di Ray Hanania,
Arab News, 26 gennaio 2022.
Quando i soldati israeliani uccidono un palestinese, di solito la risposta in America è solo un’alzata di spalle. Ma quando quel palestinese è un cittadino americano, le cose cambiano e, di conseguenza, l’esercito israeliano afferma di voler rendere noti urgentemente i risultati di un’affrettata indagine per evitare che lo scandalo si espanda fino all’indignazione americana in piena regola.
L’America ha a cuore i suoi cittadini, anche se la misura varia a seconda del Paese in cui la vittima viene presa di mira o maltrattata. Nazioni ostili agli Stati Uniti, come Iran e Corea del Nord, sono spesso oggetto di grande indignazione.
Quando l’Iran brutalizza un americano, la storia fa notizia a livello internazionale e Washington vomita un sacco di parole dure. Così è successo nel dicembre 2019, quando le milizie sostenute dall’Iran hanno ucciso Nawres Hamid, un appaltatore americano di 33 anni di origini irachene, che stava aiutando le forze statunitensi a Kirkuk. L’allora presidente Donald Trump e il Congresso degli Stati Uniti hanno rilasciato dichiarazioni indignate per la sua morte. Le condoglianze per la famiglia sono state espresse da decine di membri del Congresso.
Ma quando un americano viene ucciso in Israele, l’indignazione è smorzata e limitata a una manciata di membri del Congresso. La copertura mediatica è scarsa e manca della pungente condanna morale vista nei casi delle vittime del regime iraniano o della Corea del Nord.
Ad esempio, il palestinese americano Omar Asad, 80 anni, è stato trovato morto nelle prime ore del 12 gennaio, non lontano dalla sua casa nel villaggio di Jiljilya vicino a Ramallah. In un primo momento, Israele ha affermato che la sua morte non era legata al fatto che era stato appena arrestato senza accusa e poi brutalizzato dai soldati israeliani: imbavagliato, ammanettato con una fascetta di plastica e tenuto a terra durante un raid dell’esercito israeliano nel villaggio.
Quando si è saputo che Asad era un cittadino americano di Milwaukee in visita alla sua famiglia, il Dipartimento di Stato americano ha rilasciato una tiepida dichiarazione in cui sollecitava “un’indagine approfondita” e porgeva le condoglianze alla sua famiglia.
Cinque dei 435 membri della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti hanno chiesto un’indagine sulla morte di Asad, ma non ci sono state dichiarazioni pubbliche sull’incidente da parte del presidente Joe Biden. Tuttavia, questo è bastato per costringere gli israeliani a chiarire i fatti e spiegare come un uomo di 80 anni fosse stato afferrato, detenuto, ammanettato e picchiato prima di finire morto sul freddo pavimento di cemento di un edificio in costruzione, ancora con una fascetta di plastica ai polsi.
Pezzi e bocconi della cosiddetta indagine sono stati menzionati nei resoconti dei media, ma nessun rapporto ufficiale è stato ancora rilasciato. Secondo Haaretz, uno dei pochi media israeliani che si è preso la briga di analizzare la brutalità, l’esercito israeliano ha concluso che si trattava di “un brutto incidente, un incidente grave”, spiegando che ai soldati era stato ordinato dai loro (anonimi) superiori di ammanettare e imbavagliare chiunque fosse entrato in paese attraverso un posto di blocco militare che era stato predisposto.
I soldati coinvolti sono membri di un’unità militare ultra-fanatica chiamata Netzah Yehuda, che si traduce in inglese come “Eternity for Judah” [Eternità per Giuda]. Sono della setta estremista ultraortodossa Haredi. Le loro opinioni militanti si basano su racconti biblici in cui tutti sono nemici del popolo ebraico, e la setta mette in discussione anche gli ebrei che siano considerati “meno osservanti”.
Secondo quanto riferito, l’indagine militare israeliana ha anche concluso che non c’erano indizi che Asad avesse particolari problemi di salute. Non aveva detto nulla, il che non sorprende considerando che era stato imbavagliato dai soldati. Altri detenuti, che non sono stati intervistati nelle indagini israeliane, hanno detto che i soldati Haredi si sono seduti su Asad mentre controllavano le sue condizioni. Hanno detto che sembrava privo di sensi quando è stato trasferito nel cantiere dove i soldati lo hanno poi lasciato.
Forse gli Stati Uniti dovrebbero condurre le proprie indagini su come Asad, che aveva vissuto per più di 40 anni rispettando le leggi del paese, sia stato trovato morto dopo essere stato detenuto, ammanettato e imbavagliato da un’unità estremista dell’esercito israeliano. Forse il governo degli Stati Uniti dovrebbe mostrare preoccupazione per tutti gli americani che vengono brutalizzati in paesi stranieri, piuttosto che misurare la sua reazione in base al luogo in cui si verificano gli incidenti.
Ogni americano dovrebbe essere indignato e chiedere giustizia, perché potrebbe facilmente accadere la stessa cosa a qualcuno di loro, in un paese che riceve ogni anno quasi 4 miliardi di dollari in sovvenzioni finanziate dai contribuenti statunitensi. Si potrebbe pensare che quel paese fosse riconoscente per tutto questo. Ahimè, non è così.
Israele vuole che questa indagine venga nascosta e tolta di mezzo, apparentemente perché teme la reazione degli americani se la brutta verità venisse mai rivelata. Ma non c’è da trattenere il respiro per paura che ciò avvenga.
https://www.arabnews.com/node/2012541
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
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La stesso è accaduto nove anni fa, quando il ministro palestinese Ziad Abu Ein morì per le violenze subite dall’esercito di occupazione. Ma l’attenzione di tutti è è oggi rivolta all’Ucraina e Israele ne approfitta.
Israel uses its art
of take advantage of noise
to farth