di Josh Breiner,
Haaretz, 24 Marzo 2021.
I risultati delle elezioni in Israele mostrano che Itamar Ben-Gvir, un seguace di Meir Kahane, ha avuto i voti per entrare nella Knesset, e forse nel governo, dopo molti anni di attivismo di estrema destra e di attenzione da parte dei media.
Nell’ottobre del 1988, subito dopo che l’Alta Corte di Giustizia aveva escluso il partito Kach dal partecipare alle elezioni, il leader di questo partito estremista di destra, Meir Kahane, era uscito dal palazzo della Corte Suprema tra gli applausi di decine dei suoi sostenitori.
Portato a spalla attraverso il mercato all’aperto di Mahane Yehuda, dichiarava: “Eppure arriveremo al governo!”. Lunedì scorso, il suo seguace Itamar Ben-Gvir –già capo del movimento giovanile del partito Kach e ora capo di Otzma Yehudit (Potere Ebraico), che fa parte del cartello elettorale Sionismo Religioso– ritornava in quel mercato, e incontrava i compiaciuti proprietari dei banchi. “Il nostro prossimo ministro della giustizia”, dissero gli ammiratori dell’uomo che Benjamin Netanyahu aveva spinto a unirsi con Sionismo Religioso.
Ben-Gvir sarà ora un membro della Knesset, in corsa verso il governo con la benedizione di Netanyahu, e forse diverrà un membro della commissione che nomina i nuovi giudici, compresi quelli della Corte Suprema. Ci sono voluti 33 anni, ma alla fine ha vinto Kahane, il cui programma comprendeva la deportazione degli Arabi di Israele, l’annessione dei territori palestinesi, e il porre il carattere democratico di Israele al secondo posto rispetto al primo, quello ebraico.
Ben-Gvir ha solo 44 anni, ma sembra che sia sotto l’occhio del pubblico da molto più tempo. Inizialmente, si è guadagnato la notorietà mostrando orgogliosamente una placchetta ornamentale strappata dall’auto di Yitzhak Rabin poche settimane prima che Rabin fosse assassinato. Ha percorso una lunga strada, dai margini della società israeliana fino a un posto d’onore tra i candidati del Sionismo Religioso.
Ben-Gvir è cresciuto a Mevasseret Zion, vicino Gerusalemme, con una madre che era una veterana di Irgun, la milizia clandestina che esisteva prima della nascita dello stato ebraico. Quando furono firmati gli accordi di Oslo negli anni ’90 –era ancora un giovane– si avvicinò al Kach. Si conquistò ben presto l’attenzione con le sue apparizioni fotografiche, adottando una postura fiera, in contrasto con gli altri attivisti del partito.
Il giovanotto divenne rapidamente oggetto della sorveglianza della polizia e del servizio di sicurezza dello Shin Bet. “Era solito andare in una cabina telefonica per comunicare, pensando che il suo telefono fosse intercettato”, ricorda un ex funzionario dello Shin Bet. “Ma la verità è che lui era solo un obiettivo marginale. C’erano altre persone che ci interessavano molto di più. Era sempre attento a non attraversare la linea rossa, lasciando ad altri di fare il lavoraccio. I nostri obiettivi reali erano Noam Federman (l’ex leader del Kach) e Baruch Marzel (l’ex portavoce del Kach). Lui era il loro seguace, ma ora ha superato i suoi maestri”. Ben-Gvir non fu arruolato nell’esercito per l’opposizione dello Shin Bet, e continuò le sue attività con il Kach mentre studiava in una yeshiva [una scuola religiosa ebraica, NdT] fondata da Kahane.
Il massacro di 29 Palestinesi alla Tomba dei Patriarchi perpetrato nel 1994 da Baruch Goldstein –che era affiliato al Kach e la cui foto orgogliosamente abbelliva il salotto di Ben-Gvir a Hebron fino a poco tempo fa– determinò la messa fuori legge del Kach. Comunque Ben-Gvir continuò ad essere un attivista chiave, partecipando a turbolente dimostrazioni tenute a Gerusalemme e in Cisgiordania. Nel frattempo è diventato il portavoce di parecchie organizzazioni estremiste di destra. “Mentre veniva arrestato aveva già mandato messaggi ai giornali”, ricordava l’ex funzionario dello Shin Bet. “Aveva memorizzato i numeri di tutti i corrispondenti e nel percorso verso il furgone della polizia li aveva già informati che lo stavano arrestando nei pressi del Monte del Tempio. Sapeva che cosa i media volevano e sapeva come fornir loro i titoli giusti”.
Oltre che per lo Shin Bet, Ben-Gvir divenne una persona interessante per la polizia. Fu ripetutamente arrestato, con oltre 50 imputazioni depositate contro di lui, di solito per aver creato disturbo alla quiete pubblica. È stato assolto 46 volte, in molti casi intentando cause contro la polizia e ottenendo decine di migliaia di shekel come risarcimento da parte dello stato. Non ha sempre vinto. Nel 1998, è stato condannato per possesso di materiale propagandistico a sostegno di organizzazioni terroristiche ebraiche dopo che la polizia aveva trovato nella sua casa adesivi che dicevano “Kahane aveva ragione” .
Fu poi condannato per aver deturpato proprietà private affiggendo manifesti contro la visita del papa Giovanni Paolo II nel 2000, e per aver interferito con un funzionario di polizia.
L’accusa più significativa sulla fedina penale di Ben-Gvir è per incitamento al razzismo e per il sostegno ad una organizzazione terroristica, dopo che aveva issato un striscione che diceva “Fuori gli Arabi” a seguito di un attacco palestinese a Gerusalemme e quando si scoprì che la sua auto trasportava striscioni che dicevano “O noi o loro” e “Una soluzione c’è: espellere il nemico arabo”, firmato ‘Quartier generale di Kahane Aveva Ragione’.
Il generale maggiore di polizia in pensione David Kraus negli anni ’90 conosceva bene Ben-Gvir. “Faceva parte del Kach, insieme a Noam Federman e all’esaltato Marzel, che erano impegnatissimi a disturbare la quiete pubblica, per non dire altro”, racconta. “Credo di aver arrestato personalmente Ben-Gvir almeno 20 volte per disturbo della quiete e blocco stradale. È molto intelligente, si è distinto a fianco di Marzel, che era più anziano e più violento, e si è anche unito al rabbino Meir Kahane. Lasciatemi dire che tutti loro erano bravi a disturbare, ed erano tutti sotto sorveglianza dello Shin Bet. Facevano dimostrazioni fuori dalle chiese in Silwan, sul Monte del Tempio”.
“Nonostante tutti gli arresti e le indagini, Ben-Gvir era molto sfuggente”, dice Kraus. “Quando venivano depositate le imputazioni, si difendeva spesso da solo. Faccio fatica a ricordarmi una volta che sia stato condannato. Non mi sorprende che stia per diventare un membro della Knesset. È maturato, ma ciò non significa che sia meno radicale. In sostanza è uno che, dai margini del suo gruppo, è divenuto un legislatore. Penso che sia dannoso per la nostra democrazia. È indecente che serva da stampella per il Likud o per il primo ministro. È un grosso passo falso, ma noi siamo una democrazia”.
Nel 2024, Ben-Gvir si è trasferito a Hebron, dove vive vicino ad altri estremisti di destra che erano stati oggetto dello Shin Bet. “Federman era il soggetto di maggior interesse, ma era indolente, mentre Ben-Gvir, sebbene fosse giovane, era molto sveglio e insolitamente diligente”, dice una fonte che lavorava allora per l’agenzia di sicurezza. “Ai media piace ingigantire il Kach, ma in realtà era un gruppo marginale. Ben-Gvir lo aveva capito e aveva trasferito le sue capacità a sostegno della cosiddetta ‘gioventù delle colline’ (il movimento di giovani israeliani che stabiliscono insediamenti illegali in Cisgiordania) che era molto più pericolosa.
Un cambiamento significativo si verificò nel 2012 quando, superate le obiezioni da parte dell’ordine forense, Ben-Gvir divenne avvocato penalista. La sua esperienza in tribunale ha fatto di lui un valido avvocato per gli attivisti di destra. Ha anche difeso criminali comuni. “Ha sempre combattuto per i suoi clienti, conosceva la materia ed adempiva fedelmente ai suoi doveri verso i clienti”, dice il giudice in pensione Zvi Segal che a quel tempo operava alla Corte Distrettuale di Gerusalemme. “Agiva educatamente durante casi più complicati, trattando la corte con rispetto, senza mai aggredire i testimoni o l’accusa.”
Nel frattempo Ben-Gvir cominciava a prepararsi per una carriera politica, lavorando alla Knesset come aiuto a Michel Ben-Ari, un discepolo di Kahane che era entrato nella Knesset nel 2009 come membro dell’Unione Nazionale. Più tardi aiutò Ben-Ari e Marzel nei loro falliti tentativi di essere eletti. Costoro erano stati esclusi dall’Alta Corte di Giustizia per dichiarazioni che la corte aveva ritenuto razziste.
Accanto alle attività anti-arabe, Ben-Gvir cominciò a lavorare a Tel Aviv contro i richiedenti asilo e contro le parate del LGBTQ Pride a Gerusalemme. “È una provocazione a buon mercato da parte di gente che cerca di danneggiare la natura ebraica di Gerusalemme”, disse nell’etichettare i partecipanti a queste marce. “Non stanno combattendo per i loro diritti, ma per la libertà di provocare, di passeggiare nudi e di esibire atteggiamenti irritanti e discutibili”. Divenne ospite regolare negli studi TV. Le sue abilità di marketing e i buoni rapporti con la stampa e con i media si riflettono anche in molte foto che lo fanno vedere negli articoli di giornale che riguardano i suoi clienti.
Durante questi anni ha continuato a flirtare con il kahanismo, facendo attenzione a non oltrepassare alcun limite, consapevole di stare alla ribalta. Ogni anno è uno deli principali organizzatori e portavoce alla commemorazione di Kahane. “Oggi, i nostri cuori sono pronti per riparare a una storica ingiustizia, consentendo al Kach di battersi per un posto alla Knesset”, disse alla cerimonia commemorativa del 2018. Nel 2019 disse: “Il cammino di Kahane è il cammino della Torah. Avevamo un profeta nella nostra città, un leader nella nostra terra, e noi stiamo seguendo i suoi passi”. Durante l’ultima commemorazione, pochi mesi fa, Be-Gvir ha descritto Kahane come “il nostro maestro e rabbino, un sant’uomo. Penso che ci stia guardando dall’alto dei cieli e ci stia sorridendo, ma tutto dipende da noi”. Dietro a lui c’era uno striscione che diceva “Oggi tutti sanno che Kahane aveva ragione”.
Un ex funzionario-capo dello Shin Bet che aveva guidato la divisione ebraica dell’organizzazione ha detto che Ben-Gvir “sta continuando la missione di Kahane, ma sa di non poter tirare troppo la corda per timore che si rompa. È molto sveglio e ha successo come avvocato, ma sapere che siederà nella Knesset mi rattrista. Rappresenta un mondo arretrato, una corrente molto estremista. Ha amici molto radicali, ciascuno con il proprio bagaglio di esperienze. Pensare che entrerà nel governo mi fa star male”.
Traduzione di Simonetta Madussi – AssoPacePalestina
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