Rapporto sulla Protezione dei Civili nei Territori Palestinesi occupati
per il periodo: 3-16 settembre2019.
La versione in italiano dei rapporti ONU OCHA è a cura dell’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli:https://sites.google.com/site/assopacerivoli/materiali/rapporti-onu/rapporti-settimanali-integrali
Nota per chi ha poco tempo: gli aspetti salienti di ciascuna notizia sono scritti in grassetto
Nel corso delle dimostrazioni palestinesi della “Grande Marcia di Ritorno” (GMR), svolte nella Striscia di Gaza in prossimità della recinzione israeliana che la delimita, le forze israeliane hanno ucciso due minori e ferito altri 437 palestinesi, tra cui 200 minori. I due ragazzi uccisi, di 14 e 17 anni, sono stati colpiti il 6 settembre, in due manifestazioni ad est di Jabaliya e di Gaza City. Il coordinatore speciale delle Nazioni Unite Nickolay Mladenov ha condannato le uccisioni, affermando che Israele deve “usare la forza letale solo come ultima risorsa, e solo in risposta alla minaccia imminente di morte o lesioni gravi”. Questi episodi portano a 46 il numero di minori uccisi durante le proteste della GMR, dal loro inizio nel marzo 2018. Ottantuno (81) delle persone ferite durante il periodo di riferimento, tra cui 31 minori, sono state colpite con proiettili di arma da fuoco. Secondo fonti israeliane, alcuni dimostranti hanno raggiunto la recinzione e lanciato ordigni esplosivi contro le forze israeliane, senza provocare vittime.
In diverse occasioni, i palestinesi hanno lanciato razzi verso il sud di Israele; in seguito a tali lanci le forze israeliane hanno compiuto una serie di bombardamenti con carri armati e attacchi aerei, prendendo di mira basi militari di Gaza. Non sono state segnalate vittime da entrambe le parti. Secondo fonti israeliane, uno dei razzi ha causato danni a una casa in una comunità nel sud di Israele.
In almeno 20 occasioni le forze israeliane, per far rispettare le restrizioni di accesso [imposte ai palestinesi], hanno aperto il fuoco di avvertimento in aree adiacenti alla recinzione perimetrale [lato Gaza] e al largo della costa di Gaza; nessuna vittima è stata segnalata. Le forze israeliane hanno effettuato tre incursioni [nella Striscia] ed hanno svolto operazioni di spianatura del terreno vicino alla recinzione. In separati episodi, le forze israeliane hanno arrestato sei palestinesi mentre, a quanto riferito, tentavano di violare la recinzione.
L’8 settembre è morto un 47enne palestinese di Nablus che stava scontando una pena in una prigione israeliana. Nel periodo di riferimento si sono svolte diverse manifestazioni di protesta per questa morte ed in solidarietà con i prigionieri palestinesi in sciopero della fame. Secondo l’Associazione dei prigionieri palestinesi, l’uomo, che soffriva di cancro, è morto a causa di negligenza medica. Era stato condannato nel 2015 per l’uccisione di due coloni israeliani.
In numerosi scontri in tutta la Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, le forze israeliane hanno ferito un totale di 187 palestinesi, tra cui 89 minori [segue dettaglio]. La maggior parte delle lesioni (120) sono state riportate nel corso di due episodi in cui le forze israeliane, a seguito del lancio di pietre da parte di palestinesi, hanno sparato bombolette di gas lacrimogeno in un quartiere della zona H2 (a controllo israeliano) di Hebron. Altri 58 palestinesi, tra cui un bambino di sei anni colpito alla testa da una bombola di gas lacrimogeno, sono rimasti feriti in vari scontri nella città di Al ‘Eizariya (Gerusalemme); alcuni degli scontri sono scoppiati durante le proteste a sostegno dei prigionieri palestinesi. A Gerusalemme Est, le forze israeliane hanno fatto irruzione in una moschea nel quartiere di Al ‘Isawiya e si sono scontrate con i fedeli; nonostante un’intesa raggiunta all’inizio di settembre tra la polizia israeliana ed i leader della comunità, la situazione nel quartiere è rimasta tesa. Inoltre, cinque palestinesi sono rimasti feriti nella manifestazione settimanale a Kafr Qaddum (Qalqiliya) e a Kafr Malik (Ramallah), nel corso di una protesta a sostegno dei prigionieri [palestinesi].
Il 7 settembre, un ragazzo palestinese di 15 anni ha accoltellato e ferito due israeliani nel villaggio di ‘Azzun (Qalqiliya). A quanto riferito, i due, padre e figlio 17enne, erano entrati nel villaggio per un appuntamento dal dentista. [A seguito dell’aggressione] le forze israeliane hanno chiuso il cancello che controlla l’accesso principale al villaggio ed hanno avviato un’operazione di ricerca dell’assalitore che, più tardi, si è consegnato alle forze di sicurezza palestinesi; il cancello è stato poi riaperto il giorno seguente.
In tutta la Cisgiordania, le forze israeliane hanno compiuto un totale di 128 operazioni di ricerca-arresto, arrestando 90 palestinesi. La maggior parte delle operazioni è stata effettuata nei governatorati di Gerusalemme (35 operazioni, di cui almeno 13 nel quartiere di Al ‘Isawiya di Gerusalemme Est) e di Ramallah (29 operazioni).
Nel mezzo dei preparativi per la raccolta delle olive, coloni israeliani hanno effettuato otto attacchi che hanno provocato due feriti e danni a proprietà palestinesi. In tre episodi separati, coloni che si ritiene provenienti dall’insediamento di Yitzhar e dagli avamposti circostanti, hanno compiuto incursioni nei vicini villaggi di Madama, ‘Einabus e ‘Asira al Qibliya (Nablus): hanno tagliato circa 100 ulivi, scagliato pietre contro case, vandalizzato veicoli e si sono scontrati con i residenti. Le forze israeliane, intervenute durante gli scontri scoppiati nel villaggio di Madama, hanno sparato bombolette di gas lacrimogeno: una di esse ha colpito un ragazzo palestinese in faccia. Finora quest’anno, oltre 4.870 ulivi sono stati vandalizzati da assalitori che si ritiene siano coloni. In un altro incidente, coloni israeliani hanno assaltato fisicamente una famiglia palestinese che stava facendo un pasto all’aperto vicino al villaggio di Jibya (Ramallah), ferendo il padre. Coloni, a quanto riferito, provenienti dall’ex insediamento di Homesh (Nablus), evacuato nel 2005, hanno aperto il fuoco verso venditori palestinesi vicino al villaggio di Burqa; non sono state segnalate vittime. In altri quattro episodi, coloni hanno lanciato pietre, danneggiando case e automobili palestinesi nella zona H2 della città di Hebron, nel villaggio di Beitin e vicino agli insediamenti colonici di Beit El (Ramallah) e Ariel (Salfit).
A motivo della mancanza di permessi rilasciati da Israele, un totale di 23 strutture di proprietà palestinese sono state demolite in Area C ed in Gerusalemme Est, sfollando 29 persone [segue dettaglio]. La maggior parte degli sfollamenti sono stati causati dalla demolizione di quattro ricoveri abitativi; i ricoveri erano stati forniti come assistenza umanitaria a Umm Fagarah, una comunità situata nel sud di Hebron, in un’area designata [da Israele] come “zona per esercitazioni a fuoco” dedicata all’addestramento dei militari [israeliani]. A Khirbet ‘Atuf (Tubas), una comunità situata in un’area designata [da Israele] come riserva naturale, le autorità israeliane hanno demolito cinque cisterne d’acqua che erano state donate alla Comunità come aiuto umanitario: oltre 250 residenti subiscono ripercussioni per la demolizione che ha anche causato il danneggiamento di oltre 470 alberi. A Gerusalemme Est, otto strutture, tra cui due edifici in costruzione, sono state demolite in un’area vicina alla Barriera. Le forze israeliane hanno anche sequestrato materiali per il ripristino di strutture abitative, forniti come assistenza alla comunità di As Safeer (Hebron), situata nell’area chiusa dietro la Barriera.
Secondo fonti israeliane, in tre occasioni, palestinesi hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani che percorrevano strade nella zona di Betlemme, causando danni a un numero imprecisato di automobili. Palestinesi hanno anche lanciato una bottiglia incendiaria contro l’insediamento colonico israeliano di Ofra (Ramallah), senza causare vittime o danni.
Ultimi sviluppi (successivi al periodo di riferimento)
Il 18 settembre, al checkpoint di Qalandiya, che controlla l’accesso a Gerusalemme Est dal nord, le forze israeliane hanno sparato, uccidendo una donna che, a quanto riferito, aveva tentato una aggressione con un coltello.