L’Alta Corte di Giustizia israeliana ha approvato un ordine draconiano che permetterà allo Stato di demolire con effetto immediato qualunque nuova costruzione nell’area C.

Mag 4, 2019 | Notizie

L’ordine interesserà gli edifici costruiti negli ultimi sei mesi.

Comunicato Stampa di Haqel, 1 maggio 2019.

Villaggio di Khan al-Ahmar, 4 luglio 29018. Issam Rimawi/Anadolu Agency/Getty Images

Villaggio di Khan al-Ahmar, 4 luglio 29018. Issam Rimawi/Anadolu Agency/Getty ImagesL’Alta Corte di Giustizia, nella sua decisione di ieri (30 aprile 2019) ha approvato l’Ordine sulle Demolizioni di Nuovi Fabbricati in Giudea e Samaria (Provvedimento Provvisorio N. 1797, 2018). Questo ordine, avviato e promosso dai partiti dell’estrema destra israeliana, permette a Israele di demolire praticamente qualunque nuovo edificio che verrà costruito nell’area C. La decisione della Corte è la risposta ad una petizione avanzata da Haqel in rappresentanza di sette capi di consiglio di villaggio e per conto dell’ONG israeliana Bimkom (Pianificatori per i Diritti di Pianificazione). La Corte ha risposto contemporaneamente alla petizione di Haqel e ad altre due petizioni avanzate contro lo stesso ordine.

“La decisione, emessa dai giudici Yitzhak Amit, David Mintz e Alex Stein, significa che da ora in poi l’Amministrazione Civile potrà demolire qualunque struttura costruita da Palestinesi o da organizzazioni internazionali senza permesso di costruzione (cioè quasi tutti gli edifici palestinesi nell’area C) nel giro di 96 ore o semplicemente affiggendo l’ordine sulla struttura destinata alla demolizione,” ha detto l’avvocato Quamar Mishirqi-Assad, condirettore di Haqel, commentando la decisione. “L’ordinanza rappresenta la pressoché totale soppressione del diritto alle procedure di audizione e di appello prima della demolizione di case, scuole, stalle, cisterne ed altre strutture in Cisgiordania. Questi diritti, che rientrano nell’ambito della legislazione interna della Giordania che vige tuttora in Cisgiordania, possono essere modificati solo se rappresentano un beneficio per la popolazione locale, come chiaramente stabilito dalla legge internazionale.”

Lo stato ha annunciato che nel primo anno dell’ordinanza intende attuare un programma “pilota” in cui l’ordine verrà eseguito immediatamente sulle strutture che lo stato ritiene “prive di possibile pianificazione” e sarà applicato su circa il 50% dell’area C. Queste zone “prive di pianificazione” comprendono l’Area di Tiro 918, riserve naturali, siti archeologici ed altro. I villaggi palestinesi di queste aree esistevano prima di queste destinazioni decise da Israele.

La nuova ordinanza cambia le attuali procedure per tutto ciò che riguarda le leggi di pianificazione, costruzione e controllo nell’area C, e viola gravemente e irreversibilmente i diritti fondamentali dei residenti palestinesi, contravvenendo alla legge internazionale sui doveri della potenza occupante, oltre che ai diritti umani dei Palestinesi che vivono in quest’area.

L’ordinanza estende ora alla Cisgiordania la legge israeliana, attuando de facto l’annessione della Cisgiordania a Israele. La Corte ha respinto le argomentazioni dei ricorrenti secondo i quali l’ordinanza è illegale e cambia sostanzialmente le leggi che sono state in vigore in Cisgiordania fin dall’inizio dell’occupazione.

La Corte ha respinto inoltre l’argomentazione dei ricorrenti secondo i quali, vista la mancanza di qualunque pianificazione per la popolazione palestinese e quindi la pratica impossibilità di costruire legalmente in area C, l’inevitabile risultato dell’ordinanza sarà una demolizione di massa di case, scuole e cisterne palestinesi che sono le strutture di base per la sopravvivenza della popolazione civile. A questo proposito, la Corte ha ritenuto che il reclamo dei ricorrenti per l’assenza sistematica di una pianificazione per la popolazione palestinese non possa rientrare nell’ambito di questa petizione, ma debba essere avanzato in una separata petizione da presentare all’Amministrazione Civile che è responsabile per la pianificazione in Cisgiordania.

La Corte ha respinto anche l’argomentazione dei ricorrenti secondo i quali l’ordinanza abolisce di fatto il diritto alle procedure di audizione e di appello prima della demolizione di strutture in Cisgiordania, così come il diritto dei residenti di richiedere la legalizzazione retroattiva delle strutture. La Corte ha respinto inoltre l’affermazione dei ricorrenti secondi i quali l’ordinanza ha una finalità politica, è stata avanzata e promossa da elementi di destra del governo israeliano e si applicherebbe prevalentemente a strutture palestinesi, malgrado il tentativo dello stato di presentarla come un’ordinanza neutrale da applicare sia alle strutture dei Palestinesi che a quelle dei coloni.

“Israele sta cercando in ogni modo di impedire lo sviluppo dei Palestinesi nell’area C, che rappresenta il 62% della Cisgiordania e che avrebbe dovuto essere solo temporaneamente sotto il controllo di Israele. Il 99% delle domande palestinesi di costruzione viene respinto e l’unica zona in cui le famiglie palestinesi possono costruire rappresenta solo lo 0,5% dell’area C,” ha detto Alon Cohen Lifshitz, architetto del gruppo israeliano per i diritti umani Bimkom (Pianificatori per i Diritti di Pianificazione). “Questa ordinanza cerca di aggirare la legge esistente e concede un potere illimitato all’Amministrazione Civile israeliana. Alcune dozzine di villaggi palestinesi hanno presentato dei piani che sono ancora in attesa di esame da parte dell’Amministrazione Civile. Gli unici piani promossi da Israele sono quelli che riguardano il trasferimento forzato di comunità beduine in aree urbane. L’obiettivo principale dell’ordinanza è quello di promuovere gli interessi politici e ideologici di Israele a mantenere il controllo di quanta più terra possibile in area C, ed è ben lontano dal rispettare il dovere dell’esercito di proteggere i diritti dei Palestinesi residenti in area C.”

Anche se l’ordinanza contravviene alle disposizioni delle leggi umanitarie e delle leggi sui diritti umani e rappresenta una pressoché illimitata autorizzazione a demolire le strutture dei Palestinesi residenti in area C, l’Alta Corte ha respinto la richiesta di abolire l’ordine ed ha invece approvato la sua applicazione con effetto immediato. Essendo questa una decisione dell’Alta Corte, non esiste possibilità di appello.

Per ulteriori informazioni:

Adv. Quamar Mishirqi-Assad, Co-Director, Haqel

quamarm@gmail.com,  +972 (0)50-828-3106

Alon Cohen Lifshitz, Architect,

Bimkom:Planners for Planning Rights

alon@bimkom.org  +972 (0)52-245-7581

Traduzione di Donato Cioli

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