BUON ANNO A ISACCO E ISMAELE
da Hagai El-Ad
Direttore esecutivo di B’Tselem
Alcune miglia a est di Gerusalemme, circa 180 ragazzi stanno studiando –per ora– in una scuola fatta con vecchi copertoni e fango. Un nuovo anno scolastico è appena cominciato a Khan al-Ahmar, ma, con la recente approvazione della Corte Suprema, Israele intende demolire nei prossimi giorni l’intero villaggio ed espellere gli abitanti.
Alcune miglia a sud di Gerusalemme, la famiglia Da’na si sta riprendendo da un incubo ormai familiare. Nel bel mezzo della notte, i soldati sono entrati di nuovo nella loro casa di Hebron, questa volta durante ‘Eid al-Adha [la festa del sacrificio]. Hanno arrestato il 17enne ‘Udai, dopo che un soldato aveva detto al padre del ragazzo: “Ci stiamo comportando bene. Altrimenti ti avremmo afferrato e ti avremmo portato via con la forza.”
Alcune miglia a nord di Gerusalemme, gli abitanti del villaggio di ‘Urif stanno cominciando un altro giorno sotto la violenza dell’occupazione: bande di coloni, sostenuti e aiutati dai soldati, li stanno attaccando, secondo una più generale strategia che mira a rafforzare il controllo israeliano e a impadronirsi di altra terra. Mentre si sbandiera la “certezza del diritto”, il diritto stesso serve a compiere violenze e poi a coprirle.
Intanto, alcune miglia ad ovest, noi viviamo in Israele, dettando legge sulla vita di milioni di sudditi palestinesi di Gaza e Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est. Ogni giorno decidiamo, sopra la loro testa e sotto i loro piedi, come devono vivere le loro vite.
Da più di mezzo secolo, fin dall’anno ebraico 5727 (1967), noi abbiamo avuto diritti e privilegi –loro, oppressioni ed espropri. Ora, all’inizio dell’anno 5779, questa situazione è più attuale che mai, con il vice-presidente della Knesset che parla di “diluizione della popolazione” di Gaza, mentre il ministro della giustizia e il ministro della difesa celebrano la ratifica di un altro abominio “legale”.
Con il vostro aiuto, noi continueremo, in questo nuovo anno ebraico e per tutto il tempo necessario, a denunciare i fatti, documentare la realtà e fissarla su video, per informare voi e il resto del mondo e fare la nostra parte in questa battaglia. Quando saremo tutti “capi” e non ci saranno più “code”, potremo festeggiare un anno di diritti.
Shanah Tovah [Buon Anno],
Hagai El-Ad
Direttore Esecutivo di B’Tselem
Traduzione di Donato Cioli