di: Marc Lynch e Shibley Telhami,
The Washington Post, 16 febbraio 2021.
Abbiamo chiesto quali fossero le loro opinioni sul conflitto israelo-palestinese, sul programma nucleare iraniano e altro ancora
La soluzione dei due stati per Israele e Palestina è morta? Una decisione dell’amministrazione Biden di tornare al PACG – l’accordo nucleare iraniano del 2015 – ridurrebbe il rischio che l’Iran ottenga una bomba nucleare? Quanto sono state importanti le rivolte arabe di un decennio fa, e stanno tornando?
Il Medio Oriente non manca mai di commenti e opinioni. Diversi sondaggi di alta qualità chiedono regolarmente a scienziati politici ed esperti di politica estera le loro opinioni sulla politica degli Stati Uniti nella regione. Ma cosa ne pensano gli studiosi del Medio Oriente?
La scorsa settimana, abbiamo messo in campo uno speciale sondaggio di studiosi con esperienza in Medio Oriente, il primo del nostro nuovo Barometro degli Studiosi del Medio Oriente. Attingendo ai membri della Middle East Studies Association, della sezione politica MENA dell’American Political Science Association e del Project on Middle East Political Science della George Washington University, abbiamo identificato 1.293 studiosi di questo tipo. La stragrande maggioranza parla le lingue regionali, ha trascorso molto tempo in Medio Oriente e ha dedicato la propria vita professionale allo studio rigoroso della regione e della sua politica. Nel giro di tre giorni, 521 studiosi avevano acconsentito e risposto (un tasso di risposta del 40%), divisi quasi equamente tra scienziati politici e scienziati non politici.
Abbiamo posto a questi esperti domande descrittive, non cosa pensavano dovesse accadere –o probabilmente sarebbe accaduto– in Medio Oriente. L’indagine chiedeva la loro valutazione della regione come esiste attualmente e come potrebbe esistere tra dieci anni. Non sono state chieste informazioni su quali risultati o quali politiche avrebbero personalmente preferito.
I risultati del sondaggio dipingono un quadro affascinante del Medio Oriente e preziose intuizioni che l’amministrazione Biden –che ha affermato di voler prendere sul serio le opinioni degli esperti– potrebbe prendere in considerazione nel progettare la politica estera degli Stati Uniti per la regione.
Israele e i Palestinesi: una realtà a uno-stato simile all’apartheid
Forse il risultato più netto del sondaggio è la valutazione collettiva del conflitto israelo-palestinese. Una forte maggioranza, il 59%, descrive l’attuale situazione di Israele e Palestinesi come “una realtà a uno-stato simile all’apartheid”. Un ulteriore 7% la vede come una “realtà a uno-stato con disuguaglianze, ma non simile all’apartheid”. Solo il 2% descrive la situazione come un’occupazione israeliana temporanea della Cisgiordania e di Gaza; il 30% descrive la situazione attuale come occupazione semipermanente da parte di Israele.
Mentre l’amministrazione Biden probabilmente cercherà di rilanciare la diplomazia, gli esperti hanno poche speranze che si possa raggiungere una soluzione a due stati. Nel nostro sondaggio, il 52% afferma che un tale risultato non è più possibile, mentre il 42% lo ritiene improbabile entro i prossimi 10 anni. Solo il 6% lo considera probabile entro il prossimo decennio.
Queste aspettative sono particolarmente fosche perché senza la prospettiva di un Israele separato e una Palestina separata, il 77% si aspetta di vedere una realtà a uno stato simile all’apartheid, mentre un altro 17% si aspetta una realtà a uno stato con crescente disuguaglianza, ma non simile all’apartheid. Solo l’1% si aspetta di vedere un unico stato binazionale con uguali diritti per tutti.
L’Iran e l’accordo nucleare
Il ritorno degli Stati Uniti all’accordo nucleare iraniano (il PACG, Piano d’Azione Congiunto Globale) così come è attualmente scritto renderebbe meno probabile che l’Iran ottenga un’arma nucleare entro il prossimo decennio: questo è ciò che afferma il 75% degli intervistati. E il 21% afferma che il ritorno al PACG non farebbe alcuna differenza; solo il 2% afferma che un ritorno renderebbe più probabile un’arma nucleare iraniana.
Forse non sorprende che gli studiosi si oppongano in modo schiacciante all’azione militare contro l’Iran o alla continuazione della politica di “massima pressione” dell’amministrazione Trump. Il divario principale riguarda la tattica: il 67% afferma che se gli Stati Uniti tornassero immediatamente al PACG prima di affrontare altre questioni, servirebbero meglio gli interessi degli Stati Uniti; mentre il 23% preferisce negoziare prima una grande trattativa che includa missili balistici e politiche regionali con l’accordo di alleati come Israele, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.
Che fine hanno fatto le Primavere arabe?
Gli esperti del nostro sondaggio tendono a non essere d’accordo sul futuro e sul significato delle rivolte del 2011 che hanno scosso il mondo arabo. La maggioranza degli studiosi afferma che le rivolte sono ancora attive: il 30% si aspetta un’altra ondata di proteste di massa entro il prossimo decennio, mentre il 46% afferma che le rivolte sono ancora in corso in forme diverse. Solo il 7% pensa che le rivolte siano finite del tutto, mentre il 17% pensa che probabilmente non si ripresenteranno per almeno un decennio.
Ma sono state importanti? Una piccola maggioranza, il 54%, descrive il loro impatto come significativo, ma non trasformativo. Per il 29%, le rivolte sono state trasformative, mentre il 17% le vede come una perturbazione temporanea con scarso impatto a lungo termine.
E per quanto riguarda gli Stati Uniti e il Medio Oriente?
Solo il 3% degli studiosi considera gli Stati Uniti più forti in Medio Oriente oggi rispetto a un decennio fa, mentre il 75% considera gli Stati Uniti più deboli. Sorprendentemente, solo il 38% considera ancora gli Stati Uniti come l’unica potenza esterna dominante nella regione. Non si tratta principalmente di concorrenza russa: solo l’8% vede una regione bipolare in stile Guerra Fredda. Una leggera maggioranza (54%) vede la regione come multipolare, con un numero di grandi potenze in competizione per influenza e potere. Per coloro che credono in un eterno primato degli Stati Uniti, questi risultati dovrebbero aprire gli occhi.
Né gli studiosi vedono un’imminente rinascita del primato degli Stati Uniti. Guardando al futuro, solo il 10% prevede che gli Stati Uniti saranno più forti tra un decennio. Questo non significa necessariamente un declino precipitoso: il 48% si aspetta che gli Stati Uniti saranno più deboli tra un decennio, mentre il 41% si aspetta che sia più o meno lo stesso di adesso. Curiosamente, gli studiosi non sono d’accordo nel valutare se ci sia stato un calo generale dell’importanza dei paesi esterni in ciò che accade in Medio Oriente: il 42% afferma che i poteri esterni hanno circa la stessa influenza di un decennio fa, il 29% afferma che hanno più influenza e il 28% afferma che ne hanno meno.
Che cosa ci si aspetta per il Medio Oriente da parte degli Stati Uniti? L’amministrazione Biden ha segnalato che ascolterà gli esperti, per evitare disastri come la guerra in Iraq del 2003. Questo sondaggio speciale potrebbe aiutare i nuovi politici statunitensi a comprendere le realtà del Medio Oriente come le vedono gli studiosi della regione.
Marc Lynch (@abuaardvark) è professore di scienze politiche alla George Washington University e direttore del Project on Middle East Political Science. È autore di “The New Arab Wars: Anarchy and Uprising in the Middle East” ed è un editore associato di The Monkey Cage.
Shibley Telhami (@ShibleyTelhami) è professore Anwar Sadat per la pace e lo sviluppo, direttore del sondaggio sulle questioni critiche presso l’Università del Maryland e senior fellow non residente presso la Brookings Institution. È coautore di “The Peace Puzzle: America’s Quest for Arab-Israeli Peace, 1989-2011” e di un prossimo studio sulle presidenze Obama e Trump.
Traduzione di Donato Cioli – AssopacePalestina