Rapporto OCHA 11-24 settembre 2018

Rapporto sulla Protezione dei Civili nei Territori Palestinesi occupati

per il periodo: 11 – 24 settembre 2014

La versione in italiano dei rapporti ONU OCHA è a cura dell’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli: https://sites.google.com/site/assopacerivoli/materiali/rapporti-onu/rapporti-settimanali-integrali

Nota per chi ha poco tempo: gli aspetti salienti di ciascuna notizia sono scritti in grassetto

 

Nella Striscia di Gaza, durante gli eventi legati alla “Grande Marcia del Ritorno”, nove palestinesi, tra cui tre minori, sono stati uccisi dalle forze israeliane e altri 829 sono rimasti feriti. Quattro delle vittime, tre uomini e un ragazzo, sono stati uccisi durante le manifestazioni che si sono svolte venerdì 14 e venerdì 21 settembre, vicino alla recinzione; manifestazioni che hanno visto un aumento significativo del numero complessivo di partecipanti. Le altre vittime palestinesi sono state registrate durante eventi aggiuntivi che hanno iniziato a tenersi con regolarità: manifestazioni notturne vicino alla recinzione (un uomo e un ragazzo uccisi); tentativi di rompere il blocco navale [israeliano] (un uomo ucciso); dimostrazioni vicino al valico pedonale di Erez con Israele (un uomo ucciso). Un altro ragazzo di 16 anni è morto per le ferite riportate durante una precedente manifestazione svolta all’inizio di agosto (non incluso nel totale). Secondo il Ministero della Salute di Gaza, delle 829 persone ferite durante il periodo di riferimento, 629 sono state ricoverate in ospedale; fra queste, 261 (41%) sono state colpite da armi da fuoco, mentre le rimanenti sono state curate sul campo. Tra i feriti, 97 erano minori, 59 dei quali colpiti da armi da fuoco, e 6 donne, di cui tre colpite da armi da fuoco.

Sempre durante le manifestazioni del 14 settembre, un soldato israeliano è rimasto ferito e una scuola dell’UNRWA è stata danneggiata. Secondo fonti israeliane, i palestinesi hanno lanciato una serie di bottiglie incendiarie e due granate contro le forze israeliane dispiegate lungo la recinzione, ferendo un soldato. In una zona ad est di Khan Younis, forze israeliane hanno sparato con cannone da carro: il proiettile ha colpito il muro di una scuola dell’UNRWA, danneggiando due aule; non sono stati segnalati feriti, ma le lezioni sono state sospese per un giorno.

Altri due palestinesi, tra cui un ragazzo di 16 anni, sono stati uccisi da un attacco aereo israeliano contro un gruppo di palestinesi che, di notte, si erano avvicinati alla recinzione di sicurezza. L’episodio è avvenuto il 17 settembre, a nord-est di Khan Younis.

Nelle Aree ad Accesso Riservato di terra e di mare al largo della costa di Gaza, le forze israeliane hanno aperto il fuoco in almeno 33 casi non collegati alle dimostrazioni. Non sono state segnalate vittime, ma il lavoro di agricoltori e pescatori è stato interrotto. In due casi distinti sono stati arrestati tre pescatori e un ragazzo che, secondo quanto riferito, stava tentando di infiltrarsi in Israele. Inoltre, in quattro occasioni, le forze israeliane sono entrate nella Striscia di Gaza e hanno effettuato operazioni di spianatura del terreno e di scavo vicino alla recinzione perimetrale.

In Cisgiordania, nel corso di due aggressioni con coltello di cui si è avuta notizia, sono rimasti uccisi un presunto aggressore palestinese e un colono israeliano. Il 16 settembre, presso il raccordo stradale di Gush Etzion (Hebron), un ragazzo palestinese di 17 anni ha accoltellato e ucciso un colono israeliano; successivamente il giovane è stato colpito con arma da fuoco e poi arrestato dalle forze israeliane. Nel secondo caso, il 18 settembre, a Gerusalemme Est, un palestinese di 26 anni è stato colpito a morte dalle forze israeliane dopo aver tentato, a quanto riferito, di pugnalare un israeliano con cui aveva avuto un alterco; in questa circostanza non sono stati segnalati israeliani feriti. Il corpo del presunto aggressore è stato trattenuto dalle autorità israeliane, insieme ai corpi di almeno altri 16 uccisi nei mesi precedenti, in circostanze simili. Dall’inizio del 2018, durante attacchi e presunti attacchi palestinesi, sono stati uccisi sette israeliani e sette aggressori e presunti aggressori palestinesi.

Sempre in Cisgiordania, in diversi episodi, sono stati feriti dalle forze israeliane 103 palestinesi, tra cui 56 minori. Quattordici dei ferimenti, tra cui quello di due minori, sono avvenuti a Ras Karkar (Ramallah) durante le manifestazioni contro la costruzione su proprietà privata palestinese di una nuova strada destinata ai coloni; durante le dimostrazioni settimanali contro l’espansione degli insediamenti e le restrizioni all’accesso a Kafr Qaddum (Qalqiliya), e contro la Barriera e l’espansione degli insediamenti a Bil’in (Ramallah). Nell’area controllata da Israele della città di Hebron, per la seconda settimana consecutiva, le forze israeliane hanno lanciato lacrimogeni nel cortile di una scuola, creando lesioni a 49 minori ed un insegnante. Secondo fonti israeliane, questo fatto è stato conseguente al lancio di pietre, provenienti dal complesso scolastico, contro le forze israeliane. In seguito all’ingresso di israeliani in siti religiosi della Cisgiordania, altri 19 palestinesi sono rimasti feriti in tre scontri con le forze israeliane.

Il 18 settembre, un palestinese di 24 anni è morto in custodia israeliana dopo essere stato presumibilmente picchiato durante l’arresto avvenuto nello stesso giorno in casa sua, nel villaggio di Beit Rima (Ramallah). Non sono ancora stati resi noti i risultati dell’autopsia effettuata dalle autorità israeliane. Nel complesso, in Cisgiordania, le forze israeliane hanno condotto 132 operazioni di ricerca, sei delle quali hanno provocato scontri e 15 dei 103 feriti indicati nel paragrafo precedente. Sono stati arrestati un totale di 128 palestinesi, tra cui 15 minori. Il governatorato di Hebron ha registrato il maggior numero di operazioni.

In Area C e Gerusalemme Est, a causa della mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito, o costretto i proprietari a demolire, dieci strutture. Cinque delle strutture prese di mira erano state costruite da attivisti in solidarietà con la comunità beduina di Khan al Ahmar-Abu al-Helu, a rischio di demolizioni di massa e trasferimento forzato (vedi sotto); quattro strutture, non residenziali, si trovavano nel villaggio di Rantis (Ramallah). A Gerusalemme Est, una famiglia palestinese è stata costretta ad autodemolire un ampliamento della propria casa, provocando lo sfollamento di quattro minori. Con le stesse motivazioni, sono stati emessi ordini di demolizione e di blocco-lavori per almeno altre otto strutture situate in tre comunità dell’Area C.

Il 23 settembre, le autorità israeliane hanno avvertito ufficialmente i residenti della comunità di Khan al Ahmar-Abu al-Helu (35 famiglie: 188 persone, metà minori) che dovranno autodemolire le loro case e altre strutture entro il 1° ottobre; in caso contrario lo faranno le autorità. L’avvertimento segue una sentenza definitiva dell’Alta Corte di Giustizia israeliana, del 5 settembre, che consente [alle autorità israeliane] di procedere alle demolizioni. La comunicazione informa inoltre i residenti che le autorità forniranno assistenza (compreso il trasporto verso un sito di trasferimento) a coloro che rispetteranno l’ordinanza. Nel frattempo, il 14 settembre, le autorità hanno bloccato la principale strada sterrata che porta alla Comunità, innescando scontri con attivisti, mentre il 21 settembre, hanno impedito che una clinica sanitaria mobile potesse accedere alla Comunità.

Nove attacchi da parte di coloni e di altri israeliani hanno provocato il ferimento di tre palestinesi e danni a proprietà palestinesi. Nella zona H2 della città di Hebron, coloni israeliani hanno aggredito con spray al peperoncino un ragazzo palestinese di 11 anni che giocava vicino alla propria casa. Nei pressi del villaggio di Jamma’in (Salfit), altri due palestinesi sono stati colpiti con pietre e feriti da coloni israeliani. Circa 200 ulivi, a quanto riferito, sono stati vandalizzati da coloni israeliani in tre diversi episodi accaduti in At Tuwani (Hebron) e Al Mania (Betlemme). In altri quattro separati episodi, a Khallet Sakariya (Betlemme) e Jalud (Nablus), coloni israeliani hanno vandalizzato veicoli palestinesi, tra cui imbrattamenti con scritte tipo: “questo è il prezzo [che dovete pagare]” e la foratura dei pneumatici di cinque veicoli. La violenza dei coloni è in aumento dall’inizio del 2018, con una media settimanale di cinque attacchi risultanti in ferimenti o danni a proprietà, rispetto ad una media di tre nel 2017 e di due nel 2016.

In Cisgiordania, vicino a Gerusalemme, Betlemme e Ramallah, secondo fonti israeliane, in almeno quattro occasioni, palestinesi hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani causando danni ad almeno quattro veicoli privati; a Gerusalemme, in uno di questi episodi, un colono israeliano è rimasto ferito.

In occasione delle festività ebraiche, tra il 24 settembre e il 2 ottobre, le autorità israeliane hanno annunciato l’interdizione del transito di persone attraverso il valico di Erez (tra Israele e la Striscia di Gaza). Il provvedimento avrà effetto per tutti i palestinesi possessori di permessi, con esclusione dei casi di emergenza.

Il valico di Rafah tra Gaza e l’Egitto, sotto controllo egiziano, ha aperto in entrambe le direzioni per nove giorni, e in una direzione (verso Gaza) solo per un giorno. Un totale di 1.946 persone sono state autorizzate a entrare a Gaza e altre 2.966 persone sono uscite.

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