Comunicato stampa
8 settembre 2018
Dopo la sentenza della Corte Suprema israeliana che ha dato il via libera al piano dello stato che prevede la demolizione, nel giro di una settimana, della comunità di Khan al-Ahmar, il direttore di B’Tselem ha scritto una lettera urgente a Federica Mogherini, rappresentante dell’UE per la politica estera, avvertendola che Israele sta calpestando quei valori condivisi che sono alla base delle sue relazioni con l’UE.
Il direttore di B’Tselem, Hagai El-Ad, ha scritto ieri (8 settembre) a Federica Mogherini, Alta Rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, sollecitando l’Unione Europea ad agire con urgenza per prevenire la distruzione della comunità di Khan al-Ahmar, dopo che la Corte Suprema israeliana ha dato, all’inizio della settimana (5 settembre) il via libera al piano di demolizione. Secondo la sentenza, a partire dalla metà della prossima settimana, lo stato può demolire le strutture del villaggio, compresa una scuola frequentata da circa 180 bambini, una metà dei quali provengono da altre comunità.
Nella sua lettera, El-Ad cita una dichiarazione del 18 giugno della stessa Mogherini, in cui la rappresentante ammoniva Israele che la distruzione della comunità avrebbe avuto serie conseguenze. Secondo El-Ad, “siamo arrivati al momento in cui queste serie conseguenze devono essere precisate chiaramente, se l’UE vuol mantenere la credibilità delle proprie posizioni.”
Quanto alla sentenza della Corte Suprema, El-Ad nota che “nell’emettere una decisione che è al servizio dell’occupazione, i giudici hanno ignorato sia il contesto unilaterale delle norme di pianificazione (dove costruire “legalmente” è un’opzione riservata ai coloni e negata a persone internazionalmente protette), sia il più generale obiettivo israeliano che è quello di minimizzare la presenza palestinese in tutta l’area C, spostare le comunità locali ed espandere le colonie.”
L’UE naturalmente ha ampie possibilità di produrre un effetto concreto, mostrando a Israele che le sue inaccettabili violazioni dei diritti umani possono avere serie conseguenze e dicendogli esattamente cosa rischia di perdere”, ha scritto El-Ad. “Ogni giorno che passa senza che alcuno dei molti tangibili benefici goduti da Israele venga subordinato alla condizione di cessare ogni violazione dei diritti umani di milioni di Palestinesi e di porre fine all’occupazione, manda un chiaro messaggio ai governanti e al pubblico israeliano: che l’UE accetta l’attuale situazione e anzi in realtà si adopera per sostenerla e aggravarla.”
“La distruzione di un’intera comunità palestinese è la più chiara tra le recenti dimostrazioni dello sfacciato disprezzo di Israele per i presunti valori condivisi che dovrebbero stare alla base dei suoi rapporti con l’UE”, dice El-Al e aggiunge infine: “Siamo a meno di una settimana dalla possibile distruzione di un intero villaggio palestinese. Le conseguenze di ciò potrebbero segnare la fine di tutte le comunità palestinesi della Cisgiordania. Se non si agisce ora, quando?”
I residenti di Khan al-Ahmar appartengono alla tribù beduina Jahalin. Negli anni ’50 furono scacciati dalla zona di Tel Arad nel Negev (che fa parte di Israele) e stabilirono la loro nuova dimora in Cisgiordania, in un’area dove però fu poi fondata la colonia di Kfar Adumim. Furono nuovamente scacciati e si stabilirono nell’attuale sito, circa due chilometri a sud della colonia. La comunità conta 32 famiglie e un totale di 173 residenti, 92 dei quali sono minori. Oltre alle case, la comunità ha una moschea e una scuola che serve circa 180 bambini, metà dei quali provenienti da comunità palestinesi vicine.
Sono anni che Israele ha cercato di allontanare la comunità per vari motivi, tra cui l’espansione delle colonie vicine, l’annessione de facto della zona –senza i residenti palestinesi– e il tentativo di dividere in due la Cisgiordania. Espellere la comunità (o costringere gli abitanti ad andarsene creando condizioni di invivibilità) viola il divieto di trasferimenti forzati stabilito dalla legge umanitaria internazionale. Questa violazione costituisce un crimine di guerra. La responsabilità personale per aver commesso questo crimine sarà da addebitare non solo ai decisori politici (compreso il primo ministro, il ministro responsabile, il capo di stato maggiore e il capo dell’Amministrazione Civile) ma anche tutti a coloro che hanno spianato la strada giuridica che ha portato al crimine.
Traduzione di Donato Cioli