Migliaia di famiglie palestinesi attraversano larghe aperture nella barriera in Cisgiordania per visitare la costa mentre l’esercito israeliano per lo più chiude un occhio.
di Ahmad Al-Bazz e Oren Ziv
+972 Magazine, 11 agosto 2020
Nelle ultime due settimane, decine di migliaia di Palestinesi della Cisgiordania hanno liberamente raggiunto città e villaggi al di là della Linea Verde attraversando aperture nella barriera di separazione israeliana, diretti per la maggior parte verso le spiagge.
Questi attraversamenti di massa, che avvenivano sotto osservazione dei soldati israeliani, sono coincisi con i quattro giorni della festa musulmana dell’Eid al-Adha iniziata il 30 luglio. Ogni anno i Palestinesi, che approfittano dell’occasione, chiedono i rari permessi per vacanza che il Ministro della difesa israeliano talvolta concede con condizioni limitate.
Israele non ha rilasciato permessi per le vacanze quest’anno, ufficialmente a causa della crisi di COVID-19, ma le aperture nel muro di separazione hanno fatto sì che i Palestinesi potessero ancora andare sulla costa – di solito a loro interdetta – per la festività.
Le aperture nella barriera sono principalmente lungo il centro-nord della Cisgiordania, benché alcune si trovino anche vicino a Hebron e Modi’in. Uno dei principali punti di attraversamento è vicino al villaggio di Far’oun, a ovest di Tulkarem, in Cisgiordania, dove almeno due aperture larghe tre metri vengono usate dai locali che si spostano.
Mercoledì scorso, quando +972 Magazine ha visitato questa sezione della recinzione, che è completamente attrezzata con sensori di movimento e telecamere a circuito chiuso, i Palestinesi, tranquillamente e in tutta sicurezza, stavano passando sotto gli occhi di due soldati israeliani che monitoravano la zona. +972 ha osservato tre jeep militari israeliane che passavano vicino alle aperture senza impedire l’attraversamento ai Palestinesi.
Decine di autisti di autobus sul lato israeliano della barriera richiamavano i Palestinesi che attraversavano, offrendo di condurli a Haifa, Giaffa e Acri. Dall’altra parte c’erano autisti che offrivano corse di ritorno alle città cisgiordane di Nablus e Tulkarem, oltre ad alcuni venditori che vendevano la loro merce nell’affollato punto di attraversamento.
Questa mattina l’esercito israeliano ha chiuso con filo spinato il varco nella barriera di Far’oum e ha sparato gas lacrimogeni ai Palestinesi che tentavano di attraversare. I viaggiatori, tuttavia, si sono spostati verso altre brecce aperte più giù lungo la barriera.
‘Quale permesso posso ottenere?’
I Palestinesi sono soggetti a restrizione di movimento in continua evoluzione sin dalla fondazione di Israele nel 1948, prima sotto il governo militare all’interno della Linea Verde sui cittadini palestinesi di Israele, che durò sino al 1966, e poi sotto l’occupazione in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza.
Queste restrizioni sono state significativamente estese a seguito della firma degli Accordi di Oslo negli anni ’90 del secolo scorso e della costruzione del muro di separazione israeliano che iniziò negli anni 2000. Mentre ai Palestinesi della Cisgiordania con permessi è abitualmente richiesto di attraversare determinati posti di blocco per soli Palestinesi, i cittadini israeliani viaggiano liberamente attraverso i posti di blocco per soli Israeliani della Linea Verde, senza alcun permesso e con poche ispezioni.
“Visito Giaffa per la prima volta dal 1999”, ha detto K. J., che ha chiesto di rimanere anonimo per sicurezza personale e che stava viaggiando con sua moglie e le sue due figlie. Ha aggiunto che non ha potuto muoversi al di là della Linea Verde o su scala internazionale a causa di un “divieto di sicurezza” imposto alla sua famiglia dalle autorità israeliane. “Questa apertura è una rara occasione per visitare il territorio del 1948 [all’interno della Linea Verde]”.
Il sistema di permessi israeliano, amministrato dalla Ministero della Difesa, vieta agli uomini palestinesi di età inferiore ai 50 anni e alle donne al di sotto dei 45 di attraversare la Linea Verde senza permesso. Chiunque sia più giovane deve fare domanda per uno scopo specifico, come per esempio lavoro e cure mediche.
Alcuni Palestinesi che passavano attraverso le aperture nella barriera hanno detto di non avere i requisiti per i permessi concessi dal rigido regime israeliano. “Sono giovane e scapolo. Quale permesso posso ottenere?” ha detto M. A., notando che non gli era mai stato concesso un permesso di viaggio.
Lunedì pomeriggio centinaia di Palestinesi continuavano ad attraversare la barriera nell’area di Tulkarem. Nella mattinata, soldati israeliani di stanza a Far’oun avevano lanciato gas lacrimogeni contro chi cercava di passare, ma più tardi le persone hanno continuato ad attraversare senza interferenze.
La polizia militare israeliana ha trattenuto e rimandato indietro decine di Palestinesi che cercavano di attraversare la barriera tra Zeita, un villaggio palestinese nella zona di Tulkarem, e Jatt, una città palestinese in Israele. Uno dei fermati ha detto di essere entrato in Israele con un permesso, ma voleva tornare indietro mediante quel punto di passaggio. “Ci era consentito rientrare da dove volevamo”, ha dichiarato.
Salah, un altro palestinese sottoposto a fermo, ha detto a +972, mentre lo portavano a una jeep militare: “Se non vogliono che entriamo, perché stanno aprendo la recinzione? O chiudono i varchi o smettono di interferire quando entriamo [in Israele] per andare al lavoro o in spiaggia”. Un soldato ha risposto: “È una recinzione, perché a un certo punto decidi di attraversarla? Non si può attraversare qui”.
Chi ha creato il buco?
Secondo i residenti palestinesi di Far’oun, l’apertura nella barriera, come molte altre simili, è stata originariamente creata dai contrabbandieri che portano i lavoratori giornalieri palestinesi all’interno della Linea Verde. Questa breccia è stata a lungo una fonte di conflitto tra l’esercito israeliano e i lavoratori palestinesi, “che a volte finiva con raid nel mio villaggio e persino con spari verso i lavoratori”, ha detto Khaled Badir, un giornalista palestinese di base a Far’oun.
Secondo Badir, più persone avevano iniziato a usare le aperture nella barriera a seguito della crisi di COVID-19 e delle conseguenti restrizioni imposte agli operai con permessi, ma l’IDF non ha fatto nulla per fermarne l’uso crescente. “Abbiamo iniziato a notare che l’esercito sta implicitamente permettendo ai lavoratori di attraversare, non essendo presente alla recinzione durante le ore di pendolarismo”, ha detto.
Questa è la prima volta che Badir ha visto soldati israeliani chiudere veramente un occhio sui Palestinesi che entravano in Israele attraverso la breccia nella barriera. “Sono sicuro si tratti di una decisione del comando militare. Ma non riesco a capirne il motivo”, ha detto.
All’inizio di agosto, durante l’Eid, la breccia a Far’oum è diventata sempre più affollata perché i Palestinesi sono stati informati sui social media della rara opportunità di attraversare la barriera. Ci sono state reazioni contrastanti nei confronti di coloro che hanno beneficiato della breccia, alcuni incoraggiavano i loro amici a visitare i luoghi generalmente interdetti, altri criticavano la rottura della quarantena per il COVID-19 imposta dall’Autorità Palestinese durante l’Eid.
L’AP non ha ancora rilasciato una dichiarazione ufficiale sul movimento a Far’oum. Tuttavia, i media palestinesi hanno riferito che il ministro della Sanità dell’AP, Mai Kaileh, ha sottolineato il “rischio sanitario” di viaggiare nelle “zone del ’48” a causa dell’alto numero di casi COVID-19 tra gli Israeliani.
Nel frattempo, Bashar Masri, un impresario e uomo d’affari palestinese, ha chiesto all’AP di riconsiderare i protocolli COVID-19, sostenendo che “hanno causato una depressione economica nel mercato palestinese… dopo che l’occupazione ha improvvisamente aperto i posti di blocco, che hanno spinto le persone a viaggiare per svago e per fare acquisti [nei mercati israeliani]”.
Ma la dichiarazione di Masri e altre simili hanno suscitato un’enorme reazione da parte dei Palestinesi che hanno esortato i loro coetanei “a viaggiare e vedere le loro città dalle quali erano stati espulsi nel 1948”. In risposta, alcuni Palestinesi hanno postato su Facebook storie in cui si vedono i visitatori che cantano canzoni di liberazione palestinese, mentre altri hanno postato foto con i loro parenti rifugiati in visita, per la prima volta da anni, nelle città natali dalle quali erano stati espulsi.
‘Se solo potessimo entrare sempre’
Lontani poche decine di miglia, lungo la costa tra Giaffa e Tel Aviv, migliaia di Palestinesi si sono divertiti sulla spiaggia e alcuni sono rimasti fino a notte fonda. Quelli che venivano dalla Cisgiordana erano facilmente identificabili, insistendo a stare in acqua anche dopo che i bagnini erano andati a casa. Molti di loro filmavano la scena in diretta sui social media per le loro famiglie a casa.
Osama, 43 anni, di Nablus, che era alla spiaggia di Giaffa con moglie e figli, non aveva più visto il mare da 34 anni. La sua famiglia lo vedeva per la prima volta.
“È una sensazione incredibile”, ha detto. “Mio nonno era originario di Giaffa, di Kufr Salame. Impacchettava arance per vivere e fu espulso durante la Nakba”.
Osama ha aggiunto che non era sicuro se fosse per ragioni politiche o economiche che a loro fosse permesso di attraversare la Linea Verde, ma questo non ha interferito con il piacere per l’opportunità offerta. “Spero di poter tornare, ma chissà cosa accadrà domani”, ha detto.
Rashid, 16 anni, da Deir Abu Mash’al vicino a Ramallah, ha raccontato come lui e i suoi amici sono entrati in Israele mediante la breccia vicino al villaggio di Ni’lin senza essere fermati dai soldati.
“Questa è la seconda volta nella mia vita che vado al mare”, ha detto. “Sono davvero felice. Se solo potessimo entrare sempre”.
Alaa, una studentessa universitaria di pubbliche relazioni di Nablus, si è recata alla spiaggia con gli amici, con i quali stava raccogliendo conchiglie e scrivendo parole sulla sabbia. “Sono entusiasta di stare qui”, ha detto. “Non ero impaurita nell’attraversare la barriera”.
Basel, 42 anni, da Qalqilya, ha detto che non era mai stato alla spiaggia prima. Era accompagnato da sua moglie e i tre figli, che sono rimasti in mare dopo che il sole era calato. “Siamo stati bloccati per cinque mesi a causa del coronavirus, in isolamento a casa. Dovevamo uscire e prendere un po’ d’aria”, ha detto Basel. “La gente è disoccupata. È meglio che [la recinzione] sia aperta, così le persone possono lavorare e andare a fare visita. È meglio che morire imprigionati dentro casa”.
Il passaggio di Allenby dalla Cisgiordania alla Giordania è anch’esso sotto nuove restrizioni dovute alla pandemia di coronavirus, lasciando i Palestinesi più rinchiusi del solito.
Per Basel è difficile descrivere le sue impressioni su Giaffa. “Davvero è la sposa del mare, come dicono. Dopo la spiaggia andremo al [famoso ristorante di Giaffa] Il vecchio e il mare, che ho sentito dire sia eccellente”. Benché il viaggio sia stato costoso, data la sua disoccupazione, Basel ha detto che intendeva ritornare il mese prossimo.
“Sono venuto qui tre volte nell’ultima settimana”, ha detto un giovane uomo da Jayyous, vicino a Qalqilya.”Sono passati cinque anni dall’ultima volta che venni al mare”.
Le scene sulla spiaggia di Giaffa hanno ricordato quanto la Cisgiordania sia vicina alla costa e di come potrebbe apparire – se non ci fosse la separazione – una situazione relativamente “normale”.
‘Se fosse un vero confine, credi che lascerebbero la gente passare?’
“Questa settimana, il confine tra Israele e la Cisgiordania era quasi completamente cancellato”, ha twittato sabato un giornalista israeliano. Questa era infatti l’impressione alla barriera di separazione e alla spiaggia. Molte persone hanno rimarcato che non c’erano soldati presenti nei vari punti attraverso i quali sono entrati in Israele o, se c’erano, i soldati li osservavano semplicemente a distanza.
Un uomo di 50 anni di Betlemme, che con la moglie e la figlia è andato a Far’oun e poi a Giaffa, ha detto: “La situazione in Cisgiordania è a un punto di rottura. C’è pressione e la recinzione aperta sta permettendo alla gente di respirare un po’, di godere della spiaggia”.
Benché Eid sia finita la settimana scorsa, il flusso dei visitatori in spiaggia è continuato nel fine settimana e nel corso di questa settimana. Nonostante non sia chiaro quanto a lungo durerà questa politica non ufficiale, i media israeliani sono stati relativamente indifferenti alla vicenda, con alcuni che notavano che la situazione pone pochi rischi per la sicurezza e per la salute. Ci sono stati persino commenti ironici su come, in assenza del turismo estero, ci fossero almeno i visitatori palestinesi dalla Cisgiordania.
Ci sono state varie speculazioni sul perché ai Palestinesi sia consentito di entrare in Israele attraverso le aperture nella recinzione di sicurezza; una teoria è che si tratti di uno sfoggio di autorità da parte di Israele.
“Il motivo per cui tutto è aperto è un motivo politico”, ha detto un autista di Taybeh in attesa di passeggeri. “[Israele] vuole mostrare chi comanda e indebolire l’AP. Quando l’AP introduce un isolamento, Israele apre tutto”.
Un Palestinese di 60 anni, in piedi vicino a una delle brecce nella recinzione, ha dato una spiegazione simile. “Vogliono mostrare che non c’è Israele e non c’è Palestina, solo un singolo territorio. Si stanno preparando ad annettere l’intera Cisgiordania. Se ci fosse un vero confine, pensi che lascerebbero passare la gente? Vogliono cancellare il confine”.
“Ci hanno vietato di entrare, ma sto andando in Palestina”, ha detto un altro che stava attraversando la recinzione con la sua famiglia. “Abbiamo atteso decenni che [il confine] si aprisse e ora possiamo andare liberamente alla spiaggia”.
Il portavoce dell’IDF ha detto che non si stavano occupando della questione del movimento dei Palestinesi attraverso le brecce nella barriera di separazione.
Ahmad Al-Bazz è un giornalista e regista di documentari con sede in Cisgiordania, nella città di Nablus. È membro del collettivo fotografico di Activestills dal 2012.
Oren Ziv è un fotogiornalista, membro fondatore del collettivo fotografico di Activestills e redattore dello staff di Local Call. Dal 2003 documenta questioni politiche e sociali in Israele e nei Territori Palestinesi Occupati, con una particolare attenzione alle comunità di attivisti e alle loro lotte. I suoi reportage si focalizzano sulle proteste popolari contro il Muro e le colonie, le abitazioni a prezzi accessibili e altre questioni socio-economiche, sull’antirazzismo e le lotte contro la discriminazione e per la liberazione degli animali.
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Traduzione di Elisabetta Valento – Assopace Palestina