Haaretz, 30 aprile 2020
Neppure un muscolo del suo volto si è mosso mentre leggeva meccanicamente il testo davanti a lui. ‘Yizkor Am Yisrael’ – ‘che il popolo di Israele ricordi’. Una impeccabile camicia bianca, cravatta e berrettino verde – l’uniforme di gala delle Forze di Difesa Israeliane [l’esercito israeliano, ndtr.]. Neppure un muscolo si è mosso mentre leggeva: “E tutti quelli che sono stati uccisi nel Paese e all’estero colpiti dagli assassini.” Né i muscoli del suo volto si sono mossi quando ha letto: “E piangiamo la loro luminosa giovinezza e il loro magnifico eroismo.”
Neppure un muscolo del volto del comandante della brigata Nahal, il colonnello Yisrael Shomer, si è mosso quando ha letto la preghiera ‘Yizkor’ alla vigilia del Giorno del Ricordo presso la piazza del Muro del Pianto. Cosa gli stava passando per la testa in quel frangente? Ha pensato almeno per un momento alla sua vittima, che ha giustiziato sparandogli alla schiena mentre scappava? Ha pensato alla “luminosa giovinezza” e al “magnifico eroismo” dell’adolescente che ha ucciso per niente?
Ha pensato a Mohammad Kosba, un diciassettenne figlio di rifugiati, i cui due fratelli erano stati uccisi da soldati delle IDF e un terzo ferito, e che ha lanciato una pietra contro l’auto del comandante di brigata e poi ha cercato di mettersi in salvo?
Il ricordo di Mohammad Kosba torna mai alla mente di Shomer, o i giovani palestinesi non hanno una “luminosa giovinezza” o un “magnifico eroismo”, e quindi egli ha totalmente dimenticato l’incidente, come hanno fatto le IDF?
È successo venerdì 3 luglio 2015. Shomer, allora comandante della brigata Binyamin, era nella sua automobile con il suo autista sulla strada tra Qalandiyah e A-Ram. Come al solito c’era molto traffico. In una stazione di servizio il giovane si è avvicinato all’auto del comandante di brigata e le ha lanciato contro una pesante pietra da breve distanza.
Nessuno è rimasto ferito, ma il comandante si è infuriato ed è uscito dalla macchina per dare la caccia al giovane che scappava. Gli ha sparato da corta distanza almeno tre pallottole, e tutte e tre lo hanno colpito nella parte superiore del corpo, finché l’adolescente è caduto in una pozza di sangue sulla strada.
Dopodiché il comandante, o il suo autista, si è avvicinato al giovane agonizzante, ha girato il suo corpo con un piede, è tornato all’auto e se n’è andato in fretta. Non gli è neanche venuto in mente di chiamare un’ambulanza. Colpisci e scappa. Ha sparato alla schiena a un adolescente disarmato, quando non rappresentava più una minaccia, poi è scappato. Questo è stato il gesto eroico o, per essere più precisi, la vigliaccheria, del comandante della brigata Binyamin. Un eroe contro adolescenti che scappano.
Il giorno dopo sono andato a visitare la casa in lutto nel campo di rifugiati di Qalandiyah. Ricordavo Sami Kosba dal precedente periodo di lutto, quando nel 2002 perse due figli in 40 giorni –Yasser, di 10 anni, e Samar, di 15, che furono uccisi dai soldati israeliani. Ora aveva perso anche Mohammad. Nessuno stava più neanche piangendo in quella casa di povertà e cordoglio.
Quello che è successo in seguito era prevedibile: l’“inchiesta”, o la sua caricatura, della polizia militare, che ha passato il caso alla procura militare, e la decisione automatica di archiviarlo. Perché, è morto qualcuno? Non è servito neppure un ricorso alla procura generale: nelle parole del procuratore generale militare l’uccisione è stata un “errore professionale”. C’è stato un lieve ritardo nel suo avanzamento di carriera, ma ora Shomer occupa il posto prestigioso di comandante della brigata Nahal.
Però ciò non era sufficiente per le IDF. Non solo non è stato perseguito per aver sparato, sparato per uccidere, a un giovane in fuga, non solo non è stato cacciato dall’esercito con la coda tra le gambe, non solo la sua carriera militare non è stata interrotta, non solo non c’è stata una denuncia o un pentimento, non solo non c’è stato nessun imbarazzo – al contrario. L’assassino è stato scelto per rappresentare le IDF per la cerimonia più importante del Giorno della Memoria.
Le IDF sono orgogliose di Shomer e delle sue azioni. Lo vedono come un eroe. Questa è la sua eredità morale per i soldati: spara a un adolescente che sta scappando e rappresenti le IDF. Praticamente nessuno ha protestato per questa profanazione della memoria dei caduti: nessuno si è lamentato per questa corruzione morale.
All’inizio della cerimonia a Shomer è stato anche concesso l’onore di accompagnare il presidente e il capo di stato maggiore quando sono entrati, entrambi con le mascherine. Ma neppure la maschera più ermeticamente chiusa potrebbe evitare di sentire il fetore e la vergogna.
(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi – Zeitun)