La Lista Comune forse non salverà questo paese, ma ha dimostrato di essere l’unica alternativa concreta al razzismo e alle provocazioni della destra israeliana.
+927 Magazine, 4 marzo 2020
Quando ci siamo svegliati il martedì mattina successivo alla terza tornata elettorale dell’anno, non abbiamo certo trovato uno stato di Israele cambiato. Tutti i cittadini palestinesi conoscono le basi etiche sulle quali è stato fondato Israele. Noi tutti conosciamo l’alto prezzo pagato dai Palestinesi per i crimini commessi da altri nei confronti del popolo ebraico.
Fin dalle sue origini lo stato di Israele non ha mai smesso di perseguitare i cittadini di origine palestinese. Li ha oppressi, privati delle loro terre e dei loro diritti, ha tentato di cancellare la loro identità e approvato contro di loro delle leggi razziste. La società araba sta compiendo un percorso di riconciliazione fra la propria identità palestinese e la propria cittadinanza israeliana. Da quando questo percorso ha cominciato a prendere forma, si sono intensificati gli attacchi da parte dell’establishment israeliano.
Ogni volta che pensiamo di aver toccato il fondo, il governo di estrema destra israeliano ci sorprende con nuove forme di provocazione, discriminazione e negazione della nostra identità e contemporaneamente trascina l’opinione pubblica israeliana verso una normalizzazione del razzismo. Il risultato delle elezioni svoltesi lunedì, in seguito a cui il blocco di estrema destra di Netanyahu finirà per conquistare 58 seggi alla Knesset, riflettono appunto quanto il razzismo sia diffuso nella società ebraico-israeliana. Un ulteriore passo avanti nella distruzione di quel poco di democrazia rimasta in questo paese.
Tuttavia, dalle macerie che il sionismo ha lasciato dietro di sé, è nato un nuovo popolo palestinese. Le vittime del colonialismo sionista, rappresentate dalle quattro liste arabe e con il contributo di alcuni alleati ebrei, hanno formato la Lista Comune.
Queste ultime elezioni hanno dimostrato quanto profondamente la società israeliana sia impregnata di odio. Ormai tutti sono contro tutti. Le discriminazioni su base etnica, l’elitismo askenazita e la delegittimazione dei diversi gruppi minoritari hanno fatto sì che la Lista Comune diventasse l’ultimo bastione nella lotta per i più elementari diritti democratici in questo paese.
Di fronte allo tsunami fascista che ci stava travolgendo, gli ostacoli da superare sembravano insormontabili anche ai suoi stessi sostenitori. Ma la Lista Comune, una volta che si è trovata nel mirino dell’opinione sionista dominante, non ha avuto scelta e ha proseguito imperterrita seppur con grande fatica. E così nelle ultime ore prima della chiusura dei seggi, a migliaia sono andati a votare per la Lista.
Il risultato di queste elezioni ci ha confermato che la Lista Comune non salverà Israele da sé stesso né dalla sua malattia. Ma salvaguardare e rafforzare la società palestinese –e quel che rimane della sinistra israeliana– è un obiettivo importante e molto più realistico che rovesciare il governo delle destre. Questa è senz’altro la promessa più ambiziosa fatta in campagna elettorale dal leader della Lista Comune Ayman Odeh, oltre a quella di annullare l’Accordo del secolo proposto da Trump. Per ora la Lista è riuscita a fermare almeno temporaneamente Netanyahu dal dichiarare vittoria. La lotta per un cambiamento reale sarà lunga e difficile.
Lottare insieme
Nonostante la vittoria del blocco di destra, ci meritiamo di festeggiare i nostri piccoli successi. Eccone una lista parziale:
1. Non possiamo ignorare il fatto che il 90% della popolazione palestinese di Israele ha votato per la Lista. Un numero significativo di cittadini palestinesi che prima votavano per i partiti ebraico-sionisti questa volta ha votato la Lista. Il sostegno alla Lista nei villaggi drusi – che storicamente votavano per i partiti sionisti– è raddoppiato a scapito di Likud e Yisrael Beitenu. Anche la quasi totalità dei sindaci arabi ha espresso il proprio sostegno alla Lista, mentre quelli di solito a favore del boicottaggio delle elezioni questa volta sono stati piuttosto moderati nella loro opposizione.
2. La Lista Comune porterà alla Knesset quattro donne, un risultato che non può e non deve essere sottovalutato. Ognuna di queste donne rappresenta un diverso segmento della società palestinese.
3. Il sostegno dei nostri alleati ebrei è cresciuto, sia a causa del collasso della sinistra sionista, sia grazie al rafforzamento della Lista Comune, sia a causa delle provocazioni delle destre. Voglio sperare che l’aumento del voto ebreo alla Lista sia il primo passo verso la formazione di un forte partito arabo-ebraico non sionista, radicale e di sinistra. Non voglio che gli ebrei appoggino semplicemente la lotta della minoranza palestinese in Israele. Voglio degli alleati per affrontare insieme tutte le lotte in favore degli oppressi in questo paese. Non voglio solo che ci schieriamo dalla stessa parte, voglio che lottiamo insieme.
4. Di solito si tende a parlare della Lista Comune come formata da quattro partiti. In realtà la Lista è formata da cinque componenti. Il quinto partito è composto da persone come me, che non appartengono a nessuna formazione politica. Noi non abbiamo un programma di partito se non quello di sostenere le idee democratiche e liberal-nazionali, e siamo in molti.
Indubbiamente i quattro partiti non avrebbero la possibilità di sopravvivere senza la Lista Comune o senza l’ampia base di supporto da parte di Palestinesi che non appartengono a nessun partito politico. Sono le persone che hanno sostenuto la Lista sul web, nei loro articoli, con video, canzoni e raduni. Tra loro ci sono scrittori, opinion-maker, esponenti di organizzazioni della società civile, intellettuali, economisti, scienziati, artisti e giornalisti. In questo quinto partito c’è spazio per tutti.
5. Questa è probabilmente la prima volta in cui l’opinione pubblica ebrea non potrà accusare la componente palestinese di ‘non fare la propria parte’ standosene a casa nel giorno delle elezioni e ‘regalando’ così la vittoria alle destre. I continui attacchi nei confronti dei politici palestinesi hanno permeato sia la sensibilità dell’opinione pubblica ebraica che quella della comunità palestinese. Ci sono stati anni in cui la critica ai leader palestinesi era a dir poco letale e i commentatori sionisti sbandieravano lo scollamento esistente fra la base palestinese e gli eletti che la rappresentavano. Oggi abbiamo ufficialmente demolito questa convinzione.
La barriera che separava gli “arabi-israeliani” (così definiti nella vulgata israeliana) dai nostri cosiddetti “membri nazionalisti della Knesset” si è sgretolata. Ora la Lista Comune è l’unica legittima rappresentante del milione e mezzo di cittadini palestinesi di Israele. Ha ricevuto dal popolo un mandato e la società israeliana e i suoi leader –dalla destra all’estrema destra– dovranno riconoscere questo dato di fatto e comportarsi di conseguenza.
6. In queste elezioni l’amore ha sconfitto l’odio. Ayman Odeh e tutti i candidati della Lista hanno condotto una campagna in positivo, hanno preferito affrontare le provocazioni e le malignità della destra, messe in atto soprattutto dallo stesso Netanyahu, rispondendo con una proposta politica alternativa, basata su un messaggio di speranza. E ha funzionato. Abbiamo visto come lentamente questo messaggio positivo si sia diffuso fra i Palestinesi e ora sentiamo di avere la forza necessaria per un cambiamento.
Odeh ha dimostrato di possedere le qualità proprie di un vero leader, quelle che mancano all’opposizione fasulla di Benny Ganz, il quale sperava di sconfiggere Netanyahu con una coalizione di “maggioranza ebraica”, come mancano al segretario del Partito Laburista Amir Peretz e a quello di Meretz, Nitzan Horowitz, i quali hanno entrambi abbandonato la nave della sinistra sionista che affondava dopo aver gettato a mare i suoi amici arabi.
7. Possiamo infine tirare un sospiro di sollievo perché a seguito della campagna elettorale di Ganz, che ha rifiutato ogni alleanza con la Lista Comune, questa volta i rappresentanti palestinesi non dovranno scegliere se raccomandarlo o no come primo ministro – una decisione che lo scorso anno ci ha quasi fatto a pezzi. Questa volta abbiamo imparato la lezione.
https://www.972mag.com/joint-list-palestinian-citizens-elections/
Traduzione di Nara Ronchetti – Assopace Palestina