di: Combatants for Peace,
American Friends of C4P, 15 settembre 2021.
Israele controlla tutte le risorse naturali della Cisgiordania dal 1967. Usa queste risorse per esercitare il suo controllo sul popolo palestinese e per promuovere l’insediamento ebraico a spese della popolazione palestinese locale. L’acqua è la risorsa più importante; il diritto di accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari è un diritto fondamentale sancito dalle convenzioni internazionali di cui Israele è firmatario. Tuttavia, lo stato di Israele sta violando questi accordi internazionali e negando i diritti umani fondamentali alla comunità indigena locale.
Mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda 100 litri al giorno a persona per uso personale e domestico, il consumo palestinese per persona in Cisgiordania è inferiore a 90 litri per persona al giorno, e nell’Area C scende addirittura a 20 litri al giorno.
La situazione è più terribile nelle dozzine di località nelle colline meridionali di Hebron e nella Valle del Giordano. Israele non permette che questi villaggi siano collegati all’acqua corrente, né permette di raccogliere l’acqua piovana (che è “legalmente” di proprietà dello Stato), gli abitanti quindi sono costretti ad acquistare acqua tutto l’anno da Israele sotto forma di costose auto-cisterne. I costi di consegna in queste località sono particolarmente elevati a causa degli accessi malagevoli. Israele non permette di asfaltare le strade sterrate che portano ai villaggi. Il costo crescente dell’acqua in queste condizioni è fino a 5 volte il costo dell’acqua in Israele e in molti casi quest’acqua non è sicura da bere a causa delle scarse condizioni igienico-sanitarie delle cisterne.
Secondo un’indagine condotta nel 2013 dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari, in questa zona vivono circa 30.000 persone. Oltre a imporre severe restrizioni allo sviluppo delle infrastrutture idriche in queste località, le autorità e i coloni israeliani hanno preso il controllo delle fonti d’acqua naturali su cui le comunità locali hanno fatto affidamento per anni. Cisterne e pozzi sono stati distrutti sia dai militari che dai coloni e l’accesso ad essi è stato bloccato.
Questa situazione mette in evidenza che Israele considera l’acqua, insieme alle altre risorse della Cisgiordania, come sua proprietà esclusiva. L’approvvigionamento d’acqua ha un doppio standard: da un lato, lo stato fornisce abbondante acqua agli insediamenti ebraici, compresi gli avamposti che sono illegali anche per le stesse leggi e definizioni israeliane. Dall’altro, nega ai palestinesi l’accesso all’acqua nel deliberato tentativo di cacciarli dalle loro case e dai loro villaggi. Una costante carenza d’acqua impedisce a molte comunità, soprattutto nelle colline meridionali di Hebron e nella Valle del Giordano, di sviluppare una ripresa economica, intensificando così la povertà e la disperazione.
L’espropriazione di una popolazione locale negando l’accesso all’acqua con vari pretesti non è eticamente accettabile e costituisce una forma di “pulizia etnica”. Questa politica viola il diritto internazionale e mina ogni tentativo di raggiungere un compromesso politico nell’area. Combatants for Peace è impegnato a porre fine a questa politica criminale.
Questo è un nuovo video sull’argomento, con sottotitoli in italiano:
Traduzione di Donato Cioli – AssoPacePalestina
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