Netanyahu: i Palestinesi della Valle del Giordano annessa a Israele non avranno la cittadinanza

Nelle sue interviste, il Primo Ministro respinge anche le lamentele dei coloni, dicendo che il suo piano di annessione non menzionerà lo Stato palestinese e che qualsiasi congelamento degli insediamenti si applicherà anche ai Palestinesi dell’Area C

dalla Redazione del TOI

Times of Israel, 28 maggio 2020

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Il primo ministro Benjamin Netanyahu (a sinistra), l’ambasciatore USA in Israele David Friedman (al centro) e il ministro del turismo Yariv Levin durante un incontro per discutere l’estensione della sovranità israeliana alle aree della Cisgiordania, tenutosi nella colonia di Ariel il 24 febbraio 2020. (David Azagury/US Embassy Jerusalem)

Giovedì, in un’intervista, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha detto che i Palestinesi che si troveranno sotto il dominio israeliano dopo l’annessione della Valle del Giordano non riceveranno la cittadinanza israeliana. 

Le città e i villaggi palestinesi dell’area rimarranno “enclave palestinesi” sotto il dominio palestinese ma con il controllo di sicurezza di Israele, ha spiegato.

Queste aree residenziali palestinesi, che secondo alcune stime ospitano 50.000-65.000 Palestinesi, “resteranno come enclave palestinesi”, ha detto al pro-Netanyahu Israel HaYom [NdT: un quotidiano gratuito israeliano]. “Non viene annessa [la città palestinese di] Gerico [che ha una popolazione di circa 20.000 abitanti]. Ci sono uno o due gruppi [di aree palestinesi residenziali] dove non è necessario estendere la sovranità; [i loro residenti] rimarranno, per così dire, soggetti palestinesi, ma lì sarà applicato il controllo di sicurezza [israeliano totale]”.

Giovedì, in un’intervista separata, Netanyahu ha respinto le paure espresse sempre di più dai leader dei coloni, relativamente alla visione del piano di pace USA per la Cisgiordania, dicendo che il processo di mappatura è in corso e che si stanno esaminando elementi del piano che ancora non sono stati definiti e pubblicati.

Parlando al quotidiano di destra Makor Rishon, Netanyahu ha detto di non credere che la Giordania annullerà l’accordo di pace se Israele andrà avanti con il suo annunciato piano di annettere alcune terre della Cisgiordania, inclusa la Valle del Giordano, e ha detto che qualsiasi congelamento della costruzione nelle colonie come parte del piano Trump verrebbe applicato anche ai Palestinesi nell’Area C, che è controllata da Israele.

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Visione della Mappa concettuale della pace pubblicata dall’amministrazione Trump, 28 gennaio 2020.

Netanyahu ha dichiarato di essersi impegnato a estendere la sovranità israeliana a parti della Cisgiordania a luglio, dopo che un team congiunto israelo-statunitense avesse completato la mappatura dettagliata per il futuro del territorio, basata su una mappa concettuale rilasciata dall’amministrazione del presidente USA Donald Trump all’inizio di quest’anno.

Molti leader dei coloni hanno espresso preoccupazione per l’inclusione nel piano Trump di uno Stato palestinese, anche se il piano prevede molte condizioni per quello Stato, condizioni che sono state veementemente osteggiate dall’Autorità Palestinese, che ha interamente rigettato il piano, definendolo fazioso e a favore di Israele.  

I coloni sono anche irritati dal fatto che all’inizio Netanyahu aveva indicato che Washington avrebbe immediatamente riconosciuto la sovranità israeliana in tutte le colonie e nella strategica Valle del Giordano entro pochi giorni dall’annuncio del piano, mentre poi l’amministrazione USA aveva chiarito che il processo sarebbe durato alcuni mesi.

I leader dei coloni hanno disegnato la loro mappa, ma questa non ha influito sul lavoro del comitato, portando a proteste e discordie interne.

Netanyahu ha detto che la dichiarazione di annessione non includerà una parola sull’accettazione di un futuro Stato palestinese, come alcuni a destra hanno temuto: “Questa è una questione separata. Non è prevista alcuna decisione del governo su questo punto”.

Nella sua conversazione con Makor Rishon, Netanyahu ha detto che la mappa concettuale per l’annessione “ha dato un’idea generale che deve essere scomposta in dettagli, e questo è esattamente quel che stiamo facendo. Ovviamente la mostreremo ai coloni”.

Il premier ha ripetuto che la parte importante del piano è il cambiamento di paradigma in cui “finora è sempre stato Israele a dover scendere a compromessi, rinunciare e ritirarsi”. Questa era l’idea di base di ogni accordo di pace che ci veniva consegnato. Ora il presidente Trump e il suo popolo vengono e cambiano la direzione. Dicono che Israele non ha bisogno di scendere a compromessi, i Palestinesi sì”.

Il piano Trump prevede anche il congelamento per almeno quattro anni di tutti i lavori di costruzione di colonie al di fuori di quelle esistenti nell’Area C, che rappresenta circa il 60% della Cisgiordania sotto il totale controllo civile e militare israeliano, dove circa 450.000 coloni vivono accanto a circa 240.000 Palestinesi.

Netanyahu ha detto a Makor Rishon che un tale congelamento si applicherebbe equamente a “entrambe le parti”, vale a dire anche all’edificazione palestinese nell’Area C. Ha detto che è stato scritto nel piano, sebbene l’intervistatore abbia notato che non è scritto nelle parti rese note al pubblico.

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Lavori di costruzione nel quartiere Dagan della colonia di Efrat, in Cisgiordania, 22 luglio 2019. (Gershon Elinson/Flash90)

Il premier ha liquidato le preoccupazioni che alcune colonie isolate rimangano come enclave all’interno di aree controllate dai Palestinesi, dicendo che i coloni guidano già abitualmente su molte strade della Cisgiordania circondate da entrambi i lati dall’Autorità Palestinese.

“La gente parla del piano senza conoscerlo”, ha detto Netanyahu. “Quel che questo piano dichiara è che Israele e le sue forze di sicurezza controlleranno militarmente tutto il territorio a ovest del fiume Giordano. Sottolineo: tutto il territorio, senza alcuna eccezione. Ditemi, quando mai c’è stato un simile approccio da parte degli Americani? Ci hanno permesso, al massimo, di fare inseguimenti indifferibili di terroristi. Ora c’è un profondo cambiamento di paradigma”.

Netanyahu ha lasciato capire che, secondo lui, quelli di destra che hanno rifiutato il piano Trump sono simili ai leader palestinesi che nel passato rifiutavano le offerte di pace “perché volevano tutto, incluse Jaffa e Kfar Saba”.

Ha anche respinto il timore che l’annessione possa portare a forti azioni di ritorsione da parte dei Palestinesi e da parte dei paesi arabi ed europei. Ha detto di essere convinto che il trattato di pace del 1994 con la Giordania non sarà messo in questione, malgrado le crescenti minacce di Amman di annullarlo o ridimensionarlo.

“La pace con la Giordania è un interesse vitale non solo per lo Stato di Israele ma anche per la Giordania”, ha detto Netanyahu. “Non penso che cambierà. Comunque, è naturale che tali mosse déstino preoccupazione.”

Al di là della spinta all’annessione, Netanyahu ha inoltre proseguito con il suo attacco al sistema giudiziario e ai media dopo l’apertura questa settimana del suo processo per corruzione.

“Pensavano che sarei venuto in tribunale imbarazzato e screditato, ma sono arrivato pieno di determinazione e di forza”, si è vantato, riferendosi al suo infuocato discorso prima dell’udienza, nel quale asseriva che “l’intera destra” era sotto processo per una cospirazione messa in atto da un sistema legale corrotto e di sinistra, così come la polizia e i media. 

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Il primo ministro Benjamin Netanyahu rilascia una dichiarazione prima di entrare in aula presso il Tribunale Distrettuale di Gerusalemme il 24 maggio 2020, per l’inizio del suo processo per corruzione. Accanto a lui da sinistra, i parlamentari del Likud e i ministri Gadi Yevarkan, Amir Ohana, Miri Regev, Nir Barkat, Israel Katz, Tzachi Hanegbi, Yoav Gallant e David Amsalem. (Yonathan Sindel/POOL/AFP)

Ha respinto le accuse di incitare contro le forze dell’ordine e di spingere verso una guerra civile: “Non ci sarà una guerra civile, ma c’è un dibattito fondamentale. La critica non è un attacco e non è un incitamento, è il cuore pulsante della democrazia. Non esiste che in democrazia non si possa esprimere una critica”.

Il primo ministro ha anche rimproverato duramente la Corte Penale Internazionale per aver aperto, su richiesta dell’Autorità Palestinese, un’indagine sui crimini di guerra di Israele.

“Si tratta di un organismo arcaico, anarchico, formatosi decenni fa, che mira a inventare condanne per crimini di guerra dei soldati dell’IDF e dello Stato di Israele”, ha detto. Ha aggiunto che Israele ha preso provvedimenti contro il presidente dell’AP Mahmoud Abbas per aver presentato una denuncia alla Corte, ma non ha approfondito.

https://www.timesofisrael.com/rejecting-settler-fears-pm-says-annexation-plan-wont-mention-palestinian-state/

Tradotto da Elisabetta Valento – Assopace Palestina

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