11 gennaio 2021.
A: Rettori, Membri del Senato Accademico, tutti gli altri accademici e studenti britannici, On. Gavin Williamson Commendatore dell’Impero Britannico, parlamentare, Ministro per l’Istruzione
Oggetto: Definizione operativa di antisemitismo da parte dell’IHRA
Noi, accademici britannici e allo stesso tempo cittadini israeliani, ci opponiamo fermamente all’imposizione governativa alle università d’Inghilterra della “definizione operativa di antisemitismo” da parte dell’IHRA (Alleanza Internazionale per la Memoria dell’Olocausto). Chiediamo a tutti i Senati Accademici di respingere il documento dell’IHRA o, se già adottato, di revocarlo.
Rappresentiamo un gruppo multidisciplinare, multietnico e intergenerazionale. Condividiamo tutti una lunga storia di lotta al razzismo. Di conseguenza, siamo stati critici rispetto alla prolungata politica di occupazione, esproprio, segregazione e discriminazione verso la popolazione palestinese da parte di Israele.
La nostra prospettiva storica e politica è profondamente influenzata dai molteplici genocidi dei tempi moderni, e in particolare dall’Olocausto, nel quale parecchi di noi hanno perso membri delle loro famiglie allargate. La lezione che siamo decisi a trarre dalla storia è quella di una costante lotta contro tutte le forme di razzismo.
È esattamente a causa di queste prospettive personali, scientifiche e politiche che siamo allarmati dalla lettera mandata ai nostri Rettori da Gavin Williamson, Ministro per l’Istruzione, il 9 ottobre 2020. Minacciando esplicitamente di ritirare i finanziamenti, la lettera esercita pressioni affinché le università adottino la controversa “definizione operativa di antisemitismo” proposta originariamente dall’Alleanza Internazionale per la Commemorazione dell’Olocausto (IHRA). Combattere l’antisemitismo in tutte le sue forme è un dovere assoluto.
Tuttavia, il documento IHRA è intrinsecamente lacunoso in modo tale da minare questa lotta. Inoltre, minaccia la libertà di parola e la libertà accademica e costituisce un attacco sia al diritto palestinese all’autodeterminazione che alla lotta per la democratizzazione di Israele.
Il documento dell’IHRA è stato ampiamente criticato in numerose occasioni. Ci soffermiamo su alcuni dei suoi aspetti che sono particolarmente preoccupanti nel contesto dell’istruzione superiore. Il documento consiste di due parti. La prima, citata nella lettera di Williamson, è una “definizione” di antisemitismo che recita così:
L’antisemitismo è una certa percezione degli Ebrei, che può essere espressa come odio verso gli Ebrei. Manifestazioni verbali e fisiche di antisemitismo sono rivolte verso individui Ebrei o non-Ebrei e/o le loro proprietà, verso istituzioni comunitarie ebraiche e strutture religiose.
Questa formulazione è allo stesso tempo vaga nel linguaggio e carente nel contenuto, al punto da diventare inutilizzabile. Da un lato si affida a termini poco chiari come “certa percezione” e “può essere espresso come odio”. Dall’altro lato non menziona questioni chiave come “pregiudizio” o “discriminazione”. Fondamentalmente questa “definizione” è notevolmente più debole e meno efficace rispetto ai regolamenti e le leggi contro il razzismo già in essere, o in elaborazione, nell’ambito universitario.
Inoltre, la pressione del governo sulle istituzioni di istruzione superiore, affinché adottino una definizione per un solo tipo di razzismo [quello verso gli Ebrei], individua le persone di origine ebraica come meritevoli di maggiore protezione rispetto ad altre che patiscono regolarmente manifestazioni uguali, o più gravi, di razzismo e discriminazione.
La seconda parte del documento dell’IHRA presenta ciò che descrive come undici esempi di antisemitismo contemporaneo, sette dei quali si riferiscono allo stato di Israele. Alcuni di questi “esempi” caratterizzano scorrettamente l’antisemitismo. Probabilmente hanno un effetto raggelante sul personale e gli studenti delle università, che legittimamente desiderano criticare l’oppressione di Israele sui Palestinesi, o studiare il conflitto israelo-palestinese. Infine, questi esempi interferiscono nel diritto che abbiamo, in quanto cittadini di quel paese, di partecipare liberamente al processo politico israeliano.
Per chiarire, un esempio di antisemitismo è “(affermare) che l’esistenza di uno stato israeliano è un tentativo razzista.” Un altro atto antisemitico, secondo il documento, è “esigere da (Israele)…un comportamento che non ci si aspetta né si richiede a nessun altra nazione democratica.” Sicuramente sarebbe legittimo, quanto meno in un ambiente universitario, discutere se Israele, in quanto auto-proclamato stato ebraico, è “un’iniziativa razzista” o una una ”nazione democratica”.
Attualmente la popolazione sotto il controllo israeliano comprende 14 milioni di persone. Quasi 5 milioni sono private dei diritti fondamentali. Dei rimanenti 9 milioni, il 21% (circa 1 milione e 800.000) sono state sistematicamente discriminate fin dalla fondazione dello stato. Questa discriminazione si manifesta in dozzine di leggi e regolamenti che riguardano i diritti di proprietà, istruzione, accesso alla terra e alle risorse.
Tutti i 6 milioni e 800.000 individui a cui è stato impedito il pieno accesso democratico sono non-Ebrei. Un esempio emblematico è La legge del ritorno the Law of Return che autorizza gli Ebrei, e solo gli Ebrei, che vivono in qualunque posto nel mondo a immigrare in Israele e acquisire la cittadinanza israeliana, un diritto estendibile ai discendenti e alle mogli. Contemporaneamente, a milioni di Palestinesi e loro discendenti che sono stati deportati o esiliati viene negato il diritto al ritorno nella loro patria.
Simili leggi e pratiche statali discriminatorie in altri sistemi contemporanei o storici, andando dalla Cina agli USA all’Australia, vengono legittimamente e regolarmente analizzate dagli studiosi e dal grande pubblico. Vengono variamente criticate come forme di razzismo istituzionale, e paragonate a certi regimi fascisti, incluso quello della Germania prima del 1939. In effetti, le analogie storiche sono uno strumento standard nella ricerca accademica.
Tuttavia, secondo il Ministro dell’Istruzione solo quelle che riguardano lo stato di Israele sono ora vietate ad accademici e studenti in Inghilterra. Nessuno stato, invece, dovrebbe essere escluso da una legittima discussione accademica.
Inoltre, mentre il documento dell’IHRA considera “qualunque paragone della politica israeliana contemporanea a quella dei nazisti” una forma di antisemitismo, in Israele molti di centro e di sinistra hanno spesso tracciato simili paragoni.
Un recente esempio è l’affermazione fatta nel 2016 da Yair Golan, membro della Knesset (il Parlamento israeliano) e già Vice Capo di Stato Maggiore dell’esercito israeliano. Un altro è il confronto fra Israele e “Il nazismo ai suoi primi passi” fatto nel 2018 dal Laureate Professor Zeev Sternhell, un famoso scienziato storico e politico che è stato, fino alla sua recente scomparsa, un teorico del fascismo a livello mondiale. Confronti simili vengono anche fatti regolarmente negli editoriali del principale quotidiano israeliano Haaretz.
L’uso di queste analogie non è affatto nuovo. Ad esempio, alla fine del 1948 un eminente gruppo di intellettuali ebrei e Rabbini, inclusi Albert Einstein e Hanna Arendt, pubblicarono una lettera sul New York Times, in cui accusavano Menachem Begin (il futuro primo ministro di Israele) di guidare “un partito politico strettamente simile come organizzazione, metodi, filosofia politica e capacità di attrazione sociale ai partiti nazista e fascista.”
Con i suoi 11 “esempi” il documento dell’IHRA è già stato usato per reprimere la libertà di pensiero e la libertà accademica (si veda qui, qui e qui). Cosa allarmante, è stato utilizzato per inquadrare la lotta contro l’occupazione israeliana e l’espropriazione come antisemitica. Come affermato recentemente in una lettera al Guardian da parte di 122 intellettuali palestinesi e arabi:
Crediamo che nessun diritto all’autodeterminazione dovrebbe includere il diritto a sradicare un altro popolo e impedirgli di tornare alla propria terra, o qualunque altro mezzo per assicurare la maggioranza demografica all’interno dello stato. La richiesta da parte dei Palestinesi per il diritto al ritorno alla terra dalla quale loro stessi, i loro genitori e i loro nonni furono espulsi, non può essere interpretata come antisemita… Si tratta di un diritto riconosciuto dalla legge internazionale rappresentata dalla risoluzione 194 del 1948 dell’Assemblea Generale dell’ONU. Avanzare un’accusa di antisemitismo contro chiunque consideri l’attuale stato di Israele come razzista, malgrado la reale discriminazione istituzionale e costituzionale sulle quali si basa, equivale a garantire a Israele l’impunità assoluta.
Nella sua recente lettera che sostiene l’imposizione del documento dell’IHRA alle università inglesi, Kate Green, parlamentare e ministro ombra per l’istruzione, afferma che “possiamo solo (combattere l’antisemitismo) ascoltando e impegnandoci con la comunità ebraica.” Tuttavia, in quanto cittadini israeliani residenti nel Regno Unito, molti di discendenza ebraica, assieme a molti nella comunità ebraica del Regno Unito, chiediamo che anche la nostra voce sia ascoltata, e crediamo che il documento dell’IHRA sia un passo nella direzione sbagliata.
Esso focalizza l’attenzione sulla persecuzione degli Ebrei; impedisce la libertà di parola e la libertà accademica; priva i Palestinesi della propria legittima voce all’interno dello spazio pubblico britannico; e infine impedisce a noi, in quanto cittadini israeliani, di esercitare il nostro diritto democratico di sfidare il nostro governo. Per queste e altre ragioni, perfino il caporedattore del documento dell’IHRA , Kenneth Stern, ha ammonito pubblicamente:
I gruppi ebraici di destra hanno assunto la “definizione operativa”, che conteneva alcuni esempi su Israele… e hanno deciso di usarla come un’arma… (Questo documento) non è mai stato concepito come codice per l’incitamento all’odio nei campus… Ma (in mano alla destra è stato usato come) un attacco alla libertà accademica e di parola, e non danneggerà solo i sostenitori filo-palestinesi, ma anche gli studenti e i professori ebrei, e lo stesso mondo accademico; … Io sono sionista. Ma nei… campus, dove lo scopo è quello di esplorare le idee, gli anti-sionisti hanno diritto ad esprimersi liberamente… Inoltre, c’è un dibattito all’interno della comunità ebraica sul fatto se essere Ebrei richieda di essere sionisti. Non so se questa questione si possa risolvere, ma tutti gli Ebrei dovrebbero essere spaventati dal fatto che il governo sta sostanzialmente definendo la risposta per noi. (The Guardian, 13 Dec. 2019).
Queste preoccupazioni sono condivise da molti altri, fra i quali ci sono centinaia di studenti britannici, studiosi di antisemitismo e razzismo, e numerosi Palestinesi, Ebrei, gruppi e organizzazioni per la giustizia sociale, nel Regno Unito e nel mondo, come l’Institute of Race Relations, l’organizzazione per i diritti civili Liberty, l’ex Giudice di Corte d’Appello Sir Stephen Sedley, e la rabbina Laura Janner-Klausner.
Ci uniamo alla richiesta che le università britanniche rimangano ferme nel loro impegno per la libertà accademica e la libertà di parola. Sollecitiamo le università a continuare la loro lotta contro tutte le forme di razzismo, incluso l’antisemitismo. L’inadeguato documento dell’IHRA non rende un buon servizio a questi obiettivi. Perciò facciamo appello a tutti i Senati Accademici affinché respingano i decreti governativi per adottarlo, o, se già adottato, ad agire per revocarlo.
Firmatari:
Prof. Hagit Borer FBA, Queen Mary University of London
Dr. Moshe Behar, University of Manchester
Dr. Yonatan Shemmer, University of Sheffield
Dr. Hedi Viterbo, Queen Mary University of London
Dr. Yael Friedman, University of Portsmouth
Dr. Ophira Gamliel, Univeristy of Glasgow
Dr. Moriel Ram, Newcastle University
Prof. Neve Gordon, Queen Mary University of London
Prof. Emeritus Moshé Machover, King’s College London
Dr. Catherine Rottenberg, University of Nottingham
PhD Candidate Daphna Baram, Lancaster University
Dr. Yuval Evri, King’s College London
Dr. Yohai Hakak, Brunel University London
Dr. Judit Druks, University College London
PhD Candidate Edith Pick, Queen Mary University of London
Prof. Emeritus Avi Shlaim FBA, Oxford University
Dr. Merav Amir, Queen’s University Belfast
Dr. Hagar Kotef, SOAS, University of London
Prof. Emerita Nira Yuval-Davis, University of East London, 2018 International Sociological Association Distinguished Award for Excellence in Research and Practice.
Dr. Assaf Givati, King’s College London
Prof. Yossef Rapoport, Queen Mary University of London
Prof. Haim Yacobi, University College London
Prof. Gilat Levy, London School of Economics
Dr. Noam Leshem, Durham University
Dr. Chana Morgenstern, University of Cambridge
Prof. Amir Paz-Fuchs, University of Sussex
PhD Candidate Maayan Niezna, University of Kent
Prof. Emeritus, Ephraim Nimnie, Queen’s University Belfast
Dr. Eytan Zweig, University of York
Dr. Anat Pick, Queen Mary, University of London
Prof. Joseph Raz FBA, King’s College London, winner of Tang Prize for the Rule of Law 2018
Dr. Itamar Kastner, University of Edinburgh
Prof. Dori Kimel, University of Oxford
Prof. Eyal Weizman MBE FBA, Goldsmiths, University of London
Dr. Daniel Mann, King’s College London
Dr. Shaul Bar-Haim, University of Essex
Dr. Idit Nathan, University of the Arts London
Dr. Ariel Caine, Goldsmiths University of London
Prof. Ilan Pappe, University of Exeter
Prof. Oreet Ashery, University of Oxford, Turner Bursary 2020
Dr. Jon Simons, Retired
Dr. Noam Maggor, Queen Mary University of London
Dr. Pil Kollectiv, University of Reading, Fellow of the HEA
Dr. Galia Kollectiv, University of Reading, Fellow of the HEA
Dr. Maayan Geva, University of Roehampton
Dr. Adi Kuntsman, Manchester Metropolitan University
Dr. Shaul Mitelpunkt, University of York
Dr. Daniel Rubinstein, Central Saint Martins, University of the Arts, London
Dr. Tamar Keren-Portnoy, University of York
Dr. Yael Padan, University College London
Dr. Roman Vater, University of Cambridge
Dr. Shai Kassirer, University Of Brighton
PhD Candidate Shira Wachsmann, Royal College of Art
Prof. Oren Yiftachel, University College London
Prof. Erez Levon, Queen Mary University of London
Prof. Amos Paran, University College London
Dr. Raz Weiner, Queen Mary University of London
Dr. Deborah Talmi, University of Cambridge
Dr. Emerita Susie Malka Kaneti Barry, Brunel University
PhD Candidate Ronit Matar, University of Essex
PhD Candidate Michal Rotem, Queen Mary University of London
DR. Mollie Gerver, University of Essex
Prof. Haim Bresheeth-Zabner, SOAS
PhD candidate Lior Suchoy, Imperial College London
Dr. Michal Sapir, Independent
Accademici israeliani sostenitori a livello mondiale:
Prof. Amos Goldberg, The Hebrew University of Jerusalem
PhD candidate Aviad Albert, University of Cologne
Dr. Noa Levin, Centre Marc Bloch, Berlin
Prof. Paul Mendes-Flohr
Dr. Uri Horesh
Prof. Roy Wagner, ETH Zurich
Prof. Dmitry Shumsky
Prof. Nurit Peled-Elhanan, Hebrew University and David Yellin Academic College
Prof. Arie Dubnov, The George Washington University
Prof. Natalie Rothman, University of Toronto
Dr. Anat Matar, Tel Aviv University
Dr. Ido Shahar, University of Haifa
Prof. Nir Gov, Weizmann Institute
Prof. Emeritus Amiram Goldblum, The Hebrew University of Jerusalem
Dr. Itamar Shachar, Ghent University, Belgium
Prof. Emeritus Jacob Katriel, Technion – Israel Institute of Technology
Dr. Eyal Shimoni, Weizmann Institute of Science
Dr. Gilad Liberman, Harvard Medical School
Prof. Emeritus Emmanuel Farjoun, Hebrew University of Jerusalem
Prof. Avner Ben-Amos, Tel Aviv University
Dr. Alon Marcus, The Open University of Israel
Dr. Uri Davis, University of Exeter, Exeter, UK & AL-QUDS University
Prof. Emeritus Avishai Ehrlich, The Academic College of Tel Aviv-Yaffo
Prof. Naama Rokem, University of Chicago
Dr. Marcelo Svirsky, University of Wollongong
Prof. Atalia Omer, The University of Notre Dame
Prof. Emeritus, Jose Brunner, Tel Aviv University
Dr. Michael Dahan, Sapir College
Dr. Naor Ben-Yehoyada, Columbia University
Dr. Shai Gortler, University of the Western Cape
Dr. Roni Gechtman, Mount Saint Vincent University, Halifax, Canada
Prof. Ivy Sichel, UC Santa Cruz
Prof. Ofer Aharony, Weizmann Institute
Prof. Outi Bat-El Foux, Tel-Aviv University
Dr. Elazar Elhanan, CCNY
Dr .Ofer Shinar Levanon
Prof. Emeritus Isaac Nevo
Prof. Emerita Nomi Erteschik-Shir, Ben-Gurion University of the Negev
Prof. Yinon Cohen, Columbia University
PhD candidate Revital Madar
Prof. Yael Sharvit,UCLA
Prof. Emeritus Isaac Cohen, San Jose State University
Dr. Kobi Snitz, Weizmann Institute of Science
Dr. Irena Botwinik, Open University, Israel
Prof. Niza Yanay, Ben Gurion University
Prof. Julia Resnik, Hebrew University of Jerusalem
Prof. Charles Manekin, University of Maryland
Prof. Jerome Bourdon, Tel Aviv University
Dr. Ilan saban, University of Haifa
PhD candidate Netta Amar-Shiff, Ben Gurion University
Prof. Emeritus Ron Kuzar, University of Haifa
Dr. Yanay Israeli, Hebrew University of Jerusalem
Prof. Emeritus Avner Giladi, University of Haifa
Prof. Emerita Esther Levinger, University of Haifa
Prof. Emeritus Micah Leshem, University of Haifa
Prof. Jonathan Alschech, University of Northern British Columbia
Prof. Emeritus Yehoshua Frenkel, university of Haifa
Prof. Yuval Yonay, University of Haifa
Prof. Emerita Vered Kraus, University of Haifa
Dr. Amit G., Israeli universities
Dr. Shakhar Rahav, University of Haifa
Prof. Emeritus Yoav Peled, Tel Aviv University
Prof. Emerita Linda Dittmar, University of Massachusetts
Prof. Emeritus Uri Bar-Joseph, Haifa University
Dr. Ayelet Ben-Yishai, University of Haifa
Gilad Melzer, Beit Berl College
Prof. Raphael Greenberg, Tel Aviv University
Prof. Emerita Sara Helman, Ben Gurion University
Dr. Itamar Mann, University of Haifa
Dr. Tamar Berger
https://www.israeliacademicsuk.org/the-letter
Traduzione di Rossella Rossetto – AssopacePalestina
Questo è un documento importantissimo e inattaccabile, redatto da scienziati e accademici con cittadiannza israeliana. Lucido, informato, rigoroso. Da diffondere il più possibile.