di: Izzeldin Abuelaish,
Developmental Medicine & Child Neurology, 7 agosto 2021.
Conosciuto come “il dottore di Gaza”, Izzeldin Abuelaish ha perduto tre figlie a causa della violenza e del terrore, e ciononostante rimane un promotore della pace tra palestinesi e israeliani e invita tutti a non odiare.
L’ingegnere biomedico Delchambre ha recentemente esaminato le complesse interazioni tra risorse, politiche e conflitti riguardo all’attuale pandemia di COVID-19 e il loro impatto a lungo termine sui bambini disabili. È necessario mitigare con urgenza le conseguenze immediate e a lungo termine di questi fattori su quelli che sono gli individui più vulnerabili al mondo. La salute, lo sviluppo e il benessere dipendono da chi siete e in che parte del mondo vi trovate e sono determinate dall’ambiente e dal contesto in cui il bambino vive. La guerra, la violenza e l’odio hanno un effetto diretto sui bambini e hanno per loro un costo notevole in termini di salute e di mortalità. Impediscono lo sviluppo e la vita stessa dei bambini sotto ogni aspetto: dall’apprendimento, i bisogni di base, la sicurezza e l’accesso alle cure, fino al trauma e allo stress tossico che producono.
I conflitti armati sono un fattore determinante significativo sulla salute dei bambini. Sono una questione di salute pubblica e può essere quindi utile considerare il conflitto come una virulenta malattia socio-endemica che causa ingiustizia e diseguaglianza. I bambini muoiono o soffrono menomazioni fisiche di lunga durata non solo a causa delle bombe o degli spari, ma anche a causa dell’eredità e degli strascichi lasciati dalle guerre, come malattie altrimenti evitabili e sviluppo ritardato.
I bambini in zona di guerra possono essere colpiti direttamente e indirettamente, per esempio per bisogni sanitari di base trascurati, la perdita di membri di famiglia, l’interruzione delle reti sociali, i trasferimenti e l’effetto del conflitto sui loro genitori. La forte mancanza di risorse e il conseguente stress durante la guerra sono estremamente dannosi per lo sviluppo cognitivo ed emozionale dei bambini. I bambini in zone di conflitto armato possono essere più suscettibili a problemi di salute mentale e fisica, come odio, ansia e depressione, oppure problemi nella fisiologia del sistema immunitario e del sistema nervoso. L’odio soffoca la capacità dei bambini a vivere pienamente una vita di amore e sicurezza. Oltre a distorcere permanentemente le loro capacità cognitive e il loro equilibrio emotivo, l’odio provoca una sofferenza personale che lascia il segno sulla visione ideologica del mondo.
L’esposizione a questi pericoli a livello individuale e strutturale è spesso causa e conseguenza dell’odio. Descritto recentemente come un problema di salute pubblica, l’odio è stato definito come una malattia degradante, divisiva e distruttiva che si manifesta attraverso la violenza e la crudeltà. La violenza è stata classificata come una malattia e come un problema di salute pubblica; quando è alimentata dall’odio può generare un circolo vizioso in cui si alternano benessere e sofferenza.
L’odio è una malattia contagiosa ed è il risultato o la conseguenza di una esposizione al razzismo, al bigottismo, alla discriminazione, e così via. Oltrepassa ogni barriera e ogni confine e nessuno è immune ai suoi pericoli. Come la maggior parte delle malattie, l’odio è scatenato inizialmente da un agente causale o da un’esposizione pericolosa. Quando il pericolo diventa reale e viene incubato nell’ospite può crescere lentamente con sintomi cronici oppure esplodere improvvisamente in modo acuto. Dal momento che l’odio è causato da situazioni che possono portare alla violenza e viceversa, si può propagare a sistemi e apparati ed emergere alla fine come odio strutturale. Questo alimenta una violenza strutturale che viene definita, in termini di salute pubblica, come odio sociale sistemico che causa danno e impedisce agli individui di soddisfare il loro bisogni basilari. L’odio strutturale perpetua discriminazione sistematica (come il razzismo strutturale, eredità del colonialismo) e violenza, producendo ingiustizie e disuguaglianze che possono anche promuovere una particolare suscettibilità a qualunque evento di rancore o di estremismo, compromettendo la salute e la pace.
Abbiamo bisogno di un modello di salute pubblica e di ecologia per lo studio della patofisiologia della violenza e dell’odio, con un approccio onnicomprensivo, interdisciplinare, multidisciplinare e olistico. Questo ci permetterà di predisporre misure preventive efficaci per un ambiente libero, sicuro e pacifico.
Izzeldin Abuelaish, che attualmente lavora alla School of Public Health di Toronto, è autore del libro “Non odierò” edizioni PIEMME 2011, un’autobiografia ispirata dalla perdita delle sue tre figlie Bessan, Mayar, Aya e della nipotina Noor a causa di un bombardamento israeliano il 16 gennaio 2009 (l’operazione Piombo Fuso). Il libro, pubblicato in inglese nel 2010, ha avuto un notevole successo internazionale ed è stato tradotto in 23 lingue. È una testimonianza dell’impegno dell’autore al perdono come soluzione al conflitto e come catalizzatore per la pace.
Traduzione di Donato Cioli – AssoPacePalestina
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