euobserver, 15 giugno 2020
“Quel che gli Stati Uniti stanno facendo in Palestina è una minaccia contro qualunque principio di pacifica convivenza tra le nazioni”, questo è quello che, secondo Saeb Erekat, un alto funzionario diplomatico palestinese, dovrebbero dire i ministri degli Esteri dell’UE al Segretario di Stato USA Mike Pompeo nella video-conferenza di lunedì (15 giugno).
“[I ministri UE] dovrebbero dire che in caso di annessione… ci saranno conseguenze per Israele, incluse sanzioni”, ha detto Erekat agli osservatori UE durante un’intervista rilasciata nello stesso giorno.
“E dovrebbero ricordare agli USA che il loro piano di annessione è una minaccia ai principi base della storica cooperazione transatlantica”, ha aggiunto.
Erekat è il segretario generale dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), l’organismo riconosciuto dall’ONU a rappresentare il popolo palestinese.
Ha parlato dopo che Israele, con il sostegno degli Stati Uniti, si è recentemente impegnato ad annettere un terzo della Cisgiordania che ha conquistato dagli Stati Arabi nel 1967.
La mossa stroncherebbe le aspirazioni palestinesi e dell’UE per una soluzione a due Stati dell’annoso conflitto.
Si ritiene che Israele la intraprenderà in luglio o nel prossimo autunno.
Ma quando gli è stato chiesto se i mezzi diplomatici potrebbero ancora bloccarla, Erekat ha detto: “Sì. Può essere fermata come qualsiasi altro crimine. Ma deve essere chiaro che la diplomazia contempla anche il ricorso alle sanzioni”.
Sembrava che il piano potesse essere arrestato perché anche gli USA e Israele erano “divisi” al loro interno rispetto ad esso, ha aggiunto.
E i paesi dell’UE avevano sia il potere sia il dovere storico di bloccarlo, ha detto Erekat.
“Alcuni dimenticano che l’UE è il principale partner commerciale di Israele e quindi ci sono importanti strumenti che possono essere usati per attuare il diritto internazionale”, ha detto.
Guardando indietro, il diplomatico 65enne, che contribuì a negoziare gli Accordi di Pace di Oslo con Israele negli anni ’90, ha detto: “Siamo arrivati a questo punto [alla minaccia d’annessione] a causa dell’impunità garantita a Israele, che comprende anche incentivi come l’Accordo di Associazione UE-Israele, che è continuato senza sosta malgrado le gravi violazioni israeliane del suo articolo 2”.
L’accordo UE-Israele, che risale a 20 anni fa, garantisce vantaggi commerciali e diplomatici.
Il suo articolo 2 recita: “Le disposizioni dell’accordo… si basano sul rispetto dei diritti umani e dei principi democratici”.
Ma l’espansione delle colonie israeliane e l’uso gratuito della violenza contro i Palestinesi sono continuati negli ultimi due decenni nonostante questa clausola.
E anche se i Palestinesi avessero dato a Israele quello che voleva prendere, questo non avrebbe messo fine al processo di espansione, ha avvertito Erekat.
“Israele continuerà, per quanto possibile, a espandere la sua impresa illegale di insediamento coloniale. Né più né meno”, ha detto a questo sito web.
Storia del fucile e dell’ulivo
Guardando ancora più indietro, lo scomparso co-fondatore dell’OLP, Yasser Arafat, com’è noto, nel 1974 disse all’Assemblea generale dell’ONU: “Vengo con un ramo d’ulivo in una mano e il fucile del combattente per la libertà nell’altra. Non lasciate cadere il ramo d’ulivo dalla mia mano”.
L’ultima rivolta palestinese, circa15 anni fa, provocò la morte di 3.000 Palestinesi e 1.000 Israeliani.
Alla domanda se l’annessione della Cisgiordania potrebbe provocare nuove violenze, Erekat ha risposto: “Sono sicuro che alcune persone in Israele stanno facendo tutto il possibile perché questo accada. Posso solo dire che il nostro [dell’OLP] impegno al rispetto del diritto internazionale, della diplomazia e del sistema legale internazionale è stato ampiamente dimostrato”.
Ma Erekat rievoca Arafat anche quando sottolinea il pericolo di lasciare un popolo senza possibilità di scelta.
“La domanda è: quale tipo di resistenza palestinese è accettabile per quelli che dicono No alla lotta armata, ma anche No al BDS [boicottaggio internazionale di Israele], No al divieto dei prodotti delle colonie, No all’etichettatura [delle esportazioni dei coloni], No al divieto alle imprese di lavorare nei Territori Occupati… No a fermare le organizzazioni che sovvenzionano le colonie e No all’azione legale internazionale?”, ha dichiarato Erekat.
“Quale messaggio stanno mandando al nostro popolo?”, ha detto.
Le possibili sanzioni dell’UE precedentemente proposte contro le colonie israeliane comprendevano il pieno riconoscimento della sovranità palestinese e sanzioni finanziarie.
Alcuni stati più interventisti dell’UE, tra cui Svezia e Lussemburgo, hanno chiesto un’azione urgente in linea con il campanello d’allarme di Erekat.
Ma i colloqui Pompeo-UE di lunedì 15 si sono concentrati su Cina e Libia, invece che su Israele.
E l’UE adotta le sanzioni solo se c’è unanimità, mentre Israele ha alleati in Europa che esercitano il diritto di veto, come l’Ungheria.
Non spariremo
Anche se sembra che i Palestinesi stiano per sparire dalla mappa, questo non significa che loro, o la loro lotta, scompariranno dalla realtà, ha osservato Erekat.
“Questa non è la fine dei nostri diritti o la fine del diritto internazionale”, ha detto.
“Non spariremo e Israele dovrà fare i conti con il risultato delle sue azioni, con quello che hanno veramente imposto: un regime di apartheid”, ha detto riferendosi alla storia di oppressione razziale del Sudafrica.
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Traduzione di Elisabetta Valento – Assopace Palestina