Perché la polizia israeliana ha ucciso un Palestinese con bisogni educativi speciali ?

Israele non teme di essere tenuta a rispondere dei suoi crimini, per cui non esita a commetterne continuamente contro i Palestinesi.

Motasem A Dalloul

Palestine Post 24,6 giugno 2020

Sabato scorso, agenti della polizia di frontiera israeliana hanno aperto il fuoco contro un Palestinese disabile nella Città Vecchia di Gerusalemme perché pensavano che fosse un terrorista. Hanno sparato diversi colpi contro l’uomo che si chiamava Iyad Al-Hallaq e veniva dal quartiere Wadi Al-Joz.

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Iyad Al-Hallaq

Il 32enne aveva un autismo a basso funzionamento e la mente di un bambino di otto anni. Aveva avuto questa diagnosi quando era un ragazzo. Non poteva comunicare con le persone o andare a scuola da solo. Sua madre ha riferito che la situazione era cambiata solo di recente, dopo anni di frequentazione della scuola speciale, sempre accompagnato da un membro della famiglia.

Dina, la sorella di Al-Hallaq, ha detto a +972 Magazine che suo fratello era stato portato alla stazione di polizia locale e presentato agli agenti affinché lo conoscessero. Questa procedura è la norma nella città occupata sin da quando si ebbe un’analoga sparatoria su un bambino disabile.

Secondo una dichiarazione della polizia di frontiera, due agenti avevano notato che Al-Hallaq aveva un oggetto “sospetto” che a loro è sembrato un’arma e gli hanno ordinato di fermarsi. Ma appena il giovane ha cominciato ad allontanarsi, lo hanno inseguito e gli hanno sparato.

Il ministro della Difesa israeliano, Benny Gantz, ha espresso rammarico per quanto accaduto. “Siamo molto dispiaciuti per questo incidente”, ha detto Gantz in una riunione di governo. “Sono sicuro che la questione sarà esaminata rapidamente e che si trarranno delle conclusioni”.

L’inevitabile conclusione sulla giustizia israeliana è stata raggiunta molto rapidamente, quando l’ufficiale che ha sparato i colpi mortali ad Al-Hallaq da distanza ravvicinata e lo ha lasciato morire dissanguato è stato rilasciato appena un giorno dopo l’uccisione. L’indagine promessa da Gantz sarà inutile. Questa è la procedura usuale dello Stato di occupazione; promette un’indagine su crimini evidenti commessi dai suoi agenti di sicurezza contro i Palestinesi, con scarso o nessun effetto. L’annuncio viene fatto semplicemente per placare la rabbia palestinese e gli appelli internazionali a fare qualcosa.

Né la famiglia di Al-Hallaq né i Palestinesi che hanno protestato contro il suo assassinio –e nemmeno quelli che non si sono uniti alla protesta– sono ottimisti rispetto all’indagine di polizia, ha detto ad Al Jazeera il cugino dell’uomo ucciso, Mansour Abu Wardieh.

Credo che debba ancora essere trovata una risposta alla domanda: perché la polizia israeliana ha ucciso un Palestinese con ben noti bisogni speciali?

Tanto per cominciare, sembra che da molti anni le forze di occupazione israeliane, polizia e soldati, abbiano avuto l’ordine permanente di uccidere il maggior numero possibile di Palestinesi. L’ordine viene dall’alto.

Un membro del Parlamento israeliano, Ahmed Tibi, ha insistito questa settimana a dire che Al-Hallaq è stato ucciso malgrado la sua disabilità perché era un Palestinese. Tibi ha detto alla Knesset che l’insegnante di Al-Hallaq era accanto a lui quando gli hanno sparato e lei più volte ha gridato alla polizia che si trattava di un disabile, ma loro hanno sparato senza alcun riguardo. “Lo hanno ucciso con tre colpi d’arma da fuoco davanti ai miei occhi”, ha dichiarato ai media.

Tibi ha ribadito che uccidere un Palestinese o un Arabo intenzionalmente e senza motivo è una prassi comune per la polizia e i soldati israeliani. Ha ricordato alla Knesset che le forze d’occupazione avevano fatto qualcosa di simile solo 20 giorni prima quando, come riportato da Haaretz, Mustafa Younis fu colpito cinque o sei volte mentre era immobilizzato e giaceva a terra dopo essere stato curato per le sue condizioni psichiatriche all’ospedale locale.

Dopo che, nella città di Hebron in Cisgiordania, un giovane palestinese già ferito fu ucciso nel 2017, il direttore del gruppo di difesa Human Rights Watch, Sari Bashi, spiegò che “Non si tratta di soldati potenzialmente delinquenti, ma anche di alti funzionari israeliani che dicono pubblicamente alle forze di sicurezza di sparare illegalmente per uccidere”.

B’Tselem, la nota organizzazione israeliana per i diritti umani, ha dichiarato in un rapporto di gennaio che la maggior parte delle uccisioni di Palestinesi da parte delle forze di occupazione “erano il diretto risultato della sconsiderata politica israeliana di aprire il fuoco, autorizzata dal governo e dai militari e sostenuta dal sistema legale [israeliano]”.

Inoltre, tale incoraggiamento alla polizia e ai soldati israeliani a uccidere Palestinesi e Arabi è sostenuto dall’amministrazione Trump a Washington, nonostante l’ambasciatore USA David Friedman abbia twittato: “Siamo tutti rattristati per la morte di Iyad Al Halak [sic]… e porgiamo le nostre più sentite condoglianze alla sua famiglia e a coloro che piangono questa tragica perdita. Accogliamo con favore il dolore e l’impegno dei funzionari israeliani per una rapida inchiesta su questo incidente”.

Parlando ad Al Jazeera, William Youmans, ricercatore alla School of Media and Public Affairs alla George Washington University nella capitale USA, ha descritto la dichiarazione di Friedman come “cinico esempio di relazioni pubbliche per conto di Israele”. Youmans ha fatto notare che il linguaggio di Friedman evita di esprimere biasimo o anche solo di riferirsi all’omicidio in modo diretto. “Si riferisce all’assassinio a sangue freddo come ‘morte’ e ‘tragica perdita’, come se Iyad fosse stato ucciso in un disastro naturale”. L’accademico ha detto che Friedman ha tentato di legittimare le inchieste condotte dalla stessa Israele che, ha osservato, sono “notoriamente incapaci di mordere quando si tratta di perseguire soldati che uccidono Palestinesi”.

L’America sostiene la violenza e i crimini israeliani contro i Palestinesi e i loro diritti sin dalla creazione dello Stato canaglia nel 1948, dopo la sanguinaria pulizia etnica di 750.000 Palestinesi e la distruzione delle loro case, città e villaggi. I fatti sono chiari e ben noti; molti libri sono stati scritti sulla Nakba raccontando quando accadde.

Subito dopo che Al-Hallaq è stato ucciso dalle forze israeliane, il coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente, Nickolay Mladenov, ha twittato: “Le mie sincere condoglianze alla famiglia di #EyadHallaq, un #Palestinese disarmato, ucciso ieri a #Gerusalemme. Una tragedia che doveva e poteva essere evitata! Le autorità dovrebbero indagare rapidamente e non consentire che tali incidenti si verifichino”.

Le sue osservazioni non erano così diverse da quelle di Friedman, ma il funzionario dell’ONU non è un apologeta di Israele, come invece l’ambasciatore degli Stati Uniti. Ora egli deve spingere l’organizzazione internazionale a prendere misure concrete per impedire che tali crimini accadano.

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) ha effettivamente richiesto a Israele di aprire una piena, indipendente, imparziale, competente e trasparente indagine sull’uccisione di Al-Hallaq. “I cui responsabili devono essere chiamati a rispondere delle loro azioni”, ha insistito.

“[L’ONU] ha per anni documentato e riportato pubblicamente l’uso routinario della forza letale da parte delle forze di sicurezza israeliane contro i Palestinesi, a Gaza e nella Cisgiordania inclusa Gerusalemme Est”, ha continuato l’OHCHR, ma “ci sono livelli molti bassi di responsabilità per l’uso della forza contro i Palestinesi da parte delle forze di sicurezza israeliane, con una manciata di rinvii a giudizio in relazione alle centinaia di uccisioni negli ultimi cinque anni”.

In effetti, il mondo intero è ben consapevole dei crimini di Israele contro il popolo della Palestina occupata, ma niente di tangibile è mai stato fatto per porre fine alla sua capacità di agire impunemente. I Governi emettono solo condanne verbali a uso pubblico, mentre continuano a offrire allo Stato di occupazione ogni possibile sostegno che lo incoraggia a continuare a commettere più crimini e violazioni dei diritti umani, civili e politici dei Palestinesi.

Israele riceve armi dagli USA, dalla Gran Bretagna e dalla Francia, tre dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Queste armi sono usate contro i Palestinesi, quindi quale deterrente vi è affinché Israele ponga fine alle sue azioni criminali? Questi pilastri della comunità internazionale sono complici nell’assassinio di Iyad Al-Hallaq e di ogni altro Palestinese ucciso dallo Stato canaglia negli ultimi sette decenni e oltre.

Perché la polizia israeliana ha ucciso un Palestinese con bisogni speciali? La risposta è semplice: perché potevano farlo senza paura di dover rispondere del crimine. Questa è la vergognosa realtà della vita nella Palestina occupata. Ogni singolo Palestinese lo sa, e allora perché è così difficile per la comunità internazionale capirlo e fare qualcosa al riguardo? Questa è la vera domanda che richiede una risposta.

Le opinioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente la politica editoriale del Palestine Post 24

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Traduzione di Elisabetta Valento – Assopace Palestina

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