Tre attivisti arrestati perché non proteggevano i coloni

di Breaking the Silence,

@BreakingTheSilenceIsrael, 3 dicembre 2021. 

Ieri sera, la polizia e i militari israeliani hanno fatto irruzione nel villaggio di at-Tuwani nelle colline a sud di Hebron e hanno confiscato telecamere, cellulari, portatili e un’auto, in seguito all’arresto di tre attivisti israeliani avvenuto all’inizio della giornata. Indovinate perché sono stati arrestati.

Gli attivisti sono stati arrestati per non essere intervenuti a fermare presunte violenze avvenute davanti a loro tra palestinesi e coloni israeliani. Sì, proprio così. Questa clausola legale raramente usata è attualmente diretta ad attivisti che per mesi hanno documentato come i soldati rimangano a guardare mentre bande di coloni mascherati inscenano disordini e attaccano i palestinesi.

Questi attivisti sono l’ultima linea di difesa per i palestinesi che vivono nelle colline a sud di Hebron. Le loro telecamere sono spesso ciò che impedisce alle situazioni violente di diventare davvero pericolose e, nel peggiore dei casi, sono un’ultima possibilità per un palestinese picchiato o la cui proprietà è stata incendiata di ottenere giustizia o riconoscimento di ciò che ha subito.

Poiché un colono dell’avamposto illegale di Havat Maon ha affermato che i palestinesi lo avevano attaccato e che gli attivisti israeliani erano lì e non hanno fatto nulla, tre israeliani sono stati arrestati. Questa è una affermazione stupefacente, che al momento non ha uno straccio di prova. Ma l’ha detto un colono, e questo è stato sufficiente perché polizia ed esercito passassero all’azione. Dozzine di attacchi documentati di coloni si sono verificati nelle Colline a sud di Hebron nell’ultimo anno, tra cui incendi dolosi, lanci di pietre e vandalismi. Molto spesso in presenza dei soldati. Tutto questo non ha spinto la polizia a prendere immediati provvedimenti.

Se questo vi sorprende, considerate che proprio questa settimana la polizia israeliana ha fatto irruzione nella casa di attivisti israeliani a Gerusalemme, con il sospetto che avessero spruzzato graffiti di solidarietà con quei palestinesi in pericolo di sfratto forzato che vivono nella Zona di Fuoco 918 nelle colline a sud di Hebron. La punizione abituale per i graffiti è una multa.

Quindi ora tre attivisti israeliani sono in detenzione per un reato di inazione che da mesi essi stessi documentano esser fatto dai soldati, senza che nessuno nella polizia o nell’esercito abbia pensato che ciò dovesse essere punito. Ma così stanno le cose. Una legge per i coloni, una legge per i palestinesi e un’altra legge per chi si preoccupa di quello che succede ai palestinesi.

L’occupazione, in poche parole.

[P.S. Uno dei palestinesi la cui casa è stata perquisita e il computer confiscato è Basil Adraa, che AssoPacePalestina ha aiutato a laurearsi pagando le sue tasse Universitarie]

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Traduzione a cura di AssoPacePalestina

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