Lettera aperta agli Stati firmatari del Trattato sul Commercio di Armi (ATT) sulla necessità di imporre a Israele un embargo completo e bilaterale sulle armi

31 agosto 2021. 

Un appello firmato anche da AssoPacePalestina e dalla sua presidente Luisa Morgantini.

Noi, appartenenti alla sottoscritta coalizione globale di leader –dalla società civile al mondo accademico, dell’arte, media, affari, politica, comunità indigene e religiose e persone di coscienza in tutto il mondo– invitiamo gli Stati firmatari del Trattato sul Commercio delle Armi (ATT) ad agire con decisione per porre fine al famigerato uso israeliano di armi ed equipaggiamento militare per commettere gravi violazioni del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani contro i civili palestinesi, imponendo immediatamente un embargo completo e bidirezionale sulle armi a Israele.

Nella primavera del 2021, il mondo ancora una volta ha guardato con orrore mentre le forze di occupazione israeliane attaccavano civili palestinesi indifesi nella Striscia di Gaza, in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, e all’interno di Israele. I civili palestinesi che protestavano pacificamente contro la colonizzazione della loro terra sono stati aggrediti con proiettili d’acciaio ricoperti di gomma, bombe sonore, gas lacrimogeni e acqua maleodorante. La micidiale aggressione militare di Israele contro la popolazione civile palestinese nella Striscia di Gaza è stata la quarta in un decennio. In 11 giorni sono stati uccisi 248 palestinesi, di cui 66 bambini. Migliaia sono stati feriti e gli effetti dell’uso di armi esplosive che si ripercuotono su ospedali, scuole, sicurezza alimentare, acqua, elettricità e rifugi continuano a colpire milioni di persone.

Questa brutalità sistematica, perpetrata negli ultimi 70 anni di colonialismo israeliano, apartheid, occupazione belligerante illegale prolungata, persecuzione e chiusura, è possibile solo grazie alla complicità di alcuni governi e imprese multinazionali.

Le sole dichiarazioni simboliche di condanna non porranno fine a questa sofferenza. In conformità con le norme pertinenti dell’ATT, gli Stati firmatari hanno l’obbligo legale di porre fine al commercio irresponsabile e spesso complice di armi convenzionali che mina la pace e la sicurezza internazionali, facilita il verificarsi di crimini gravi e minaccia l’ordine legale internazionale.

Ai sensi dell’articolo 6, paragrafo 3, dell’ATT, gli Stati firmatari si sono impegnati a non autorizzare alcun trasferimento di armi convenzionali se, al momento dell’autorizzazione, erano a conoscenza del fatto che armi o dispositivi sarebbero stati utilizzati per commettere genocidi, crimini contro l’umanità, gravi violazioni delle Convenzioni di Ginevra del 1949, attacchi diretti contro obiettivi civili o individui civili protetti in quanto tali, o altri crimini di guerra come definiti dagli accordi internazionali di cui fanno parte.

Ai sensi degli articoli 7 e 11, si sono impegnati a non autorizzare alcuna esportazione di armi convenzionali, munizioni, parti e componenti che potrebbero, tra l’altro, compromettere la pace e la sicurezza o essere utilizzati per commettere gravi violazioni del diritto internazionale umanitario e delle leggi sui diritti umani.

È chiaro che le esportazioni di armi verso Israele non sono coerenti con questi obblighi. Invariabilmente, Israele ha dimostrato di usare le armi per commettere crimini di guerra e crimini contro l’umanità, come documentato da innumerevoli organismi delle Nazioni Unite e organizzazioni della società civile in tutto il mondo. Anche le esportazioni militari verso Israele hanno chiaramente consentito, facilitato e mantenuto il pluridecennale regime coloniale e di apartheid imposto da Israele all’intero popolo palestinese.

Allo stesso modo, le importazioni di armi da Israele sono del tutto incompatibili con gli obblighi previsti dall’ATT. Fonti militari e industriali israeliane si vantano apertamente che le loro armi e tecnologie sono “provate in combattimento” –in altre parole, testate sul campo su civili palestinesi “cavie umane”. Quando gli Stati importano armi da Israele, lo incoraggiano a continuare a bombardare i civili palestinesi e a persistere nelle sue pratiche illegali. A nessuno – né a Israele, né ai produttori di armi negli Stati membri dell’ATT – dovrebbe essere permesso di trarre profitto dall’uccisione o dalla mutilazione di civili palestinesi.

È quindi del tutto chiaro che imporre un embargo bilaterale sulle armi a Israele è un obbligo sia legale che morale. Gli Stati firmatari dell’ATT devono immediatamente porre fine a qualsiasi trasferimento in corso e vietare qualsiasi futuro trasferimento di armi convenzionali, munizioni, parti e componenti di cui all’articolo 2, paragrafo 1, all’articolo 3 o all’articolo 4 dell’ATT a Israele, finché non ponga fine alla sua occupazione belligerante illegale del territorio palestinese e rispetti pienamente i suoi obblighi ai sensi del diritto internazionale. In attesa di tale embargo, tutti gli Stati devono sospendere immediatamente tutti i trasferimenti di equipaggiamento militare, assistenza e munizioni a Israele.

La mancata attuazione di queste azioni comporta una pesante responsabilità per le gravi sofferenze dei civili –più morti, più sofferenze, poiché migliaia di uomini, donne e bambini palestinesi continuano a sopportare la brutalità di una forza di occupazione belligerante coloniale– ciò che porterebbe a screditare l’ATT stesso. Renderebbe inoltre gli Stati firmatari complici di atti illeciti a livello internazionale attraverso l’agevolazione o il favoreggiamento di crimini internazionali. Una mancata azione potrebbe anche comportare l’ipotesi di responsabilità penale personale degli individui di questi Stati per favoreggiamento nella commissione di crimini di guerra e crimini contro l’umanità ai sensi dell’articolo 25(3)(c) dello Statuto di Roma della Corte Criminale Internazionale.

La giustizia non verrà raggiunta finché l’occupazione illegale, il colonialismo di insediamento, il regime di apartheid, la persecuzione e l’oppressione istituzionalizzata del popolo palestinese continueranno, e finché gli Stati continueranno a essere complici dei crimini della potenza occupante facendo commercio di armi con essa.

In conclusione, crediamo che l’ATT possa fare la differenza nella vita dei civili palestinesi. Ha il potenziale, se attuato in buona fede, di risparmiare sofferenze a innumerevoli persone protette. Se il nostro appello a smettere di ignorare il popolo palestinese riguardo all’attuazione dell’ATT viene ignorato, la stessa ragion d’essere dell’ATT sarà infranta.

Testo originale in inglese

Open Letter to the States Parties to the Arms Trade Treaty on the Need to Impose a Comprehensive Two-Way Arms Embargo on Israel

We, the undersigned global coalition of leaders –from civil society to academia, art, media, business, politics, indigenous and faith communities, and people of conscience around the world– call upon the States Parties to the Arms Trade Treaty (ATT) to act decisively to put an end to Israel’s notorious use of arms and military equipment for the commission of serious violations of international humanitarian law and human rights against Palestinian civilians by immediately imposing a comprehensive two-way arms embargo on Israel.

In the spring of 2021, the world once again watched in horror as Israeli occupying forces attacked defenceless Palestinian civilians in the Gaza Strip, in the West Bank, including East Jerusalem, and inside Israel. Palestinian civilians peacefully protesting against colonisation of their land were assaulted with live fire, rubber-coated steel bullets, sound bombs, tear gas and skunk water. Israel’s deadly military aggression against the Palestinian civilian population in the Gaza Strip was the fourth in a decade. Over 11 days, 248 Palestinians were killed, including 66 children. Thousands were wounded, and the reverberating effects of the use of explosive weapons on hospitals, schools, food security, water, electricity and shelter continue to affect millions.

This systematic brutality, perpetrated throughout the past seven decades of Israel’s colonialism, apartheid, pro-longed illegal belligerent occupation, persecution, and closure, is only possible because of the complicity of some governments and corporations around the world.

Symbolic statements of condemnation alone will not put an end to this suffering. In accordance with the relevant rules of the ATT, States Parties have legal obligations to put an end to irresponsible and often complicit trade of conventional arms that undermines international peace and security, facilitates commission of egregious crimes, and threatens the international legal order.

Under Article 6(3) of the ATT, States Parties undertook not to authorise any transfer of conventional arms if they have knowledge at the time of authorisation that arms or items would be used in the commission of genocide, crimes against humanity, grave breaches of the Geneva conventions of 1949, attacks directed against civilian objects or civilians protected as such, or other war crimes as defined by international agreements to which they are a Party.

Under Articles 7 and 11, they undertook not to authorise any export of conventional arms, munitions, parts and components that would, inter alia, undermine peace and security or be used to commit serious violations of international humanitarian law and human rights law.

It is clear that arms exports to Israel are inconsistent with these obligations. Invariably, Israel has shown that it uses arms to commit war crimes and crimes against humanity, as documented by countless United Nations bodies and civil society organisations worldwide. Military exports to Israel also clearly enabled, facilitated and maintained Israel’s decades-long settler-colonial and apartheid regime imposed over the Palestinian people as a whole.

Similarly, arms imports from Israel are wholly inconsistent with obligations under the ATT. Israeli military and industry sources openly boast that their weapons and technologies are “combat proven” – in other words, field-tested on Palestinian civilians “human test subjects”. When States import Israeli arms, they are encouraging it to keep bombing Palestinian civilians and persist in its unlawful practices. No one –neither Israel, nor arms manufacturers in ATT States parties– should be allowed to profit from the killing or maiming of Palestinian civilians.

It is thus abundantly clear that imposing a two-way arms embargo on Israel is both a legal and a moral obligation. ATT States Parties must immediately terminate any current, and prohibit any future transfers of conventional arms, munitions, parts and components referred to in Article 2(1), Article 3 or Article 4 of the ATT to Israel, until it ends its illegal belligerent occupation of the occupied Palestinian territory and complies fully with its obligations under international law. Pending such an embargo, all States must immediately suspend all transfers of military equipment, assistance and munitions to Israel.

A failure to take these actions entails a heavy responsibility for the grave suffering of civilians – more deaths, more suffering, as thousands of Palestinian men, women and children continue to bear the brutality of a colonial belligerent occupying force– which would result in discrediting the ATT itself. It also renders States parties complicit in internationally wrongful acts through the aiding or abetting of international crimes.  A failure in taking action could also result in invoking the individual criminal responsibility of individuals of these States for aiding and abetting the commission of war crimes and crimes against humanity in accordance with Article 25(3)(c) of the Rome Statute of the International Criminal Court.

Justice will remain elusive so long as Israel’s unlawful occupation, settler-colonialism, apartheid regime, and persecution and institutionalised oppression of the Palestinian people are allowed to continue, and so long as States continue to be complicit in the occupying Power’s crimes by trading weapons with it.

In conclusion, we believe that the ATT can make a difference in the Palestinian civilians’ lives. It has the potential, if implemented in good faith, to spare countless protected persons from suffering. If our call to stop leaving the Palestinian people behind when it comes to implementation of the ATT is ignored, the raison d’être of the ATT will be shattered.

Organizzazioni aderenti:

  1. Action Sécurité Ethique Républicaines
  2. Adalah Justice Project
  3. Addameer Prisoner Support and Human Rights Association
  4. AFPS 63
  5. Al Mezan Center for Human Rights
  6. Aldameer Association for Human Rights
  7. Al-Haq, Law in the Service of Man
  8. Alrowwad Cultural and Arts Society
  9. American Muslims for Palestine
  10. Anglican Pacifist Fellowship
  11. Applied Research Institute – Jerusalem (ARIJ)
  12. Arab Canadian Lawyers Association
  13. Arab Organization for Human Rights
  14. Argenteuil Solidarité Palestine
  15. Asociación Americana de Juristas
  16. Association Belgo-Palestinienne WB
  17. Association femmes plurielles
  18. Association France Palestine Solidarité (AFPS)
  19. AssoPacePalestina
  20. Australia Palestine Advocacy Network
  21. Australian Centre for International Justice
  22. Australians For Palestine
  23. Badayl
  24. BDS Australia
  25. Begian Campaign for Academic and Cultural Boycott of Israel
  26. Campagne BDS France
  27. Canadian BDS Coalition
  28. Canadians for Justice and Peace in the Middle East (CJPME)
  29. Center for Constitutional Rights
  30. Center for International Policy
  31. Centro Interdisciplinario de Estudios Estratégicos para la Seguridad y el Desarrollo Social CIESED A.C.
  32. CNAPD – Coordination Nationale d’Action pour la Paix et la Démocratie
  33. Coalition for Justice and Peace in Palestine
  34. Collectif 69 de Soutien au Peuple Palestinien
  35. Collectif BDS 57
  36. Collectif Judéo Arabe et Citoyen pour la Palestine
  37. Colombian Campaign to Ban Landmines
  38. Columban missionaries Britain
  39. Columbia Law Students for Palestine
  40. Combatants for Peace
  41. Comitato BDS Campania
  42. Comité de Solidaridad con la Causa Árabe
  43. Comité pour une Paix Juste au Proche-Orient asbl
  44. Community Action Center – Al-Quds University
  45. Confederación Intersindical Gallega (CIG)
  46. Cultura è Libertà, una campagna per la Palestina
  47. Dagropass
  48. De Palestijnse gemeenschap in Nederland
  49. Defense for Children -Palestine (DCI-Palestine)
  50. Democracy for the Arab World Now (DAWN)
  51. docP – BDS Netherlands
  52. Egyptian Initiative for Personal Rights
  53. European Coordination of Committees and Associations for Palestine (ECCP)
  54. European Legal Support Center
  55. Femmes Unies pour la Paix dans la région des Grands Lacs
  56. FILEF Sydney Federation of Italian Migrant Workers
  57. Finnish-Arab Friendship Society
  58. Friends of Palestine Tasmania Inc
  59. Gaza Action Ireland
  60. Gesellschaft Schweiz Palästina GSP/ASP
  61. Global Kairos Asia Pacific Solidarity For Palestine (GKAPS)
  62. Good Shepherd Collective
  63. Housing and Land Rights Network
  64. Human Rights and Democratic Participation Center “SHAMS”
  65. Human Rights Network Nigeria
  66. ICAHD Finland
  67. ICAHD UK
  68. Independent Jewish Voices Canada
  69. Indian Writers Forum
  70. Indo Palestine Solidarity Forum
  71. International Organization for the Elimination of All Forms of Racial Discrimination (EAFORD)
  72. International Women’s Rights Action Watch Asia Pacific
  73. Ireland-Palestine Solidarity Campaign
  74. Jewish Voice For Peace
  75. Jews for Palestinian Right of Return
  76. Just Peace Advocates/Mouvement Pour Une Paix Juste
  77. Karapatan
  78. Kenya Human Rights Commission
  79. Labor for Palestine
  80. Manushya Foundation
  81. National Association of Democratic Lawyers (South Africa)
  82. National Justice & Peace Network (NJPN)
  83. National Lawyers Guild, Palestine Subcommittee
  84. Nederlands Palestina Komitee
  85. Newweapons research group
  86. Niagara Movement for Justice in Palestine-Israel (NMJPI)
  87. North Notts Unite Community
  88. NOVACT
  89. Oakville Palestinian Rights Association
  90. Palestine Solidarity Network – Edmonton
  91. Palestinian and Jewish Unity
  92. Palestinian Centre for Human Rights (PCHR)
  93. Palestinian Grassroots Anti-Apartheid Wall Campaign (Stop the Wall)
  94. Palestinian Non-Governmental Organizations Network (PNGO)
  95. Pax Christi International
  96. Pax Christi, England and Wales
  97. Paz con Dignidad
  98. Platform of French NGOs for Palestine
  99. Salaam ragazzi dell’Olivo, comitato di Trieste
  100. Samidoun Palestinian Prisoner Solidarity Network
  101. SODePAZ
  102. Solutions Not Punishment Collaborative
  103. The Civic Coalition for Palestinians Right in Jérusalem
  104. The Israeli Committee Against House Demolitions (ICAHD)
  105. The Jerusalem Legal Aid and Human Rights Center (JLAC)
  106. The National Association of Human Rights Defenders 
  107. The Oakville Palestinian Rights Association
  108. The Palestinian Human Rights Organizations Council (PHROC)
  109. The Palestinian Initiative for the Promotion of Global Dialogue and Democracy-MIFTAH
  110. UJFP French Jewish union for peace
  111. Union syndicale Solidaires
  112. US Campaign for Palestinian Rights
  113. US Campaign for the Academic and Cultural Boycott of Israel
  114. Visualizing Palestine
  115. Vrede vzw
  116. Vredesactie
  117. War on Want
  118. Women for Palestine
  119. Women in Black Vienna
  120. Women’s Centre for Legal Aid and Counselling

Adesioni individuali:

  1. Ahmed Ben
  2. Ahmed Reda Tolba
  3. Alaa Shalaby
  4. Alaaeddine Tatak
  5. Aline Shaban
  6. Amin Abbas
  7. Andrea Balduzzi
  8. Angie Mindel
  9. Ann McNicholas
  10. Anne Peacey
  11. Ashley Tellis
  12. Atamjit Singh
  13. Audrey J Bomse
  14. Badee M.T. Aldwaik
  15. Baruti Likoyi
  16. Bernadette McPhee
  17. Chirag Shah
  18. Claudia Karas
  19. Claudia Schiavelli
  20. Denise Peillon
  21. Denotter JJ
  22. Devaki Khanna
  23. Dr. Ibrahim Lada’a
  24. Dr. Nerina Cecchin
  25. Egbert Harmsen
  26. Marc Fayard
  27. Firoz Ahmad
  28. Flavia Lepre
  29. Françoise Abadie
  30. Frstot Marie-Paule
  31. Gabriel Mondragón Toledo
  32. Geeta Kapur
  33. Geeta Kapur
  34. Georges Franco
  35. Gillard Francois
  36. Gina Cardosi
  37. Githa Hariharan
  38. Gregory Kotoy
  39. Gyan Prakash
  40. Haidi Ali Muhammad Eltayeb
  41. Hélène Le Cacheux
  42. Herman De Ley
  43. Huwaida Arraf
  44. Ian Ampleford
  45. Ian Mc Cabe
  46. Indu Chandrasekhar
  47. Jake Javanshir
  48. James Dickins
  49. James Lafferty
  50. John King
  51. Joop Hoekstra
  52. Julia Auf Dem Brinke
  53. Julie Hart
  54. Kalyani Chaudhuri
  55. Karel Arnaut
  56. Karin Brothers
  57. Karin Verelst
  58. Kathryn Kelly
  59. Kellie Tranter
  60. Lauren Speiser
  61. Laurent De Wangen
  62. Lee Rhiannon
  63. Luisa Morgantini
  64. M.N. Harakeh
  65. Madeline Lutjeharms
  66. Maha Abdallah
  67. Maha Alami
  68. Malini Bhattacharya
  69. Mani Shankar Aiyar
  70. Marcy Newman
  71. Maria Bartolacci
  72. Marjorie Cohn
  73. Martin Mavenjina
  74. Massimiliano Masini
  75. Maxime Florentin
  76. Maya Devi
  77. Michael Letwin
  78. Michel Gevers
  79. Mohamad Arouki
  80. Mohamed Aboelazm
  81. Mohammad Al Nabulsi
  82. Mohan Rao
  83. Monique Vincent
  84. Muralidharan K
  85. Nalini Nayak
  86. Nandini Sundar
  87. Naresh Dadhich
  88. Nasir Tyabji
  89. Navdeep Mathur
  90. Nick Deane
  91. Nozomi Takahashi
  92. Oishik Sircar
  93. P A Azeez
  94. Pamela Blakelock
  95. Pamela Philipose
  96. Paola Manduca
  97. Patrick Lechopier
  98. Persis Ginwalla
  99. Pierre Bordone
  100. Pushpa Achanta
  101. Pushpamala N
  102. Raffaele Spiga
  103. Rajni Palriwala
  104. Rev Joseph Ryan
  105. Rey Asis
  106. Rudolf Knutti
  107. S. Raghunandana
  108. Salim Yusufji
  109. Sellin Jean-Christophe
  110. Shafey Kidwai
  111. Sharib Aqleem Ali
  112. Sigour Brigitte
  113. Sonia Fayman
  114. Stephen Flaherty
  115. Sue Ingham
  116. Sumanta Banerjee
  117. Terri Ginsberg
  118. Valter Mutt
  119. Vinay Bharadwaj
  120. Vincent Basabé
  121. Winfried Belz
  122. Yousuf Saeed
  123. YVes Goaer
  124. Yves Jardin

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