Rapporto sulla Protezione dei Civili nei Territori Palestinesi occupati
per il periodo 3 – 23 novembre 2020.
La versione in italiano dei rapporti ONU OCHA è a cura dell’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli: https://sites.google.com/site/assopacerivoli/materiali/rapporti-onu/rapporti-settimanali-integrali
Nota per chi ha poco tempo: gli aspetti salienti di ciascuna notizia sono scritti in grassetto
nota: questo rapporto copre tre settimane; il prossimo rapporto sarà pubblicato
il 10 dicembre e coprirà il normale periodo di due settimane.
di seguito il testo completo del Rapporto (891 parole)
Durante il periodo di riferimento (3-23 novembre), a motivo della mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, sono state demolite o sequestrate 129 strutture, sfollando 100 palestinesi e provocando ripercussioni su oltre 200 [seguono dettagli]. L’episodio più grave è avvenuto il 3 novembre, a Humsa Al Bqai’a, dove sono state distrutte 83 strutture, sfollando 73 persone, tra cui 41 minori. Trenta strutture sono state demolite presso 12 Comunità in Area C, mentre le rimanenti 16 strutture si trovavano in Gerusalemme Est, dove sono riprese le demolizioni dopo tre settimane di sospensione (il 1° ottobre, le autorità israeliane avevano annunciato che, a causa della pandemia, avrebbero interrotto la demolizione degli edifici abitati della Città). Secondo le rilevazioni di OCHA, da gennaio 2020 ad oggi [23.11.2020], sono state demolite o sequestrate più strutture che in qualsiasi altro anno completo del periodo 2009-2019, escluso solo l’anno 2016.
Il 4 novembre, a un checkpoint a sud della città di Nablus, le forze israeliane hanno sparato, uccidendo un membro delle forze di sicurezza palestinesi non in servizio; secondo quanto riferito, l’uomo avrebbe aperto il fuoco contro i soldati. Secondo la Mezzaluna Rossa Palestinese, i soldati hanno impedito alla loro equipe medica di raggiungere l’uomo, il cui corpo è ancora trattenuto dalle autorità israeliane. L’8 novembre, vicino al Campo profughi di Al Fawwar (Hebron), le forze israeliane hanno colpito e ferito un altro palestinese che, secondo quanto riferito, avrebbe tentato di accoltellare i soldati.
In Cisgiordania cinquantacinque palestinesi sono stati feriti dalle forze israeliane [seguono dettagli]. Diciotto sono rimasti feriti nel contesto di tre operazioni di ricerca-arresto condotte nel Campo profughi di Qalandiya (Gerusalemme) e nella città di Ramallah. Altri 17 sono rimasti feriti durante le proteste contro le restrizioni di accesso e le attività di insediamento [colonico] a Kafr Qaddum (Qalqiliya) e Ras at Tin (Ramallah). Cinque palestinesi sono rimasti feriti al checkpoint del Distretto di Coordinamento (DCO- Ramallah), durante una commemorazione della morte del Presidente palestinese, Yasser Arafat. Tre uomini sono stati aggrediti fisicamente ad un checkpoint volante vicino a Beit Fajjar (Betlemme). I rimanenti feriti sono stati registrati durante altri scontri, o nel tentativo di entrare in Israele attraverso brecce nella Barriera.
In Cisgiordania le forze israeliane hanno effettuato 230 operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato 227 palestinesi. Il maggior numero di operazioni è stato registrato a Gerusalemme Est (61) e nel governatorato di Hebron (50).
Sono stati segnalati cinque episodi con danni ad ulivi o furti di prodotti ad opera di persone ritenute coloni israeliani. In tre degli episodi sono stati vandalizzati 64 ulivi in prossimità dei villaggi di Jalud (Nablus), Kafr Qaddum (Qalqiliya) e Al Khadr (Betlemme). Negli altri due casi sono stati rubati i raccolti di circa 1.000 ulivi vicino a Sa’ir (Hebron), e di dieci alberi da frutto a Burin (Nablus), dove sono stati sottratti anche attrezzi per la raccolta. Dal 7 ottobre, inizio della stagione di raccolta delle olive, almeno 35 attacchi da parte di individui noti come coloni israeliani o ritenuti tali, hanno provocato feriti tra i palestinesi, danni agli alberi o furti di prodotti.
In contesti diversi dalla raccolta delle olive, altre aggressioni ad opera di individui ritenuti coloni israeliani, hanno provocato ulteriori ferimenti di palestinesi o danni alla proprietà [seguono dettagli]. Quattro palestinesi sono rimasti feriti nei pressi di Silat adh Dhahr (Jenin): le auto su cui viaggiavano si sono schiantate dopo essere state colpite da pietre. Nell’area H2 di Hebron, in episodi separati, un palestinese di 10 anni è stato ferito dal lancio di pietre, un altro di 12 anni è stato aggredito fisicamente e materiali da costruzione ed un veicolo sono stati vandalizzati. Nella Comunità beduina di East Tayba (Ramallah) sono state rubate una ventina di pecore, mentre vicino ad As Sawiya (Nablus) è stata sottratta una capra. Secondo gli agricoltori di Turmus’ayya (Ramallah), coloni hanno distrutto un sistema di irrigazione ed hanno rubato attrezzi agricoli nel loro villaggio. Contadini di Far’ata (Qalqiliya) hanno riferito che coloni hanno rubato le recinzioni che circondano le loro terre. A Burqa (Nablus) e At Tuwani (Hebron), coloni hanno lanciato pietre contro le abitazioni, danneggiandone quattro, mentre a Nablus hanno colpito auto palestinesi in transito, danneggiandone una. A ‘Urif (Nablus) hanno spianato 1,7 ettari di terreno agricolo di proprietà palestinese. Nella vicina Jalud, coloni hanno recintato terreni privati palestinesi, collocandovi una tenda e tre serbatoi d’acqua.
Vicino alla recinzione perimetrale di Israele con Gaza e al largo della sua costa, presumibilmente per far rispettare le restrizioni di accesso, le forze israeliane hanno aperto il fuoco in almeno 20 occasioni; un pescatore è rimasto ferito. In tre occasioni, bulldozer israeliani hanno spianato il terreno all’interno di Gaza.
A Rafah e Deir al Balah (Gaza), due palestinesi, di 14 e 16 anni, sono stati feriti dall’esplosione di residuati bellici. Dall’inizio dell’anno, due palestinesi (un minore e un adulto) sono stati uccisi e altri otto, tra cui cinque minori, sono rimasti feriti da ordigni inesplosi.
Il 15 e 21 novembre, gruppi armati palestinesi a Gaza hanno lanciato tre razzi contro Israele, uno dei quali ha causato danni ad un magazzino in Ashkelon. In entrambi i casi, sono seguiti attacchi aerei israeliani, che hanno colpito siti militari, aree aperte e terreni agricoli in Gaza, provocando danni a 5.000 m2 di serre a Khan Younis.
Secondo fonti israeliane, aggressori, ritenuti palestinesi, lanciando pietre o bottiglie incendiarie, hanno ferito tre israeliani e danneggiato 19 veicoli israeliani che percorrevano strade della Cisgiordania.
Ultimi sviluppi (fuori dal periodo di riferimento)
Il 25 novembre, a motivo della mancanza di permessi edilizi, le autorità israeliane hanno demolito 11 strutture di proprietà palestinese nell’area di Massafer Yatta, nel sud di Hebron. Queste includevano abitazioni, strutture di sostentamento e strutture idriche ed igienico-sanitarie, alcune delle quali erano state fornite come assistenza umanitaria. Venticinque persone sono state sfollate e oltre 700 subiscono ripercussioni. Tutte le sette Comunità prese di mira, tranne una, si trovano in una zona designata [da Israele] “area chiusa” e destinata all’addestramento militare. Le Comunità ivi residenti sono a rischio di trasferimento forzato.