La politica israeliana di annessione della Cisgiordania, innescata dal “piano di pace” dell’amministrazione Trump, può gratificare i fondamentalisti evangelici, ma è un duro colpo per il futuro del cristianesimo in Terra Santa.
di Munther Isaac e Jamal Khader
Haaretz, 6 maggio 2020.
Mentre il mondo è impegnato a combattere il COVID-19, i partiti politici israeliani hanno raggiunto un accordo di coalizione governativa. Benjamin Netanyahu è riuscito a portare sul tavolo della trattativa l’annessione di territorio palestinese occupato, stabilendo anche una possibile tempistica: meno di due mesi da oggi.
Può ringraziare il piano Trump per la sicurezza con cui può spingere l’annessione in modo così forte e così veloce.
In molti hanno spiegato perché la “visione” di Trump per il Medio Oriente non possiede i requisiti più elementari per una pace giusta e duratura. Ma pochi commentatori hanno analizzato il modo in cui il piano Trump ha affrontato il futuro dei Cristiani palestinesi in particolare, e in che modo i piani di annessione di Israele avrebbero influenzato la vita cristiana in Palestina.
Vogliamo essere chiari: l’attuazione del piano Trump porterebbe conseguenze catastrofiche per le possibilità di una soluzione politica tra Israeliani e Palestinesi, e in particolare per la realizzazione dei diritti del popolo palestinese, compresi i Cristiani palestinesi.
I principi di fondo del piano degli Stati Uniti contraddicono la posizione ufficiale dei Capi delle Chiese di Gerusalemme. In risposta alla pubblicazione del piano, i rappresentanti delle chiese cristiane che hanno la loro base qui in Terra Santa, e non nel distretto di Washington, hanno affermato “la nostra forte determinazione a raggiungere una pace giusta e globale in Medio Oriente, basata sulla legittimità internazionale e sulle attinenti risoluzioni delle Nazioni Unite, tale da garantire sicurezza, pace, libertà e dignità a tutti i popoli della regione”.
Anche se Trump e Netanyahu hanno i loro particolari interessi a inquadrare Israele e Palestina entro lo schema di un conflitto religioso tra la tradizione giudaico-cristiana e l’Islam, questa non è la realtà che noi viviamo come Cristiani palestinesi.
Anche se fanno riferimento al significato della Terra Santa per i Cristiani di tutto il mondo, gli architetti del piano sembrano quasi ignorare i Cristiani palestinesi, che sono appena visibili e compaiono sporadicamente nel documento. Gli estensori del piano Trump sembrano ideologicamente turbati dal fatto che i Cristiani palestinesi siano una parte inseparabile del popolo palestinese.
Nel piano, il progetto per Gerusalemme si preoccupa solo dell’egemonia israeliana, a parte un obbligato accenno al pellegrinaggio musulmano. I Cristiani palestinesi non esistono. Il linguaggio condiscendente degli architetti prevede che i Musulmani che “si comportano bene” possano visitare Gerusalemme, ma non fa menzione dei Cristiani arabi, come se non avessero nulla a che fare con Gerusalemme.
Questo piano trasforma la Terra Santa in un “paese delle fate sionista” per il godimento di Cristiani fondamentalisti ed Ebrei, mentre la popolazione cristiana locale rimane schiacciata sotto la coercizione israeliana. In effetti, il piano mantiene una separazione crudele e artificiale tra due città che hanno importanti luoghi santi cristiani: Betlemme e Gerusalemme.
Uno sguardo ravvicinato alla mappa del piano mostra che a Betlemme non viene dato un territorio per la sua crescita naturale. Ma dà il via libera a Israele per annettere antichi siti cristiani e altri luoghi vitali per i Cristiani palestinesi, come il monastero di Cremisan e la valle di Makhrour. Molti Cristiani palestinesi e membri della Chiesa perderanno la terra in cui hanno vissuto e che hanno coltivato per generazioni. È un colpo mortale a un’attiva presenza cristiana nel luogo di nascita di Gesù.
Un altro aspetto significativo è il controllo di Israele sul registro della popolazione. Migliaia di Cristiani palestinesi non sono autorizzati a tornare nella loro terra a causa delle politiche di Israele. C’è già un numero crescente di famiglie dolorosamente divise tra Gerusalemme e città che si trovano a pochi chilometri di distanza, come Betlemme o Ramallah.
Le nostre chiese ricevono continuamente richieste di aiuto per le cause di unificazione familiare o per i Palestinesi della diaspora che vogliono far visita ai loro parenti e pregare nei loro luoghi santi. Israele respinge regolarmente tali richieste, in alcuni casi citando “motivi di sicurezza” che nessuna vera democrazia considererebbe come tali.
Ignorare il diritto internazionale e le regole fondamentali della diplomazia non è una soluzione “realistica” al conflitto, né rende possibile la pace. Approfondisce invece le radici dell’oppressione e della negazione dei diritti, garantendo che la Palestina, la sua terra e il suo popolo, rimangano perennemente sotto il controllo di Israele.
La pace è una benedizione di Dio; l’oppressione è un peccato. Ma vari funzionari statunitensi stanno abusando della Sacra Bibbia per giustificare le politiche di colonizzazione e l’annessione del territorio occupato, un crimine secondo il diritto internazionale. Le persone in tutto il mondo che credono nella giustizia devono dire “Basta!” e agire di conseguenza.
C’è abbastanza spazio a Gerusalemme perché essa sia una città aperta che ospita due capitali e rispetta le sue profonde connessioni con le tre religioni monoteiste. L’illusione che Abu Dis o Kufr Aqab possano in qualche modo essere trasformati nella capitale della Palestina mostra o l’ignoranza del nostro legame con la città, o semplicemente il totale disprezzo dei diritti del popolo palestinese, dei Cristiani e dei Musulmani.
Gli attuali sforzi di Israele per l’annessione della Cisgiordania, secondo il piano Trump, consolideranno uno status quo che è assolutamente dannoso per il futuro del cristianesimo in Terra Santa.
Come Cristiani, preghiamo e chiediamo a tutti coloro che hanno a cuore l’uguaglianza, la libertà e la pace giusta e duratura di far fronte comune per rispettare i diritti inalienabili di tutti, incluso il popolo della Palestina.
Padre Jamal Khader è il direttore del Patriarcato latino delle scuole di Gerusalemme in Palestina e parroco di Ramallah. In precedenza era rettore del Seminario del Patriarcato Latino e Decano delle Arti dell’Università di Betlemme.
Il Reverendo Munther Isaac è Decano Accademico del Bible College di Betlemme e pastore della Evangelical Lutheran Christmas Church a Betlemme e della Evangelical Lutheran Church a Beit Sahour. Twitter: @MuntherIsaac
Traduzione di Donato Cioli – Assopace Palestina