, un tribunale israeliano ha sospeso lo sgombero forzato di una famiglia palestinese dalla loro casa a Sheikh Jarrah (Gerusalemme Est). Lo sgombero, conseguente ad una causa legale avviata dai coloni, era previsto per marzo e la sospensione fornisce alla famiglia una tregua temporanea, fino a quando non sarà fissata una ulteriore udienza in tribunale.

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