Rapporto OCHA 11 – 24 agosto 2020

Set 1, 2020 | Rapporti Palestina OCHA

Rapporto sulla Protezione dei Civili nei Territori Palestinesi occupati

per il periodo 11 – 24 agosto 2020.

La versione in italiano dei rapporti ONU OCHA è a cura dell’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli: https://sites.google.com/site/assopacerivoli/materiali/rapporti-onu/rapporti-settimanali-integrali

Nota per chi ha poco tempo: gli aspetti salienti di ciascuna notizia sono scritti in grassetto

In Cisgiordania in due distinti episodi, due palestinesi, uno di essi minore, sono stati colpiti e uccisi dalle forze israeliane; altri tre sono rimasti feriti [segue dettaglio]. Il 17 agosto, a una delle porte che conducono alla moschea di Al Aqsa nella Città Vecchia di Gerusalemme, forze israeliane hanno sparato, uccidendo un palestinese 30enne che aveva accoltellato e ferito un ufficiale della polizia di frontiera. In seguito all’accaduto, le forze israeliane hanno limitato i movimenti all’interno della Città Vecchia; secondo fonti mediche palestinesi, tale provvedimento ha impedito loro di raggiungere l’area in cui era stato colpito l’aggressore. Anche una donna, passante palestinese, è rimasta ferita da un proiettile vagante. Il 19 agosto, a Deir abu Mash’al (Ramallah), nel secondo episodio [dei due sopra citati], un 16enne palestinese è stato ucciso ed altri due minori sono stati feriti. Le circostanze in cui il ragazzo è stato ucciso rimangono poco chiare, nondimeno fonti militari israeliane hanno asserito che i minori erano in procinto di lanciare bottiglie incendiarie e che i soldati hanno sparato quando li hanno visti sistemare a terra dei pneumatici, con l’intento di incendiarli. Secondo testimoni oculari palestinesi, nell’area non ci sono stati scontri, né incendio di pneumatici. Al momento della pubblicazione di questo Rapporto, entrambi i corpi dei palestinesi uccisi sono ancora trattenuti dalle forze israeliane. I due decessi portano a 19 il numero di palestinesi uccisi in Cisgiordania, dall’inizio dell’anno.

Le intensificate ostilità nella Striscia di Gaza e nel sud di Israele hanno causato il ferimento di 12 palestinesi e 6 israeliani. Le tensioni sono aumentate a partire dal 12 agosto, quando palestinesi hanno lanciato palloni igniferi da Gaza verso Israele, provocando l’incendio, secondo fonti israeliane, di terreni agricoli nel sud di Israele. Gruppi armati palestinesi hanno anche lanciato una serie di razzi contro Israele: benché alcuni siano stati intercettati dal sistema di difesa “Cupola di Ferro”, sei israeliani sono rimasti feriti e proprietà sono state danneggiate. Successivamente, le forze israeliane hanno colpito diverse aree aperte e postazioni militari [di Gaza] appartenenti a gruppi armati, provocando il ferimento di quattro minori e una donna, oltre a danni ai siti presi di mira ed a proprietà civili adiacenti, comprese almeno nove abitazioni ed una scuola. Inoltre, un palestinese è stato ferito dalle schegge di un razzo [palestinese] ed altre sei persone sono rimaste ferite vicino alla recinzione, in scontri con forze israeliane. Le autorità israeliane hanno anche bloccato l’ingresso in Gaza della maggior parte delle merci, compreso il carburante che transitava dal valico di Kerem Shalom, ed hanno ridotto l’area di pesca consentita lungo la costa di Gaza, inizialmente ad otto miglia nautiche e, successivamente, a zero. Il blocco dell’ingresso di carburante ha causato, il 18 agosto, la chiusura completa della Centrale Elettrica di Gaza, determinando interruzioni di corrente fino a 20 ore al giorno in tutta Gaza, con ripercussioni sulla fornitura dei servizi di base.

In Cisgiordania, in molteplici episodi e scontri, le forze israeliane hanno ferito 81 palestinesi [seguono dettagli]. La maggior parte (45) dei feriti si sono avuti nel villaggio di Turmus’ayya (Ramallah), durante una dimostrazione svolta nel corso di un evento pubblico di protesta contro l’accordo tra Emirati Arabi Uniti e Israele, annunciato il 13 agosto. Inoltre, a Gerusalemme Est, forze israeliane intervenute a disperdere un raduno all’ingresso dell’ospedale Al Maqased, nel quartiere di At Tur, hanno sparato lacrimogeni e bombe assordanti all’interno del complesso ospedaliero, provocando lesioni a 20 palestinesi appartenenti al personale medico dell’ospedale. In un episodio separato, forze israeliane hanno fatto irruzione nel medesimo ospedale per arrestare un palestinese ferito in uno scontro avvenuto durante una demolizione (vedi di seguito, al quinto paragrafo). Nei governatorati di Tulkarm, Qalqiliya e Jenin, altri dieci palestinesi sono rimasti feriti mentre tentavano di oltrepassare la Barriera attraverso varchi non autorizzati. Altri quattro palestinesi sono rimasti feriti durante altrettante operazioni di ricerca-arresto condotte nei governatorati di Tulkarm e Ramallah e a Gerusalemme Est; in Cisgiordania durante il periodo in esame sono state effettuate 153 operazioni di questo tipo. Inoltre, un palestinese è stato ferito dall’esplosione di un ordigno; questo si trovava all’interno di una scatola collocata nei pressi dell’area dove si svolgono le manifestazioni settimanali a Kafr Qaddum (Qalqiliya) ed è esploso al contatto. Si tratta di uno dei tre dispositivi trovati lungo il percorso delle manifestazioni e vicino a un parco pubblico: secondo media israeliani sarebbero stati collocati dalle forze israeliane. Un palestinese è stato ferito vicino alla città di Betlemme, a quanto riferito, dopo aver lanciato una bottiglia incendiaria; ed un altro al checkpoint di Qalandiya (Gerusalemme), perché sospettato di avere indosso un coltello. In quest’ultimo caso, l’uomo soffriva di problemi di udito e quindi potrebbe non aver sentito l’alt dei soldati; fonti di media israeliani hanno in seguito riferito che l’uomo non aveva con sé alcun coltello. Degli 81 feriti, dieci sono stati colpiti da armi da fuoco, nove da proiettili rivestiti di gomma, due sono stati aggrediti fisicamente; i rimanenti hanno dovuto essere curati per inalazione di gas lacrimogeno.

Nella Striscia di Gaza, presumibilmente per far rispettare le restrizioni di accesso alle aree prossime alla recinzione perimetrale israeliana e al largo della costa, in almeno 26 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento, provocando il ferimento di un pescatore, danni a una barca e la perdita di reti da pesca. In una occasione, le forze israeliane sono entrate a Gaza, a nord di Beit-Lahiya, ed hanno effettuato operazioni di spianatura del terreno e di scavo vicino alla recinzione perimetrale.

Per mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, 25 strutture di proprietà palestinese sono state demolite o sequestrate, sfollando 32 palestinesi e creando ripercussioni di diversa entità su altri 160 circa [seguono dettagli]. Quindici di queste strutture sono state demolite in otto Comunità dell’Area C, comprese due nelle Comunità di Mughayyir al Abeed e Al Fakheit (entrambe a Hebron), che si trovano in “aree chiuse” dai militari per consentire l’addestramento dell’esercito israeliano; le strutture in questione erano tutte correlate al sostentamento, tranne due. Altre sei strutture di sostentamento sono state demolite nell’Area C di Al ‘Isawiya (Gerusalemme). Il resto delle strutture si trovava a Gerusalemme Est, compreso un edificio residenziale in costruzione nel quartiere di Jabal al Mukkabir; in questo caso si sono avuti scontri e un ferito [vedi sopra, al terzo paragrafo]. Cinque delle strutture di Gerusalemme Est sono state demolite dai proprietari, costretti a farlo per evitare multe. Finora, quest’anno, circa la metà di tutte le demolizioni a Gerusalemme Est (118) sono state effettuate dai proprietari, a seguito dell’emissione di ordini di demolizione da parte delle autorità israeliane.

Un palestinese è stato ferito e 650 alberi e alberelli e altre proprietà palestinesi sono stati vandalizzate da aggressori ritenuti coloni [segue dettaglio]. In un caso, a Huwwara (Nablus), coloni hanno ferito con pietre un lavoratore palestinese impegnato in un progetto di censimento di terreni. In altri quattro casi, coloni hanno sradicato 400 piantine di ulivo e mandorlo ad ‘Asira ash Shamaliya e sei piantine di vite a Qaryut (entrambi a Nablus); hanno abbattuto 244 ulivi a Khirbet at Tawamin (Hebron); hanno danneggiato 1,6 ettari coltivati a grano e orzo, pascolando le loro pecore su terreni prossimi al villaggio di Sa’ir (Hebron). Inoltre, coloni hanno danneggiato sette auto nel villaggio di Yasuf (Salfit) e una cava vicino al villaggio di Urif (Nablus), dove hanno anche imbrattato muri con graffiti mentre lanciavano pietre contro le auto [palestinesi] in transito in vicinanza degli insediamenti colonici di Yitzhar (Nablus) e Kiryat Arba’ (Hebron). Gli altri due episodi si sono verificati ad At Tuwani e nell’area H2 della città di Hebron, dove gli aggressori, ritenuti coloni, hanno danneggiato un rifugio per animali e recinzioni, ed hanno rubato proprietà. Infine, durante il periodo di riferimento di questo Rapporto, è morto un palestinese 21enne: a quanto riferito era stato investito da un veicolo guidato da un colono nei pressi del checkpoint di Kafriat, a sud di Tulkarm, mentre stava attraversando la strada 557 sul lato israeliano della Barriera (non incluso nel totale riportato sopra).

Secondo fonti israeliane, una ragazza israeliana è rimasta ferita e 17 veicoli sono stati danneggiati da pietre lanciate da palestinesi contro veicoli israeliani in transito su strade della Cisgiordania.

Ultimi sviluppi (fuori dal periodo di riferimento)

Il 26 agosto, nella città israeliana di Petah Tikva, un civile israeliano è stato pugnalato mortalmente; la polizia ha arrestato un palestinese sospettato dell’aggressione.

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