29 luglio 2018
La scarcerazione di un’attivista palestinese di 17 anni che era stata incarcerata dall’esercito israeliano per aver spintonato, schiaffeggiato e preso a calci due soldati armati di tutto punto e dotati di attrezzatura protettiva, è una buona notizia, ma ci ricorda anche le continue violazioni dei diritti umani commesse da Israele nei confronti di minori palestinesi, ha dichiarato Amnesty International.
Ahed Tamimi è stata rilasciata oggi, 21 giorni prima della scadenza della sua condanna a otto mesi di detenzione in seguito alla ingiusta sentenza del tribunale militare di Ofer nella Cisgiordania occupata.
“Questo è un grande sollievo per i familiari di Ahed, ma la loro gioia sarà temperata dall’ingiustizia della sua condanna e dalla triste consapevolezza che molti altri minori palestinesi soffrono ancora nelle carceri israeliane, malgrado che molti di loro non abbiano commesso alcun vero reato,” ha detto Saleh Higazi, capo dell’ufficio di Amnesty International a Gerusalemme.
“Il rilascio di Ahed Tamimi non deve far dimenticare l’ormai consueta e continua pratica discriminatoria dell’esercito israeliano di imprigionare minori palestinesi. L’ingiusta carcerazione di Ahed ci ricorda che l’occupazione israeliana si serve arbitrariamente dei tribunali militari per punire coloro che si oppongono all’occupazione e all’espansione delle colonie, senza alcun riguardo alla loro età.”
“Centinaia di minori palestinesi continuano ad affrontare le dure condizioni e gli abusi del sistema carcerario israeliano che non si cura dei principi e degli standard della giustizia minorile nel trattamento dei prigionieri,” ha detto Saleh Higazi.
Ahed Tamimi è stata condannata per istigazione, assalto aggravato e intralcio a soldati israeliani, a seguito di un video ampiamente diffuso su Facebook che la mostrava mentre spintonava, schiaffeggiava e prendeva a calci due soldati israeliani nel suo villaggio di Nabi Saleh il 15 dicembre 2017.
Era stata arrestata il 19 dicembre 2017 dopo che sua madre Nariman Tamimi, anche lei una nota attivista, aveva pubblicato online il suo scontro con i soldati israeliani. Anche Nariman Tamimi è stata rilasciata oggi, dopo una condanna a otto mesi di reclusione per simili accuse.
Il padre di Ahed, Bassam Tamimi, ha dichiarato ad Amnesty International che, malgrado la gioia della famiglia per il ritorno a casa di Ahed e Nariman, lui rimane preoccupato per suo figlio Wa’ed che è stato arrestato in maggio. Il giovane 22enne è detenuto nel carcere militare di Ofer per accuse che riguardano il suo attivismo contro l’occupazione.
“Mio figlio è ancora nel carcere israeliano da quando è iniziato il procedimento giudiziario contro di lui, tanto per ricordarci che l’occupazione israeliana cerca sempre di punirci perché la nostra stessa esistenza contraddice l’esistenza dell’occupazione. Perciò faccio appello ai membri della comunità internazionale perché rispettino le loro responsabilità nei confronti del nostro popolo e prendano iniziative concrete per porre fine a questa perpetua ingiustizia,” dice Bassam Tamimi.
“Questo è un giorno di sollievo, che speriamo possa sbocciare in vera felicità nel momento in cui questa brutale occupazione militare sarà allontanata dalle nostre vite.”
Il video ripreso da Nariman Tamimi mostra che i soldati, che stavano sulla soglia del cortile recintato della famiglia ed erano armati con fucili d’assalto, non ebbero problemi a respingere con facilità gli schiaffi e i calci di Ahed.
“Ahed Tamimi è stata rilasciata, ma solo dopo aver scontato un’ingiusta condanna basata sulla ridicola premessa che essa avrebbe rappresentato una minaccia per dei soldati armati e dotati di protezioni di sicurezza,” dice Saleh Higazi.
“La verità è che l’hanno imprigionata nel palese tentativo, fatto dalle autorità israeliane, di intimidire chiunque osi sfidare la continua e brutale repressione da parte delle forze di occupazione.”
L’esercito israeliano processa ogni anno centinaia di minori palestinesi nei tribunali militari, spesso dopo averli arrestati durante incursioni notturne e averli sistematicamente sottoposti a maltrattamenti come bendaggi, minacce, duri interrogatori senza la presenza di avvocati o di familiari, isolamento carcerario e in qualche caso anche violenze fisiche.
I tribunali militari processano i Palestinesi per violazione di ordini militari che spesso penalizzano attività nonviolente come esprimere pacificamente le proprie idee politiche oppure organizzare e partecipare a proteste che non abbiano avuto previa approvazione dal comandante militare israeliano.
Ci sono attualmente circa 350 minori palestinesi nelle prigioni e nei centri di detenzione israeliani, secondo le organizzazioni locali per i diritti umani.
“Diamo il benvenuto alla tanto attesa liberazione di Ahed, ma a questa deve far seguito la liberazione degli altri minori che sono illegalmente imprigionati dai tribunali militari israeliani,” dice Saleh Higazi.
Informazioni generali
Ahed Tamimi si è scontrata con i soldati durante una dimostrazione nel piccolo villaggio di Nabi Saleh contro la decisione del presidente Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele.
L’incidente ha avuto luogo nello stesso giorno in cui uno dei cugini di Ahed, il 15enne Mohammad Tamimi, aveva subito gravi ferite per esser stato ferito alla testa da un proiettile di gomma sparato a distanza ravvicinata da un soldato israeliano.
Nabi Saleh, che si trova a nord-ovest di Ramallah nella Cisgiordania occupata è stato regolarmente teatro, fin dal 2009, di proteste del venerdì contro l’occupazione militare israeliana, il furto delle sue terre e la perdita delle sorgenti idriche della comunità.
L’esercito israeliano usa sistematicamente un abuso di forza contro dimostranti e spettatori e in molti casi ha deliberatamente danneggiato le proprietà private. Dal 2009, tre residenti di Nabi Saleh sono stati uccisi dai soldati israeliani, mentre altri hanno subito ferite a causa di armi da fuoco, pallottole rivestite di gomma e gas lacrimogeni.
Traduzione di Donato Cioli