Gli Stati Uniti rifiutano il visto d’ingresso ad Hanan Ashrawi, importante dirigente palestinese.

Ashrawi, che in passato ha incontrato presidenti ed importanti funzionari americani, dichiara che non le è stata data nessuna spiegazione. Il Dipartimento di Stato afferma che il rifiuto non si basa soltanto sulle posizioni politiche del richiedente se queste sono conformi alla “legge degli Stati Uniti”.

di Amir Tibon, Jack Khourye Reuters (Washington)

Haaretz, 13 Maggio 2019

WASHINGTON – La dott. Hanan Ashrawi, membro del Comitato Esecutivo dell’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) e figura di spicco nelle relazioni pubbliche palestinesi, ha annunciato lunedì sera che la sua richiesta di visto d’ingresso negli Stati Uniti è stata respinta.

“È ufficiale, la mia richiesta è stata respinta, senza nessuna spiegazione,” ha scritto all’inizio di una serie di tweet, fornendo una lista di motivi all’origine del rifiuto che la stessa ha segnalato a Haaretz.

Scegliete uno qualsiasi dei seguenti motivi possibili: 

  1. Ho superato i 70 anni e sono nonna; sono stata un’attivista per la Palestina fin dagli anni ‘60; sono sempre stata una fervente sostenitrice della resistenza non-violenta;
  2. Ho sempre combattuto per i diritti umani e contro la corruzione; sono principalmente una accademica, anche se sono stata eletta nel PLC (Consiglio Legislativo della Palestina), nel PNC (Consiglio Nazionale della Palestina), e nel Comitato Esecutivo dell’OLP; ho studiato per il dottorato negli Stati Uniti; fino da allora, sono stata una regolare frequentatrice degli Stati Uniti;
  3. Ho incontrato (e perfino negoziato) con tutti i Segretari di Stato da Schulz in poi, e con tutti i presidenti ad iniziare con H.W. Bush (esclusa l’attuale amministrazione); ho criticato questa amministrazione e i suoi sottoposti; credo nella libertà di parola; sono sempre stata specchiatamente onesta;
  4. Disprezzo l’ipocrisia, la misoginia, il fondamentalismo assolutista, il populismo, il razzismo di qualsiasi specie, l’esclusivismo, l’arroganza, l’asservimento, le politiche di potere, il militarismo, qualsiasi forma di crudeltà, qualunque atteggiamento di presunzione ed arroganza;
  5. Non tollero soprattutto l’occupazione israeliana in tutte le sue manifestazioni di sistematica oppressione, espropriazione e divieti; non ho rispetto né per gli esecutori di queste condizioni disumane né per i loro sostenitori;
  6. Ho un enorme senso di amore e di protezione per i Palestinesi ovunque si trovino e mi sento sempre commossa dalla loro capacità di resistenza e tenacia malgrado tante sofferenze; inoltre mi identifico e solidarizzo con tutti coloro che subiscono ingiustizie di ogni genere;
  7. In quanto responsabile di tutto quanto sopra descritto, l’attuale amministrazione ha deciso che io non merito di metter piede negli Stati Uniti. Spero soltanto che qualcuno possa spiegare tutto ciò ai miei nipoti e al resto della mia famiglia negli USA.

La dott. Ashrawi, 70 anni, salì alla ribalta internazionale alla Conferenza di Madrid del 1991, quale portavoce della Delegazione Palestinese.

Si è scontrata pubblicamente domenica scorsa con Jason Greenblatt, inviato per il Medio Oriente del Presidente Trump, scrivendo in un tweet che Greenblatt è un “autonominato difensore/apologeta d’Israele.”

In febbraio, Greenblatt aveva dichiarato su Twitter che Ashrawi “era sempre la benvenuta” per un incontro alla Casa Bianca. Il mese seguente, dopo che Ashrawi aveva condannato l’incursione militare israeliana su Gaza e su Hamas, Greenblatt le rispose con un tweet: “Smetti di far del male ai Palestinesi con i tuoi errori di valutazione.”

Il mese scorso il governo americano ha negato l’ingresso negli Stati Uniti al co-fondatore del movimento BDS (Boicottaggio/Disinvestimenti/Sanzioni) Omar Barghouti.

Un portavoce del Dipartimento di Stato americano ha dichiarato ad Haaretz: “i visti d’ingresso negli USA sono considerati materia riservata secondo la legge americana; perciò non possiamo discutere i dettagli di ciascun caso individuale.” Inoltre la legge americana “non autorizza il rifiuto dei visti basandosi soltanto su dichiarazioni od opinioni politiche dei richiedenti, se queste sono legali negli Stati Uniti.”

Secondo il Dipartimento di Stato americano, quando una persona richiede un visto, un funzionario del consolato esamina il caso e decide se il richiedente lo può ottenere basandosi sulla legge americana.

https://www.haaretz.com/us-news/u-s-rejects-top-palestinian-official-hanan-ashrawi-s-visa-request-1.7238219

Traduzione di Giuliana Bonosi

Lascia un commento