30 aprile 2021.
Per un notevole scherzo del destino, una professoressa ebrea alla Princeton University ha espresso la sua angoscia sapendo che due famiglie palestinesi che devono affrontare lo sfratto nella Gerusalemme Est occupata potrebbero aver salvato la sua famiglia ebrea dalla rovina.
La professoressa di antropologia Julia Elyachar ricorda lo stretto legame tra suo nonno e la famiglia palestinese che sta per essere sfrattata dalla propria casa. Quando il bisnonno di Elyachar, Raphael, che viveva a Gerusalemme, morì, suo nonno aveva 13 anni. Raphael aveva due soci in affari, ricorda la professoressa che scrive sul Forward, un quotidiano ebraico della comunità negli Stati Uniti. “Uno dei due soci, che era un Ebreo europeo, si approfittò della vedova in lutto e le rubò quelli che erano i mezzi di sussistenza della nostra famiglia. L’altro, un concittadino arabo di Gerusalemme, salvò la mia famiglia ebrea dalla rovina, aiutandola come poteva e trattando mio nonno come un figlio.”
Elyachar ricorda che il socio palestinese proveniva da un’illustre famiglia musulmana di Gerusalemme, i Dajani, noti anche con l’onorifico Daoudi, dato loro dal sultano ottomano Solimano il Magnifico nel 1529. “Adesso”, dice Elyachar angosciata per lo scherzo del destino, “famiglie con questi due nomi – Dajani e Daoudi – rischiano lo sfratto dalle loro case a Sheikh Jarrah, un quartiere di Gerusalemme Est”.
Il contrasto tra il destino dei Dajani e dei Daoudi e la gentilezza da loro mostrata al suo bisnonno è “devastante”, dice Elyachar. “Come una Ebrea nel cui nome un governo israeliano sempre più estremista pretende di parlare, è mio dovere – e dovere di tutti noi – esprimere le mie obiezioni a questo sfratto. È una violazione inconcepibile della comune umanità che ci lega tutti”, spiega.
Aggiungendo dettagli sui retroscena della loro difficile situazione, Elyachar dice che le famiglie Dajani e Daoudi hanno tempo fino ad agosto per andarsene. Ma ci sono sentenze del tribunale secondo cui altre sette famiglie devono lasciare le loro case entro il 2 maggio, inclusa la famiglia Al-Kurd, che ha combattuto lo sfratto dal 2009, quando dei coloni si sono trasferiti in una parte della loro casa usando la minaccia delle armi.
“In quella data, 130 Palestinesi appartenenti a quelle sette famiglie saranno sfrattati dalle loro case. Quelle case saranno consegnate a organizzazioni di coloni che ne rivendicano il diritto di proprietà”, scrive Elyachar. “Indipendentemente da quale coalizione finirà per prendere il controllo del governo israeliano, questi sfratti e quelli programmati per agosto, sembrano ora quasi inevitabili”.
Traduzione di Donato Cioli – AssoPacePalestina
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