Questa è Gerusalemme: violenza ed espropriazione ad al-‘Esawiyah

di B’Tselem, maggio 2020

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Il rapporto di B’Tselem

Di tutti i quartieri palestinesi di Gerusalemme Est che Israele ha divorato da quando ha occupato la Cisgiordania, in nessun altro le autorità hanno guadagnato più terra che ad al-Esawiyah. L’area totale del quartiere è ora più piccola del 90% rispetto al 1967. Molti in Israele hanno beneficiato dell’espropriazione: il governo, il comune di Gerusalemme, i militari, la polizia, l’Autorità Israeliana per i Parchi e la Natura, l’Università Ebraica, l’Hadassah Mount Scopus Medical Center, i residenti dei quartieri ebraici French Hill e Tzameret Habira e l’insediamento di Ma’ale Adumim con il suo parco industriale. Il furto di terra sistematico è la ragione chiave dell’estremo affollamento e della povertà di al-Esawiyah.

Ma Israele ha derubato questo quartiere di qualcos’altro, oltre alla terra. Per decenni, il comune di Gerusalemme si è deliberatamente astenuto dall’elaborare un piano edilizio adeguato per al-Esawiyah, lasciando i residenti senza possibilità di sviluppo e senza servizi pubblici. Non avendo scelta, i residenti hanno dovuto costruire oltre 2.000 unità abitative senza permesso. Il comune ha trovato un modo per trarre profitto da questa situazione imponendo multe per le costruzioni illegali, aggiungendo milioni di shekel alle sue casse nel corso degli anni.

A peggiorare le cose, Israele ha messo in atto nell’ultimo anno un’operazione di polizia che ha l’unico scopo di sconvolgere la vita nel quartiere. Grandi forze di polizia entrano ogni giorno in al-“Esawiyah senza motivo apparente, girano per le strade e provocano i residenti. Fanno anche irruzione nelle case nel cuore della notte e arrestano dei minori con falsi motivi.

Questo rapporto di B’Tselem affronta tre aspetti chiave della vita ad al-“Esawiyah, che rappresentano, in varia misura, la politica di Israele nei confronti di tutti i quartieri palestinesi di Gerusalemme Est: espropriazioni, un divieto quasi totale di sviluppo e violenze quotidiane della polizia. A questi aspetti principali vanno aggiunti altri meccanismi della politica israeliana nei confronti dei residenti palestinesi: tagliare Gerusalemme Est dal resto della Cisgiordania; imporre draconiane limitazioni alle procedure di unificazione familiare; palesi discriminazioni contro i Palestinesi nel bilancio municipale, compresi i finanziamenti per lo sviluppo, il benessere e l’istruzione; divieto di qualsiasi tipo di attività politica, culturale o sociale che esalti la nazionalità palestinese; e altro ancora.

La violenta operazione di polizia in corso ad al-‘Esawiyah ha già fatto capire quali sono le intenzioni di Israele riguardo ai quartieri palestinesi di Gerusalemme Est: come occupante, vede le persone che vivono lì come soggetti che può trattare a suo piacimento. La politica israeliana nei confronti di questi quartieri è guidata dall’obiettivo di conquistare quanta più terra possibile ed espandere al massimo il controllo su di essa, ignorando completamente le dure conseguenze per i residenti: estrema povertà, condizioni di vita insopportabilmente affollate e caos pianificato.

Dopo l’annessione di Gerusalemme Est, Israele ha visto i Palestinesi che ci vivono come un sovrappiù indesiderato. La politica che mette in atto in questi quartieri –e che è particolarmente palese in al-“Esawiyah– è volta a fare pressioni incessanti sui residenti. Nel breve termine, ciò ha lo scopo di opprimere i Palestinesi in città, controllarli e mantenerli poveri, sfavoriti e in uno stato di costante ansia. Data l’intenzione dichiarata di Israele di garantire una supremazia demografica ebraica a Gerusalemme, l’obiettivo a lungo termine di questa crudele politica sembra essere quello di spingere i Palestinesi al punto di rottura, in modo che “scelgano” di abbandonare le loro case e lasciare la città.

Questi comportamenti mostrano chiaramente la motivazione demografica che guida le azioni di Israele: preferire i cittadini ebrei agli indesiderati residenti palestinesi. Di conseguenza, le autorità israeliane molestano incessantemente l’intera popolazione palestinese di Gerusalemme: ne è un esempio palese quanto descritto in questo rapporto che si è concentrato sui 22.000 residenti di al-Esawiyah. Questo sopruso, che è il risultato di una politica seguita da tutti i governi israeliani dal 1967 in poi, mette a nudo le priorità di Israele nell’unica parte della Cisgiordania che ­–finora– si è preso la briga di annettere formalmente: nessuna uguaglianza, nessun diritto, e nemmeno servizi pubblici ragionevoli. Al contrario, le autorità statali usano il loro potere sul territorio annesso per cementare la supremazia di un gruppo etnico su un altro.

Chi volesse leggere l’intero rapporto (in inglese), lo trova al link seguente:

https://www.btselem.org/sites/default/files/publications/202005_this_is_jerusalem_violence_and_dispossession_in_al_esawiyah_eng.pdf

Traduzione di Donato Cioli – Assopace Palestina

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