di B’Tselem
4 novembre 2020.
Nel bel mezzo di una crisi sanitaria ed economica senza precedenti, il numero dei Palestinesi che hanno perso la casa nei primi dieci mesi del 2020 nella Cisgiordania (compresa Gerusalemme Est) è superiore a quello dei Palestinesi rimasti senza casa ogni anno a partire dal 2016, anno col più alto numero di demolizioni da quando B’Tselem ha cominciato a monitorare il fenomeno.
Nel 2020, sono 798 i Palestinesi che hanno già perso la casa a causa della politica di Israele. Di questi, 404 sono minori che vivevano in 218 case, a fronte di 677 Palestinesi nel 2019, 397 nel 2018 e 521 nel 2017.
Inoltre, nei primi 10 mesi del 2020 le autorità israeliane hanno demolito 301 strutture non residenziali e infrastrutture appartenenti a Palestinesi. Sono state demolite strutture di importanza umanitaria quali cisterne per l’acqua, tubature e reti elettriche, che in questo periodo sono fondamentali per la sanificazione e la salute.
Distrutta ieri un’intera comunità
A tutto ciò si aggiunge l’incursione del 3 novembre 2020 quando, alla vigilia delle elezioni negli USA, l’amministrazione civile israeliana accompagnata da una scorta militare, due bulldozer e due scavatrici si è presentata nel villaggio di Khirbet Humsah nel nord della valle del Giordano. L’esercito ha demolito 18 tende e capanni che ospitavano 11 famiglie, composte complessivamente da 74 persone di cui 41 minori. Sono stati inoltre demolite 29 tende e capanni usati come stalle per il bestiame, 3 magazzini, 9 tende usate come cucine, 10 bagni portatili, 10 recinti per il bestiame, 23 serbatoi per l’acqua, 2 pannelli solari e mangiatoie e abbeveratoi per il bestiame. Hanno inoltre distrutto più di 30 tonnellate di mangime e confiscato un veicolo e due trattori a tre residenti.
Negli ultimi anni Israele ha introdotto la legislazione militare che facilita la politica dell’espulsione dei Palestinesi da aree della Cisgiordania e dell’appropriamento del territorio. Secondo i dati della Civil Administration (CA), nei primi dieci mesi del 2020 la CA ha confiscato 242 prefabbricati appartenenti a Palestinesi, nel 2015 erano stati 6. Nel 2019 sono stati confiscati 700 trattori e ruspe e sono stati sradicati 7500 alberi in area C.
La CA addirittura si vanta che dai dati in suo possesso i progetti internazionali di supporto ai Palestinesi dell’area C, quali la costruzione di prefabbricati e l’installazione di infrastrutture, sono calati a solo 12 unità nel 2019, mentre erano stati 75 nel 2015.
Mentre il mondo è alle prese con la crisi del coronavirus, Israele, invece di aiutare a proteggere una popolazione che risiede in territori sotto il suo controllo, si dedica alla persecuzione sistematica dei Palestinesi e tenta di giustificare le demolizioni con scuse miserevoli quali “l’applicazione delle leggi” e “motivi di pianificazione ed edificazione”, mentre crea deliberatamente una situazione kafkiana che non lascia ai Palestinesi alcuna via legale per edificare. Israele ha ufficialmente rinunciato al processo di annessione della Cisgiordania, ma le cifre delle demolizioni indicano che sul campo la realtà non è mutata e l’annessione de facto continua. Israele continua a trattare i territori della Cisgiordania come se fossero di sua proprietà e impedisce ai Palestinesi di costruire in tutta l’area (compresa Gerusalemme Est) impossessandosi di una quantità sempre più vasta di territorio.
Traduzione di Nara Ronchetti – AssopacePalestina