Perché la lobby israeliana teme Robert Malley

di Medea Benjamin e Ariel Gold

Mondoweiss, 25 gennaio 2021. 

La lobby israeliana si schiera contro Robert Malley come inviato per l’Iran di Joe Biden. Il modo in cui l’amministrazione risponderà ci dirà se è pronta a resistere ai falchi e tracciare una nuova rotta per la politica statunitense in Medio Oriente.

Robert Malley (Foto: International Crisis Group)

L’impegno del presidente Biden a rientrare nell’accordo nucleare iraniano –formalmente noto come Piano d’Azione Globale Congiunto o JCPOA­– sta già subendo il contraccolpo di un gruppo eterogeneo di falchi bellicisti sia nazionali che stranieri. In questo momento, gli oppositori al rientro nell’accordo stanno concentrando il loro vetriolo su uno dei massimi esperti americani sia di Medio Oriente che di diplomazia: Robert Malley, che Biden potrebbe scegliere per essere il prossimo inviato per l’Iran.

Il 21 gennaio, il giornalista conservatore Eli Lake ha scritto un articolo su Bloomberg News sostenendo che il presidente Biden non dovrebbe nominare Malley perché Malley ignora gli abusi dei diritti umani dell’Iran e il “terrore regionale”. Il senatore repubblicano Tom Cotton ha ri-twittato il pezzo di Lake con il titolo: “Malley ha una lunga storia di simpatia per il regime iraniano e ostilità nei confronti di Israele. Gli ayatollah non crederebbero alla loro fortuna se fosse nominato.” Iraniani favorevoli al cambio di regime come Mariam Memarsadeghi, giornalisti conservatori americani come Joel Pollak di Breitbart e l’Organizzazione Sionista Americana di estrema destra si stanno opponendo a Malley. Benjamin Netanyahu ha espresso la sua opposizione al fatto che Malley ottenga la nomina e il Magg. Gen. Yaakov Amidror, uno stretto consigliere del primo ministro, ha affermato che se gli Stati Uniti rientreranno nel JCPOA, Israele potrebbe intraprendere un’azione militare contro l’Iran. Su Change.org è persino iniziata una petizione contro Malley.

Cosa rende Malley una tale minaccia per questi oppositori al dialogo con l’Iran?

Malley è l’esatto opposto del rappresentante speciale di Trump per l’Iran Elliot Abrams, il cui unico interesse era soffocare l’economia e scatenare il conflitto in Iran, nella speranza di un cambio di regime. Malley, al contrario, ha definito la politica degli Stati Uniti per il Medio Oriente “una litania di imprese fallite” che richiede “auto-riflessione” ed è uno che crede veramente nella diplomazia.

Sotto le amministrazioni Clinton e Obama, Malley ha contribuito a organizzare il vertice di Camp David del 2000 come assistente speciale del presidente Clinton; è stato coordinatore per il Medio Oriente, il Nord Africa e la regione del Golfo durante la presidenza di Obama; ed è stato il principale negoziatore nello staff della Casa Bianca per l’accordo nucleare iraniano del 2015. Quando Obama lasciò l’incarico, Malley divenne presidente dell’International Crisis Group, un gruppo formato nel 1995 per prevenire le guerre.

Durante gli anni di Trump, Malley è stato un feroce critico della politica iraniana di Trump. In un articolo su Atlantic di cui è coautore, ha denunciato il piano di Trump di ritirarsi dagli accordi e ha respinto le critiche alle “clausole di caducità” degli accordi che prevedevano la decadenza delle restrizioni dopo un certo numero di  anni. “La natura limitata nel tempo di alcuni dei vincoli [del JCPOA] non è un difetto dell’accordo, ma era un prerequisito per la stipula dell’accordo stesso”, ha scritto. “La vera scelta nel 2015 era tra il raggiungimento di un accordo che limitasse le dimensioni del programma nucleare iraniano per molti anni e assicurasse ispezioni intrusive illimitate, o non ottenere alcun accordo”.

Ha condannato la campagna di massima pressione di Trump come un massimo fallimento, spiegando che durante la presidenza Trump, “il programma nucleare iraniano è cresciuto, essendo sempre meno vincolato dal JCPOA. Teheran ha missili balistici più precisi che mai e ne ha molti di più. Il quadro regionale è diventato più pericoloso, non meno”.

Mentre i detrattori di Malley lo accusano di ignorare la tetra storia dei diritti umani del regime, le organizzazioni per la sicurezza nazionale e per i diritti umani che sostengono Malley hanno detto in una lettera congiunta che, da quando Trump ha lasciato l’accordo nucleare, “la società civile iraniana è più debole e più isolata, e trova maggiori difficoltà a promuovere un cambiamento.”

I falchi hanno un’altra ragione per opporsi a Malley: il suo rifiuto di dimostrare un cieco sostegno a Israele. Nel 2001 Malley ha scritto un articolo per la New York Review sostenendo che il fallimento dei negoziati israelo-palestinesi di Camp David non era stato colpa soltanto del leader palestinese Yasir Arafat, ma anche dell’allora leader israeliano Ehud Barak. L’establishment filo-israeliano degli Stati Uniti ha subito accusato Malley di avere un pregiudizio anti-israeliano.

Malley è stato anche messo alla gogna per essersi incontrato con membri del gruppo politico palestinese Hamas, che gli Stati Uniti definiscono un’organizzazione terroristica. In una lettera al New York Times, Malley ha spiegato che questi incontri facevano parte del suo lavoro quando era direttore del programma per il Medio Oriente presso l’International Crisis Group, e che gli è stato regolarmente chiesto da funzionari sia americani che israeliani di informarli su questi incontri.

Visto che l’amministrazione Biden è già di fronte all’opposizione di Israele per la sua intenzione di tornare al JCPOA, la competenza di Malley su Israele e la sua disponibilità a parlare con tutte le parti saranno una risorsa.

Malley comprende che il reinserimento nel JCPOA deve essere intrapreso rapidamente e che non sarà una cosa facile. Le elezioni presidenziali iraniane sono programmate per giugno e le previsioni sono che vincerà un candidato dalla linea dura, rendendo più difficili i negoziati con gli Stati Uniti. È anche profondamente consapevole che rientrare nel JCPOA non è sufficiente per calmare i conflitti regionali, ragion per cui sostiene un’iniziativa europea per incoraggiare dialoghi che allentino l’escalation tra l’Iran e i vicini Stati del Golfo. In qualità di Inviato Speciale degli Stati Uniti in Iran, Malley potrebbe mettere il peso degli Stati Uniti sulla bilancia di tali sforzi.

La competenza in politica estera e le capacità diplomatiche di Malley in Medio Oriente lo rendono il candidato ideale per rinvigorire il JCPOA e aiutare a calmare le tensioni regionali. La risposta di Biden alla gazzarra di estrema destra contro Malley sarà una prova della sua forza d’animo nel resistere ai falchi e nel tracciare una nuova rotta per la politica statunitense in Medio Oriente. Gli Americani amanti della pace dovrebbero rafforzare la determinazione di Biden sostenendo la nomina di Malley.

Traduzione di Donato Cioli – AssopacePalestina

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