13 novembre 2018: Una riflessione nel mio 88° compleanno.
Nota introduttiva. Ho partecipato questa sera ad un emozionante evento che si è svolto qui a Berlino a sostegno di tre attivisti, israeliani e palestinesi, che devono subire un processo per aver disturbato una riunione sionista in cui si negavano i crimini contro l’umanità compiuti da Israele. Due dei tre accusati sono Ebrei nati in Israele e il terzo è un Palestinese nato a Gaza; la famiglia di quest’ultimo era presente al nostro evento, compreso il padre che ha trascorso 18 anni in una prigione israeliana. È stata una serata stimolante, in cui si è discusso a fondo per individuare gli ostacoli che tuttora incontra in Germania chi sostiene i diritti dei Palestinesi, a causa del persistente senso di colpa tedesco nei confronti del passato nazista. Nel mio intervento, ho cercato di sostenere che l’unico modo per cancellare quel senso di colpa consiste nell’opporsi agli attuali crimini di stato di Israele, invece di diventarne complici col silenzio di fronte al male.
Voglio proporre qui dei versi che ho scritto oggi e che ho letto alla fine del mio intervento. Forse è un’auto-indulgenza vanitosa da parte mia, ma voglio farlo come un modo per ringraziare i tanti amici vicini e lontani che oggi mi hanno mandato i più commoventi auguri di compleanno. Questo mi ha fatto sentire che c’è una comunità in crescita fra tutti noi che sosteniamo la lotta palestinese, e che prima o poi riusciremo a far sì che i due popoli che ora abitano la Palestina possano finalmente vivere in pace e con uguale dignità. Siamo tutti convinti che la pace esisterà solo quando la struttura di apartheid dell’attuale stato israeliano sarà interamente smantellata e si affermerà e realizzerà uno spirito di vera uguaglianza tra Palestinesi ed Ebrei, non solo per chi vive oggi sotto occupazione, ma anche per i Palestinesi che sono ora confinati in più di 60 campi profughi, oltre che per i milioni di coloro che hanno subìto un lungo esilio involontario, nonché per la minoranza palestinese che vive in Israele.
Nel mio 88° compleanno: una riflessione
Aver quasi 90 anni
esser contento
in buona salute
ci si sente in colpa
in mezzo ad avvenimenti infernali
che suscitano immagini troppo oscure
per essere reali:
ragazzi di Gaza
colpiti a morte
un venerdì dopo l’altro
da vampiri armati;
l’assassinio di Khashoggi
crimine orrendo
ma solo un problema
per i duri uomini di potere.
Eventi così cupi
e così numerosi
che gettano ombre.
Sarà disperazione il nostro destino?
È davvero questo il nostro mondo?
Riusciremo almeno a sopravvivere?
La mia speranza: vivere
abbastanza a lungo per gridare
un ‘No’ senza fine
e che questo grido
sia la mia ultima parola
sia il mio testamento
di speranza per tutti gli esseri umani.
Richard Falk
Berlino, 13 novembre 2018