C’è anche l’Italia ai war games “Blue Flag 2021” in Israele

di Antonio Mazzeo,  

Pagine Esteri, 19 ottobre 2021.   

La più grande e più avanzata esercitazione aerea mai effettuata in Israele. È la definizione utilizzata dal Ministero della difesa israeliano per presentare Blue Flag 2021, i war games e le simulazioni di attacchi aerei e missilistici che hanno preso il via domenica 17 ottobre dalla base aerea di Ovda (nei pressi della città meridionale di Eilat), e che si concluderanno giorno 28.

“Lo scopo di questa esercitazione è il rafforzamento strategico, l’apprendimento e il miglioramento della coordinazione internazionale nell’uso dei velivoli di quarta e quinta generazione (i cacciabombardieri Eurofighter, Rafale, Mirage 2000 e F-35 Lightning II di Lockheed Martin, nda) in un ambiente operativo stimolante, con particolare enfasi al potenziamento strutturale delle capacità operative delle forze aeree partecipanti”, riporta la nota delle autorità israeliane. “Blue Flag 2021 darà l’opportunità di condurre voli tattici congiunti contro una serie di minacce, utilizzando le tecnologie più avanzate. Nel corso delle operazioni, le forze partecipanti si eserciteranno nei combattimenti aria-aria e aria-terra, nel contrasto ai missili terra-aria (SAM) e in differenti scenari operativi in territorio nemico”. Previsti infine pericolose evoluzioni aeree e voli in formazione a pochi metri dal suolo delle grandi città di Tel Aviv e Gerusalemme.

Ai giochi di guerra partecipano oltre agli assetti aerei di Israele, quelli di Stati Uniti, Germania, Francia, Regno Unito, Grecia, India e dell’immancabile Italia, cioè i maggiori partner in campo militare-industriale e strategico di Tel Aviv. Per i cacciabombardieri della Royal Air Force si tratta della prima presenza nelle basi aeree israeliane dalla fine del mandato britannico in Palestina nel 1948. Battesimo di fuoco nel deserto del Negev pure per i caccia “Mirage” dell’aeronautica indiana e per i “Rafale” delle forze armate francesi.

“Viviamo in una regione assai complicata e le minacce allo Stato di Israele dalla Striscia di Gaza, dal Libano, dalla Siria e dall’Iran stanno solo aumentando”, ha dichiarato all’inaugurazione di Blue Flag il comandante dell’Aeronautica militare israeliana, gen. Amikam Norkin. “Ospitare oggi un’esercitazione internazionale in questa realtà, mentre stanno continuando le nostre attività operative – palesi e coperte – in tutti i fronti, è di un’importanza di massimo valore strategico e ha un enorme impatto sull’Israeli Air Force, sulle forze armate e sullo Stato d’Israele. Questa esercitazione è rivoluzionaria in termini di tecnologia, qualità d’addestramento e numero delle nazioni partecipanti. Essa evidenzia la partnership e i forti legami tra le forze aeree partecipanti e funge da trampolino di lancio per la cooperazione in ambito regionale e internazionale”. (1) Come dire, ci prepariamo bene ai prossimi strike ma facciamo pure buoni affari con i nostri gioielli di morte…

Le esercitazioni internazionali aeree e missilistiche di Blue Flag si tengono in Israele ogni due anni dal 2013. Quella di quest’anno è la prima dopo la decisione del Pentagono di porre Israele e le sue forze armate sotto la “protezione” e la responsabilità dell’U.S. Central Command. In passato, per le conflittuali relazioni di Tel Aviv con i governi arabi grandi alleati di Washington, la responsabilità operativa e strategica era stata affidata al Comando Usa in Europa. Dopo la firma lo scorso anno degli Accordi di Abramo, l’U.S. Central Command ha invitato gli squadroni con i cacciabombardieri F-35 dell’Israeli Air Force a partecipare ad alcune esercitazioni aeronavali in Medio Oriente insieme alle unità statunitensi, degli Emirati Arabi Uniti e del Bahrain. (2) Nessuno dei “nuovi” alleati israeliani tra i petroregimi è però presente a Blue Flag 2021.

Un pilota italiano alle manovre blue Flag del 201

Mentre gli stati maggiori dei paesi presenti alla maxi-esercitazione hanno fornito ampi dettagli sui reparti e i mezzi da guerra inviati in Israele, come ormai accade da qualche tempo per le missioni in teatri “impopolari” il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha preferito tenere (sino ad oggi) il massimo riserbo sulle modalità della partecipazione italiana. All’ultima edizione di Blue Flag nel 2019, l’Aeronautica militare schierò nella base di Ovda circa 200 militari tra piloti, personale tecnico e logistico, quattro F-35 del 32° Stormo di Amendola (Foggia), quattro cacciabombardieri “Eurofighter” del 4° Stormo di Grosseto, del 36° Stormo di Gioia del Colle, del 37° Stormo di Trapani e un CAEW (Conformal Airborne Early Warning) del 14° Stormo di Pratica di Mare. Quest’ultimo velivolo è preposto allo svolgimento di delicate funzioni di sorveglianza aerea, comando, controllo e comunicazioni ed è “strumentale alla supremazia aerea e al supporto alle forze di terra”, così come spiega la Difesa. La sua esibizione nel deserto del Negev non è stata casuale: il CAEW è basato sulla piattaforma commerciale Gulfstream G550 progettata e realizzata negli Stati Uniti e successivamente modificata da Elta Systems Ltd., azienda leader del complesso militare-industriale israeliano con quartier generale ad Ashdod. “L’allestimento ed il montaggio dei sistemi di missione da parte di Elta Systems consentono di condurre missioni di Maritime Patrol Battlefield Management”, precisano le forze armate italiane.

“L’obiettivo dell’esercitazione Blue Flag 2019 è stato quello di addestrarsi in uno scenario complesso, conducendo principalmente missioni Composite Air Operation che hanno previsto attività di volo a bassa e bassissima quota operativa”, riporta ancora la nota del Ministero. “Sono state testate inoltre diverse tattiche e manovre evasive contro i sistemi missilistici superficie-aria (…) La partecipazione all’esercitazione ha offerto all’Aeronautica Militare l’opportunità di operare in un contesto addestrativo complesso ed altamente qualificante perché condotta con Paesi che vantano eccellenze nel campo della Difesa aerea contribuendo così a mantenere elevato il livello di interoperabilità”. (3)

Lo scorso mese di luglio le forze aeree italiane hanno partecipato ad un’altra importante esercitazione multinazionale in Israele, Blue Guardian, anch’essa presentata con particolare enfasi dall’Israeli Air Force come la “prima attività addestrativa al mondo con i velivoli a pilotaggio remoto”. In particolare sono stati impiegati i più moderni droni da guerra nella simulazione di attacchi contro obiettivi molteplici, sia singolarmente che in appoggio ai cacciabombardieri e alle divisioni elicotteri israeliani e degli altri paesi partecipanti (oltre all’Italia, Stati Uniti, Francia, Germania e Regno Unito). Blue Guardian ha avuto come principale base operativa Palmachim, nei pressi della città di Rishon LeZion, a sud di Tel Aviv. L’Aeronautica militare ha inviato gli uomini e i velivoli senza pilota del 32° Stormo di stanza nella base di Amendola, che oltre ad essere la prima installazione ad ospitare gli F-35 made in Italy, aspira a divenire uno dei principali centri di formazione dei piloti di droni in ambito NATO ed extra-NATO.

Meno di due mesi prima di Blue Guardian e solo un mese dopo l’operazione d’attacco di Israele contro Gaza (in codice Guardiani delle Mura, con 256 palestinesi assassinati di cui 66 minori), nell’Italia meridionale e nel Mediterraneo centrale si è tenuta un’altra complessa esercitazione (Falcon Strike 21) che ha visto protagoniste le forze aeree e navali di Israele, Stati Uniti, Regno Unito e Italia. Secondo la nota emessa dal Pentagono, “Falcon Strike ha rappresentato un test strategico per i nuovi cacciabombardieri F-35 in dotazione alle aeronautiche dei quattro paesi partecipanti”. All’esercitazione hanno partecipato oltre 50 velivoli tra caccia, aerei da trasporto e rifornimento ed elicotteri pesanti, e circa seicento militari.  La base principale di rischieramento è stata sempre Amendola, ma sono state impiegate altre importanti installazioni militari di supporto, tra cui Trapani-Birgi, Decimomannu in Sardegna e Poggio Renatico (Ferrara).

A riprova della sempre più stretta collaborazione militare e industriale tra le forze aeree di Italia e Israele vanno poi segnalate alcune recenti  – e ad oggi inedite – determine di acquisto materiali bellici e affidamento di servizi tecnico-logisitici a favore di imprese israeliane. L’ultima risale al 21 aprile 2021 ed è stata emessa dall’Ufficio Generale – Centro Responsabilità Amministrativa dell’Aeronautica militare. Nello specifico, con un importo di spesa di 30.000 euro, è stato richiesto un supporto al programma di sorveglianza in servizio su spolette elettriche serie ID260A alla Orion Advanced Systems Ltd. con sede nella cittadina di Yavne, società specializzata nella produzione di munizioni e interamente controllata da Elbit Systems, holding leader del complesso militare-industriale israeliano. Sempre alla Orion Advanced Systems, l’Aeronautica italiana aveva affidato nel 2016 le prove tecniche di riqualificazione all’impiego delle spolette elettriche ID260A/M1, ID260A/M2 e 980LAPF, utilizzate sulle bombe da 500, 1.000 e 2.000 libbre in dotazione ai velivoli da combattimento.

Il 27 maggio 2020 è stata firmata un’altra determina dal Centro Responsabilità Amministrativa dell’Aeronautica che affidava il supporto logistico per la calibrazione e la manutenzione di Test Equipment  & Gas Panel del sistema d’arma “Lizard” ad Elbit Systems, per un importo complessivo di 300.000 euro. Kit di sistemi “Lizard 2 Plus” erano stati acquistati dalla forza aerea nel dicembre 2013 sempre alla stessa Elbit Systems. Il “Lizard” è un sistema d’arma molto simile alle bombe a guida laser GBU-16; è stato acquistato per la prima volta dall’Aeronautica italiana in Israele nel giugno 2002 (300 kits) per essere montato sui corpi bomba Mk82, poi utilizzate dai caccia AMX nelle sortite di guerra in Iraq, Afghanistan e Libia.

L’Aeronautica militare ha affidato infine nel dicembre 2018 la manutenzione e l’aggiornamento di alcune componenti del Persistant Surveillance System (un sofisticato sistema di sorveglianza e intelligence) alla Tecnodife S.r.l. di  Roma per un importo complessivo di 410.000 euro. Si è ricorso alla procedura negoziata senza bando in quanto “la società è l’unica in grado di eseguire la commessa con i necessari requisiti in quanto la Aeronautics Ltd. di Yavne (Israele) è progettatrice, costruttrice e detentrice dei diritti di proprietà intellettuale del sistema PSS”. Sempre secondo l’Aeronautica italiana, “la predetta Aeronautics Ltd. ha conferito alla Tecnodife S.r.l. la rappresentanza esclusiva per l’attività specifica concernente la manutenzione e gli altri interventi concernenti il sistema in questione, come Refurbishment of the Italian Air Force existing PSS system”.

A ciò vanno aggiunte le multimilionarie commesse di sistemi d’arma avanzati che si sono incrociate sulla rotta Roma-Tel Aviv negli ultimi anni. Il 14 febbraio 2019 è stato firmato un accordo tra il gruppo Leonardo (ex Finmeccanica) e il Ministero della difesa israeliano per la fornitura di sette elicotteri AW-119Kx “Koala” da utilizzare per l’addestramento avanzato delle unità aeree. Il valore del contratto è di 350 milioni di dollari, comprensivo della copertura ventennale del supporto logistico e manutentivo da parte di Leonardo. A fine settembre 2020 Israele ha ordinato altri cinque elicotteri dello stesso modello AW119 e due simulatori di volo; in contropartita l’Italia si è impegnata ad acquistare un valore equivalente in tecnologia militare israeliana: l’Aeronautica punterebbe in particolare alle nuove piattaforme CAEW (Coformal Airborne Early Warning) ed ELINT/SIGINT (Electronic Intelligence/Signal Intelligence).

Nell’ambito del programma di ammodernamento ed approvvigionamento di nuovi sistemi d’arma da parte dell’Esercito italiano sono stati ordinati 126 lanciatori controcarro e 800 missili “Spike” prodotti da Rafael Advanced Defense Systems, con una spesa stimata in 105 milioni di euro. Si starebbe valutando di acquisire anche il missile aria-superficie controcarro “Spike” di quinta generazione per armare il nuovo elicottero d’attacco AH-249 di Leonardo. L’Esercito italiano impiega questo genere di missili dal 2009, quando acquisì da Rafael Advanced 53 sistemi di lancio e 165 “Spike MR” con una spesa di 53,6 milioni di euro. Nel 2014 furono consegnati ai reparti di terra pure 20 lanciatori e 870 missili “Spike LR”, mentre nel 2017 altri due lanciatori “Spike MR/LR”.

Recentemente i ministri della Difesa di Italia e Israele hanno siglato un Implementing Agreement per sviluppare gli studi ingegneristici sui blindati VBM 8×8 “Freccia” ed “Eitan”. Il “Freccia” è il nuovo veicolo da combattimento prodotto da Leonardo ed Iveco Defence Vehicles, già consegnato in 250 esemplari a due brigate meccanizzate. L’8×8 “Eitan” è invece un blindato per il trasporto truppe prodotto da Israel Aerospace Industries (IAI), Israel Military Industries (IMI) e Rafael Advanced Defence Systems, in dotazione alle forze israeliane. Ancora le Israel Aerospace Industries – attraverso la controllata Tamam Ltd. – hanno concluso un accordo con la società FB Design S.r.l. di Annone di Brianza (Lecco) per la fornitura di sensori avanzati elettro-ottici e puntatori laser MiniPOP EO/IR da montare a bordo dei pattugliatori veloci della classe V7000 che l’industria lombarda consegnerà alla Guardia di Finanza e alla Guardia costiera italiana. (4)

Un F-16 italiano

“Nel quinquennio 2016-2020 l’Italia ha autorizzato esportazioni militari a Israele per un valore complessivo di oltre 90 milioni di euro che comprendono armi semiautomatiche, bombe e missili, strumenti per la direzione del tiro e apparecchi per l’addestramento militare”, ricorda il ricercatore Giorgio Beretta dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere e politiche di sicurezza e difesa (Opal) di Brescia. “Spiccano soprattutto quei 17,5 milioni di euro di autorizzazioni rilasciate nel 2019 nella categoria militare ML2 che comprende bocche da fuoco, obici, cannoni, mortai, armi anticarro, lanciaproiettili e lanciafiamme militari: quale tra questi è impossibile saperlo, vista la poca trasparenza delle Relazioni governative riguardo agli specifici tipi di materiali forniti ad ogni Paese”. Nel contempo l’Italia ha acquistato dalle aziende israeliane materiali e sistemi militari per circa 150 milioni di euro. Tra le aziende italiane beneficiate dall’export di armi a Israele, oltre a Leonardo, l’Opal annota Ase Aerospace, CABI Cattaneo, Fimac, Forgital, Leat, Mecaer, MES, OMA Officine, Sicamb, Teckne. (5)

The Weapon Watch, l’osservatorio sulle armi nei porti europei e mediterranei, ha denunciato l’imbarco nei mesi scorsi in alcuni porti italiani di munizioni e materiale esplodente “presumibilmente” acquistati dalle forze armate israeliane. In particolare il 13 maggio presso il terminal portuale di Genova “carichi di proiettili ad alta precisione destinati al porto israeliano di Ashdod sono stati imbarcati nella nave Asiatic Island, battente bandiera di Singapore”. Il cargo proveniva da Marsiglia ed è salpato all’alba del 14 maggio alla volta del porto di Livorno dove sarebbero stati imbarcati altri container con “merci pericolose”. L’unità ha poi raggiunto le destinazioni finali di Ashdod e Haifa.

“Nel porto di Genova operazioni di imbarco di merci esplosive sono frequenti e con tutta probabilità riguardano munizionamento pesante assimilabile alla classe di pericolosità 1.4”, conclude The Weapon Watch. “Movimenti analoghi sono già stati registrati in più occasioni proprio in relazione alla Asiatic Island, che passa regolarmente dal porto genovese ogni 2-3 settimane”. (6) Sulla vicenda si attende ancora il chiarimento da parte del presidente del consiglio Draghi e del ministro della difesa Guerini.

NOTE

Antonio Mazzeo è un giornalista ecopacifista e antimilitarista che scrive della militarizzazione del territorio e della tutela dei diritti umani. Con Antonello Mangano, ha pubblicato nel 2006, Il mostro sullo Stretto. Sette ottimi motivi per non costruire il Ponte (Edizioni Punto L, Ragusa). Del 2010 è il suo I Padrini del Ponte. Affari di mafia sullo stretto di Messina (Edizioni Alegre).

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