L’UNESCO riconosce Hebron e la Tomba dei Patriarchi come luoghi del patrimonio culturale palestinese

Barak Ravid – 7 luglio 2017, Haaretz.

Pubblicato su Zeitun, 9 luglio 2017.

Israele e gli USA hanno intrapreso intensi tentativi diplomatici per bloccare la risoluzione palestinese; i ministri israeliani accusano l’UNESCO di negare la storia e di essere antisemita.

Venerdì l’UNESCO ha votato per il riconoscimento della Città Vecchia di Hebron e della Tomba dei Patriarchi [la moschea di Ibrahim per i palestinesi, ndt.] come siti del patrimonio culturale palestinese.

Nonostante intensi tentativi diplomatici intrapresi nelle scorse settimane, Israele e gli Stati Uniti non sono riusciti a riunire l’appoggio di un numero sufficiente di Stati membri per bocciare l’iniziativa.

Dodici Stati della commissione per il patrimonio culturale dell’umanità hanno votato a favore della risoluzione e tre hanno votato contro.

La risoluzione, proposta dai palestinesi, include due punti importanti. Il primo afferma che la Città Vecchia di Hebron e la Tomba dei Patriarchi sono luoghi del patrimonio culturale palestinese e verranno registrati come tali nell’elenco del patrimonio culturale dell’umanità dell’UNESCO. Il secondo asserisce che i due siti devono essere riconosciuti come luoghi in pericolo, il che significa che ogni anno la commissione per il patrimonio culturale dell’umanità dell’UNESCO si riunirà per discutere del loro caso.

Naftali Bennet, ministro dell’Educazione israeliano e presidente del comitato nazionale dell’UNESCO, ha condannato la decisione, affermando che il legame ebraico con Hebron risale a migliaia di anni fa e non verrà reciso.

“E’ spiacevole ed imbarazzante vedere l’UNESCO negare ogni volta la storia e distorcere la realtà per mettersi al servizio di quelli che cercano di spazzare via lo Stato ebraico dalla mappa geografica,” ha affermato. “Israele non intende rinnovare la cooperazione con l’UNESCO finché continuerà a servire come mezzo per attacchi politici invece di essere un organismo tecnico.”

Il ministro della Difesa Avigdor Lieberman ha definito l’UNESCO una “organizzazione politicamente schierata, ignobile e antisemita, le cui decisioni sono scandalose.”

“Nessuna decisione di questo organismo irrilevante comprometterà il nostro diritto storico sulla “Tomba dei Patriarchi” o il nostro diritto sul Paese. Spero che con l’aiuto del nostro grande amico, gli Stati Uniti, questa organizzazione non venga più finanziata.”

“Questa decisione dimostra ancora una volta che l’Autorità Nazionale Palestinese non cerca la pace ma intende piuttosto incitare contro Israele e calunniarlo,” ha aggiunto.

Un portavoce dei coloni di Hebron ha definito la decisione “ridicola”, “antisemita” e “tipica  del branco di ignoranti dell’UNESCO consumati dall’odio.”

I palestinesi hanno acclamato il voto dell’UNESCO, con il ministro degli Esteri palestinese che l’ha definito “l’unica decisione logica e corretta.”

“Hebron è una città che si trova nel cuore dello Stato di Palestina e ospita un sito inestimabile per il patrimonio culturale dell’umanità e sacro per miliardi di persone delle tre religioni monoteiste in tutto il mondo. La Città Vecchia di Hebron e il luogo sacro è minacciato a causa delle azioni irresponsabili, illegali e altamente dannose di Israele,la potenza occupante, che mantiene in città un regime di separazione e discriminazione in base all’etnia e alla religione.

“Lo Stato di Palestina continuerà a difendere e a celebrare molti importanti siti storici della Palestina come parte del patrimonio culturale dell’umanità, e resisterà ad ogni tentativo di mantenere la Palestina o la sua storia in ostaggio dei progetti e delle azioni di intolleranza ed esclusione.”

Per essere approvata la risoluzione aveva bisogno dell’appoggio di due terzi dei membri della commissione con diritto di voto. La decisione è stata presa con voto segreto dopo che tre Stati lo hanno chiesto durante l’incontro di venerdì.

Israele e gli Stati uniti hanno fatto pressioni su parecchi membri della commissione per il patrimonio culturale dell’umanità e sulla segreteria dell’UNESCO perché il voto fosse segreto, cosa che avrebbe consentito a un maggior numero di Paesi, compreso uno Stato arabo, di votare contro la risoluzione o astenersi dal voto senza pagare un prezzo politico per questo.

Durante l’incontro di venerdì sulla questione è scoppiato uno scontro verbale molto acceso tra l’ambasciatore israeliano all’UNESCO Carmel Shama Hacohen e i delegati palestinese e libanese. La discussione è avvenuta quando Shama Hacohen ha appreso che il voto sarebbe stato solo parzialmente segreto, nel senso che mentre agli Stati non sarebbe stato chiesto di rivelare la propria scelta, il voto non si sarebbe svolto dietro un paravento.

Shama Hacohen ha accusato il delegato polacco che presiedeva l’incontro di aver violato l’impegno riguardo alla segretezza del voto. Ad un certo momento il delegato libanese ha chiesto che Shama Hacohen fosse espulso dall’incontro dagli addetti alla sicurezza.

Alla fine il voto parzialmente segreto è andato avanti come previsto, in quanto i 21 delegati hanno inserito il loro voto in un’urna al centro della sala dell’incontro.

Venerdì un importante diplomatico israeliano ha detto che il delegato polacco che presiedeva l’incontro non ha rispettato la sua promessa di garantire un voto segreto. Ha aggiunto che la mancanza di segretezza e la presenza di telecamere hanno impedito a molti Stati, compreso un Paese arabo, di votare contro la risoluzione.

(traduzione di Amedeo Rossi)

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